Cristiana Morganti @ Claudia Kempf
Cristiana Morganti @ Claudia Kempf

MATTEO BRIGHENTI | Pina Bausch è il gesto di fumare una sigaretta e passi brevi, raccolti, veloci. Il Maestro è un ricordo scritto nel corpo, uno sguardo addosso, fisico e concreto, anche quando i suoi occhi non vedono più la luce del palcoscenico o di un sorriso. E pensiero in continuo movimento spaziotemporale è Cristiana Morganti che in Jessica and Me si afferma tra memoria, radici ed eredità di vent’anni di Tanztheater Wuppertal, dove tutt’oggi lavora, e lo fa con la sua lingua madre in scena, la danza, che ha la forza tranquilla di mostrare le scelte di una vita. Ora osservandosi da fuori e ora vivendo nel momento, sempre infrangendo il confine tra autobiografia e spettacolo. Una ‘confessione danzata’ gioiosa e commovente.
Il solo, infatti, presentato al Funaro di Pistoia, che lo produce, è scandito da un’intervista della Morganti a se stessa attraverso la sua voce registrata su alcune cassette per mangianastri (un gioco che faceva da piccola, mi rivelò in occasione dell’anteprima ad aprile). Sono domande che non chiedono niente e non fanno nemmeno finire le risposte, sono buttate lì soltanto per ascoltare come suonano nel sorprendere l’intervistata. È una critica dura, seppur ironica, ai tanti che non sanno di cosa parlano o scrivono, ma è soprattutto la chiara dimostrazione che l’artista parla con la sua opera, il resto è una parentesi di attese imbarazzate. A teatro la domanda vera la pone il pubblico con il silenzio, che Cristiana Morganti riempie con tutto quello che avrebbe voluto dire e finora non ha detto o che ha detto e ancora non è stato ascoltato. Si muove in ogni direzione, non resta mai sullo stesso punto, i capelli riccissimi sobbalzano morbidi in testa come fosse sott’acqua, là dove gli astronauti ricreano l’assenza di gravità dello spazio. Il palcoscenico vuoto è la scenografia in cui danza e recitazione si tengono insieme, confluendo in un’arte unica, accesa da un disegno luci intimo, accogliente: la difficoltà è leggerezza.
Anche se, con il passare del tempo, niente è come prima. Il dolore è lo stesso, ma il risultato no, e allora nell’alfabeto dei movimenti, prima di arrivare al Tanztheater Wuppertal, Jessica and Me trova parole per gli inizi di Cristiana bambina su consiglio del pediatra, per il reggiseno a sei ganci per contenere un seno che andava contro progetti e speranze, per il diploma in danza classica all’Accademia Nazionale di Danza di Roma nel 1986 e l’addio all’Italia l’anno dopo. Ci sono le vite che ha vissuto e quelle che dovevano essere inevitabili, e non lo sono state, grazie al suo talento e a Pina Bausch che cercava “esseri umani che sono danzatori, non danzatori e basta, persone che vogliono far parlare tutto il corpo”.

Foto di Claudia Kempf
Foto di Claudia Kempf

Il corpo della Morganti danza la sua storia: ha una gamba più lunga dell’altra, si è rotta tutto, dai piedi in su, dove era più gracile e dove era più forte. Un campo di battaglia in cui rimettere insieme, con dolcezza e sgomento, ricordi, pensieri e azione, per trovare nuove risposte, nuovi modi di stare in scena e al mondo. Jessica and Me inizia con la sua figura che nasce e viene alla luce avanzando in diagonale, mentre la sua voce registrata commenta “no, la camminata densa di significato no!”, ma a metà esibizione l’ironia si fa beffa con un paio di grandi scarpe rosse: i suoi passi stanno più volte dentro il numero del Maestro, sono frazioni di un tutto irraggiungibile. Riconoscere la fatica della propria, originale identità è già accettarla e allora se le toglie, perché quei tacchi non servono più a trovare una posizione nel mondo, l’altezza è stare con i piedi per terra, nell’attimo in cui tutto può cambiare, mutare, evolversi.
Arrivano le chiamate del direttore di scena del Tanztheater Wuppertal. Trenta minuti, quindici minuti, cinque minuti. La sfacciataggine, l’ostinazione, la timidezza, le ombre e il divertimento sono l’antefatto, il presupposto. Dopo aver percorso Jessica and Me, proprio per averlo percorso, Cristiana Morganti è pronta ad andare in scena nello spettacolo più importante: il futuro. Da Maestro, ora, di se stessa.

Il Funaro – Pistoia presenta
Jessica and Me
creazione, direzione, coreografia e interpretazione Cristiana Morganti; collaborazione artistica Gloria Paris; disegno luci Laurent P. Berger; video Connie Prantera; consulenza musicale Kenji Takagi; editing musica Bernd Kirchhoefer; direttore tecnico Jacopo Pantani; suono Simone Mancini; Produzione il Funaro – Pistoia; in coproduzione con Fondazione I Teatri – Reggio Emilia. Visto giovedì 11 dicembre.