Cluj_1ANDREA CIOMMIENTO | Di sera in sera gli attori e le attrici del Teatro Nazionale di Cluj (Romania) interpretano diligentemente i loro personaggi all’interno di una macchina che macina decine di spettacoli al mese grazie a una schiera di tecnici capaci di far sparire intere scenografie in due ore e mezza senza battere ciglio. Al comando piramidale dell’intera struttura il regista di ogni produzione designato temporaneamente alla direzione del gruppo stabile in questo agire per punti meccanici.

Partiamo dall’Italia insieme allo staff della Fondazione Pontedera Teatro per il debutto romeno del Giardino dei Ciliegi (Livada de Visini) diretto da Roberto Bacci. Il regista ha già lavorato con alcuni attori di Cluj nel suo precedente Amleto e in questo ritorno allestisce l’opera cecoviana portandone in scena tredici tra nuovi e vecchi collaboratori.

La trama in sé si esaurirebbe in cinque minuti ma Cechov ripiega l’opera in una ragnatela di relazioni che nel lavoro allestito fioriscono dinamicamente. Nel primo atto imposta la partita, chi è chi, e quale ruolo interpreta. Prima di esaurire le informazioni passano cinquanta minuti. Dal secondo atto osserviamo il grande incontro con la paura, la natura, il mondo che arriva (la Russia), la presenza dei viandanti, la musica e i violini che si spezzano per un suono morente e non materiale fino alla perdita del giardino.

Cluj_2L’idea generale dell’allestimento è lo spazio vuoto, una specie di deserto dei ciliegi in cui gli attori sono armati di valigie, segni materiali dell’arrivo e della partenza. La definizione di casa è legata strettamente alle relazioni tra i personaggi e non tanto a una costruzione dal punto di vista scenografico, riducendo l’intera scena a un luogo di passaggio con un ponte che attraversa la platea e che rappresenta il viale.

Dal punto di vista della direzione teatrale i ciliegi sono gli spettatori e il teatro è l’armadio della famiglia che nell’opera ricordiamo essere l’omaggio di Gaev. L’armadio centenario detiene tutte le storie e i ricordi, una iperbole propria del personaggio di Gaev che nasconde la verità e che scomparirà insieme al giardino e alla memoria della famiglia stessa. I ciliegi sono il passaggio transgenerazionale, il proseguimento del proprio destino inseguito da Lopachin per la costruzione di un futuro malgrado la distruzione del presente. Risaltano poi Charlotte e le sue magie decise a deformare la realtà in una particolare forma di realizzazione dell’esistenza attraverso l’inganno e Liujba con un’affettività stretta alla prostituzione emotiva e sentimentale in fuga dalla consapevolezza di sé.

Qui il giardino non è fermo ma vive la mutazione del suo tempo. Si fa segno di una conversione generale dell’essere umano nella storia, un discorso sociale di classi che si succedono l’una all’altra, un passaggio sulla proprietà e sull’identità di chi è padrone o fantasma della sua epoca.

Il nostro videoreport racconta le ultime ore prima del debutto con immagini del backstage, dello spettacolo e l’intervista a Roberto Bacci:

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