RENZO FRANCABANDERA | Di domenica pomeriggio in giro per teatri a Milano sud, zona Piazzale Lodi. Due spettacoli diversi: l’Oscar, nel circuito Tieffe Filodrammatici propone Paolo Rossi e la Baby Gang e il PiM Spazioscenico, punto vivace di riscontro per le nuove generazioni e la nuova estetica, una performance di danza di Roberto Castello and friends.

Mi aggiro, m’avvoto e m’arrivoto, arrivo in ritardo, ma arrivo. “Dai, fallo entrare, fallo entrare che ha appena iniziato!” Teatro Oscar Via Lattanzio alle 17 di ieri, l’Oscar che prolunga fino al 25 ottobre lo spettacolo della Baby Gang con Paolo Rossi special guest, “D’ora in poi, come sarebbe se fosse diverso?”, scritto e diretto da Carolina De La Calle Casanova, ed ispirato alla drammaturgia dello spagnolo Juan Ramòn del Valle – Inclàn. La pièce gira da un po’ ed ha avuto riconoscimenti nell’ambito del concorso Nuove Sensibilità, organizzato dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli.

Rossi doveva andare in giro con Mistero Buffo, ma pare ci siano problemi, e lui stesso non li nasconde, visto che parte con un prologo allo spettacolo che è del tenore: “Mi hanno diffidato dall’andare in scena, mi fanno un decreto ingiuntivo dicendo che dovrei 400.000 euro a qualcuno, pari a tot bottiglie di ottimo gin, a tot grammi di cocaina…”

Insomma la butta sul ridere, anche se non tutti saranno stati contenti della probabile cancellazione da parte di Rossi dello spettacolo di cui Fo avrebbe dovuto fare la regia, e già annunciato in molti cartelloni di teatri importanti. Vedremo come finirà.

Quella dello spettacolo con la Baby Gang, invece, è una vicenda energica, intriga di più quando non cerca di far ridere e quando favorisce la coralità invece di abbozzarsi attorno al personaggio che Rossi interpreta, un filosofo patafisico, cieco che guarda, ultimo eroe poeta di una società in cambiamento intorno all’asse del profitto e degli interessi, Max Estrella. Un funerale tradizionale ad aprire lo spettacolo ed uno formato disco-dance a chiuderlo, in mezzo una performance guerrigliesca, che la Baby Gang ha pubblicizzato dappertutto in città con scritte, spray, tazebao, fin dentro il teatro. Insomma un po’ di perduto situazionismo, che in una città stretta nei cappottini eleganti non guasta assolutamente. E anche la filosofia del Maestro Stella avvince, apre gli occhi, per dirla giocando sporco sulla cecità, che proprio per questo non è casuale.

Lo spettacolo? L’impianto è buono, il sostrato da teatro d’improvvisazione anche, la drammaturgia funziona abbastanza (ma può migliorare), ha un buon ritmo (ma può migliorare), e diverte di più quando non pretende di divertire, quando non ammicca all’attualità per far capire ciò che purtroppo la cronaca rende già palese, e quando si concentra sul movimento e sul sentimento asciutto. Bella la scena, fatta di pochi ma efficaci elementi, come il banco frigo che diventa prigione e tribuna politica. A volte affiorano acerbità recitative, ma nel complesso lo spettacolo e soprattutto l’esperimento del capocomico con il gruppo giovane meritano un chip per vedere che altro combinano.

Finisco alle 19, giro un altro po’, entro in un supermercato aperto, compro qualche kiwi e una piantina di basilico, pizza e via al PiM Spazio Scenico dove è di scena “Stanze” della compagnia Aldes di Roberto Castello, interpretato da lui stesso e da Caterina Basso, Alessandra Moretti, Stefano Questorio, Barbara Toma.

“Se frame deve essere, che frame sia!” verrebbe da dire guardando da spettatori divertiti a questa serie di piccole pose isteriche dell’oggi esibito. Bill Viola aveva proposto nella sua recente personale al Palazzo delle Esposizioni a Roma una serie di quadri, di ritratti di persone, che in realtà erano video ad alta definizione. E che a ben guardare si muovevano lentissimamente.

Ecco, immaginate che un guastatore entri nel vostro (il mio non c’è ancora e chissà se ci sarà mai) filmino matrimoniale mandato in slow motion, e inizi a spostare il velo alla sposa, la cravatta allo sposo. Così, mentre i due sul palco mimano la pioggia di riso, il riso degli spettatori prende la via del coniugale disadattato in cui i due pian pianino, attraverso sapienti spostamenti del loro abbigliamento da parte del guastatore, si incamminano.

E poi intermezzi di danza, semplicemente per passare dal filmino del matrimonio all’album di foto delle vacanze al mare, magari con due stupidine che si contendono il bulletto di turno. Con tutti che si imitano. Le foto con le corna, quelle in cui si regge la torre di Pisa o si tiene fra le mani il sole al tramonto. Insomma il peggio del luogo comune da album di facebook che diventa (ante facierum libris litteram, non lo si dimentichi) spunto per un reportage sull’imitazione, la mimesi sociale adattata a mimesi teatrale e del movimento.

Ancora un intervallo, che sa davvero di intervallo Rai, ma con effetto di distorsione fuzz crunch metal, in cui una tarantella latina viene ballata sulle note di un brano la cui traccia viene riprodotta, facendola però saltare aritmicamente in modo sincopato. Ancora una liberazione dai movimenti costretti ed ecco gli ultimi due quadri: il primo prende spunto dai movimenti da fumetto (stile serie supereroi Anni 70, in cui i cazzotti con i manigoldi venivano commentati con le scritte Swam, Fiiiii, Glump, Zac!). Le tre performer recitano questi monosillabi assumendo le pose tipiche dei rispettivi movimenti nei cartoon. Solo che ad un tratto iniziano a mettere assieme monosillabi che formano parole. E le parole frasi. Di senso compiuto. Non sveliamo l’arcano segreto di cui lasciano depositari gli spettatori.

Il secondo, che è poi l’ultima stanza, con due, un lui e una lei, che nella ricerca della posizione d’amore più comoda, trasformano la ricerca in un’esilarante gag ad libitum sul “famolo strano”. Ad libitum, dopo che gli altri tre prendono gli applausi. Ad libitum, fin quando l’ultimo spettatore non è uscito di sala. Tutto godibilissimo davvero, intelligente, smarcante della fantasia. Il fumetto mi continua nella mente anche dopo l’uscita, e tutto mi sembra Zac! Fiu! Sbam. Entro in macchina (clac), chiudo la porta (sbam), accendo la radio (click) ed una musichetta da lontano sempre più si avvicina: na-na-na-na -na-na na-na-na-na na-na-na-na na-na Bat-man!