GAT - peiteANTONELLA POLI | Si tratta di una prima per Emanuel Gat al Théâtre de la Ville, un appuntamento importante di fronte al pubblico esigente del teatro parigino, tempio della danza contemporanea.
In programma Brilliant Corners, balletto creato nel 2011 per il Festival di Montpellier.
Quest’opera esplora le possibilità di comunicazione fra gli individui, il desiderio allo stesso tempo di unirsi e di separarsi per riconquistare la propria libertà: i danzatori dall’inizio alla fine si scambiano sguardi ammiccanti, si avvicinano e si allontanano senza fratture e ciascuno con la propria gestualità. Anche i duo, ove il sentimento d’unione si manifesta in tutta la sua forza, diventano occasione di separazione dopo alcune sequenze eseguite all’unisono dai protagonisti.
Il linguaggio coreografico é molto ricco, lo stile fluido. Vanno apprezzati per la ricchezza di tutti i dettagli lessicali impiegati.
Il coreografo inventa per i nove danzatori in scena movimenti singolari, ciascuno danza la propria coreografia e questa ricchezza fa comprendere tutta la profondità del lavoro coreografico valorizzata dalla fluidità dei gesti che permette di creare quadri successivi omogenei.
Come lo stesso Emanuel Gat afferma, l’attitudine che bisogna avere di fronte a Brilliant Corner per cercare di comprenderla si sintetizza nell’interrogativo «why does it look the way it does?» piuttosto che in « what will it look like » o «how do I want it to look?».
La differenza di livello evidenziata tra questi due differenti approcci ci mette di fronte a tutta la complessità di questo balletto che ci emoziona anche per la sua semplicità.
L’accompagnamento musicale é firmato dallo stesso coreografo, una composizione astratta di suoni che guida i danzatori senza divenire l’elemento ritmico predominante. Tralaltro ricordiamo che Brilliant Corners é il titolo di una composizione di Thelonius Monk del 1957, anche se le due opere musicali non hanno alcun punto in comune salvo la metodologia adottata dai due artisti nel processo di creazione : il musicista s’interroga sull’effetto del mélange dei suoni e il coreografo sull’amalgama dei movimenti necessaria a creare una composizione omogenea ed equilibrata.
Questa prima parigina é stata senz’altra un successo per Emanuel Gat ma un dubbio sussiste : il tono di quest’opera rimane lo stesso per tutta la sua durata come anche il suo significato, non ci sono evoluzioni. Quindi non potrebbe tutto ció annoiare il pubblico ? Il dibattito resta aperto anche se inevitabilmente va riconosciuto il buon livello di ricerca coreografica.

Ecco un video per i lettori di PAC
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=hLYes-EdlO4]

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