Un Fantastico Viaggio locandinaVINCENZO SARDELLI | Evaporare dal virtuale e materializzarsi nello spazio-tempo. Uscire dalle pagine fresche, profumate di cellulosa di un libro e rinascere, carne, trucco e costumi da parata, nella realtà tangibile. Bella l’idea dei Nomadi di Parole: i personaggi di un romanzo diventano persone e riempiono di coreografie, con inventiva picaresca, la compassata, tradizionale, presentazione dei libri. Come domenica 23 giugno, allo Spazio Scatola Magica del Piccolo Teatro Strehler. Presentazione di Io che amo solo te, di Luca Bianchini. Prima domenica d’estate, temperature e pubblico su di giri. Già l’occasione era tutt’altro che formale. Il Piccolo ospitava la consueta rassegna di cinema gaylesbico Mix Milano, con tanto di costumi variopinti, coloratissimi drink e immancabile distribuzione di preservativi. Che ti veniva voglia di aprirli, gonfiarli d’acqua e gavettonare il primo che ci provava (a distribuirteli). Tanto per essere controcorrente.

Noi tutti abbiamo idea dell’uscita di un libro come qualcosa di rituale. L’autore, con il patrocinio della casa editrice, lo presenta in biblioteca, in libreria, in un club. Davanti a un pubblico di amici, familiari, appassionati. In questa o in quella città. Possibilmente con l’introduzione di un accademico o di un giornalista. Con quel codazzo di domande facete, colte, stupide, che regalano anche all’ultimo degli avventori quel minuto di celebrità. Lo Smartphone scatta.

«No, no, il dibattito no» piagnucolava Nanni Moretti. E allora giù con intermezzi musicali, slide in Powerpoint, aperitivi con tanto di brindisi. E montagne di copie da vendere. Senza scontrino ma con lo scontino. E strizzata d’occhio dell’autore. E come-ti-chiami, e che-bel-nome. E tanto di dedica personale. Stereotipata. Sennonché ti chiami Evaristo, o Genoveffa, arrossisci pure stavolta, ma almeno puoi dire che quella dedica è proprio per te. E stretta di mano e il piacere è tutto mio! E tanti saluti alla sorella. E alla prossima, anzi: al prossimo. E li ho letti tutti, ma il primo resta il più bello.

E adesso, tadà, nuova idea. Finisce la presentazione, inizia la rappresentazione. I personaggi escono dal libro e arrivano a far baldoria, gigioneggiando e maramaldeggiando. Come dopo Io che amo solo te di Luca Bianchini, appena uscito per Mondadori. Lasciamo perdere la sardonica e insulsa presentazione curata da Radio Dj, con il povero Moni Ovadia, chiamato a fare da sparring partner, che provava invano a dire qualcosa d’intelligente nella stupidità dilagante.

Il libro di Bianchini racconta un fastoso matrimonio guastato dalla tramontana celebrato a Polignano, paesino del barese noto per le candide case a strapiombo sull’Adriatico, e soprattutto perché ci è nato Domenico Modugno. Ed ecco i Nomadi di Parole, nei panni della sposa, della sorella, del testimone, del Re delle patate (che in tale contesto ci sta alla grande).
Bravi e allegri gli attori, capaci di trasformare il Piccolo in uno stralunato banchetto nuziale. Su tutti il proteiforme Simone Gerace e l’ammaliante Giulia Telli, scuola Quelli di Grock, nell’occasione accompagnati da Yuri Casagrande Conti, Suzette Pirozzi, Claudia Marsicano e Gianluigi Guarino. Fantasmagorica armata Brancaleone.

Normalmente a curare la parte “intellettuale” della performance sono Christian Mascheroni, scrittore e autore televisivo, volto noto del programma Ti racconto un libro in onda su Iris (digitale terrestre) e Alice Cimini, da più di dieci anni dietro le quinte del mondo della comunicazione e dell’organizzazione di eventi culturali. Sapranno far meglio degli irriverenti conduttori di Radio Dj, capaci di scavalcare a destra mamma Tv con gli scontatissimi cenni alle sputtanate nozze di Valeria Marini? C’è da giurarci. Non tanto perché fare peggio è pressoché impossibile. Ma perché amici di cui ci fidiamo assicurano che sono proprio bravi. Gli crediamo sulla parola. Fino a prova contraria.

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(Info: Facebook:https://www.facebook.com/NOMADIdiPAROLE?fref=ts)

Sempre Nomadi…
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L’amore è una cosa meravigliosa…
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