RENZO FRANCABANDERA | Un’identità di mezzo, quasi a cercare completamento l’una nell’altra. Cadute e risalite, vette ed abissi, slanci e frenate, rapporto a due, amicizie, amori. A questo si assiste nell’ora di danza con cui la coreografa Virginie Brunelle affronta il suo Complexe des genres, spettacolo che ha inaugurato nel 2011 la stagione del Teatro La Chapelle di Parigi, e portato in scena a Milano al Teatro dell’Elfo in apertura dell’edizione numero 29 di MilanOltre.
La storica rassegna di danza milanese con le sue aperture internazionali e l’attenzione costante alla realtà nazionale, dal 21 settembre al 7 ottobre, ha in questa edizione come spinta propulsiva l’energia femminile, con un focus dedicato alla danza dal Québec, che vede protagoniste Marie Chouinard e Virginie Brunelle. Ma anche Radhouane El Meddeb, Maya M. Carroll.

Ne seguirà poi uno sull’Italia, con una personale dedicata a Michele Di Stefano, Leone d’Argento 2014 alla Biennale di Venezia, ma che si allargherà ad altri grandi interpreti della scena contemporanea, come Enzo Cosimi, Simona Bucci, Fattoria Vittadini e agli emergenti Under35.

L’apertura è per una tre giorni 21-23 settembre in cui l’Elfo Puccini ospita nella Sala Shakespeare il FOCUS QUÉBEC _ Virginie Brunelle e il bel Complexe des genres, con sei interpreti (Isabelle Arcand, Claudine Hébert, Sophie Breton, Dominic Caron, Simon-Xavier Lefebvre, Peter Trosztmer) che su musiche di autori classici come Mozart, Schubert, Chopin e Beethoven, ma anche più contemporanei come Richter, Glass e Broderick.

Siamo di fronte ad una sostanziale modernità di movimento ma che guarda e cita i classici del teatro-danza, con gesti che appaiono omaggi alla Bausch, ed una narrazione per scene che alterna assoli, duetti, piccoli passi composti da sottogruppi: dinamiche di relazione per sottoinsiemi, grazie a partizioni sceniche operate semplicemente grazie al disegno luci di Alexandre Pilon-Guay, corrispondenti a partizioni immaginarie dell’esistenza, con l’abilità della Brunelle di far apparire e scomparire elementi di scena come un pittore di inizio Seicento capace di far emergere dal buio e poi riscomparire, in un rapporto di permeabilità con il backstage fatto di rumori, suoni, piccoli gridolini che paiono interagire e fare da sfondo emotivo.

Ecco che l’incontro/scontro tra il maschile e il femminile in uno slancio in grado di superare il tema del genere per farsi dichiarazione universale, che si traduce in una coreografia fisica, ironica ma anche erotica e di grande naturalezza che affronta, anche con qualche passaggio commovente, la questione dell’identità attraverso le relazioni.

Seguirà stasera Foutrement, creazione del 2010 della Brunelle, affidata a tre interpreti (Isabelle Arcand, Claudine Hébert, Simon-Xavier Lefebvre), anche qui in un mélange musicale classico-contemporaneo che vuole esplorare il tema dell’infedeltà dell’essere umano in balia delle tentazioni e degli istinti.

La cifra della Brunelle appare proprio quella di tessere in una stessa trama verità e poesia, disincanto e bestemmia, senza che nessuna di queste parole venga proferita, restando al limite, in bilico acrobatico con la sensibilità dello spettatore, che di colpo si sente catapultato in scena con le sue sovrastrutture da età adulta ma anche e soprattutto con i suoi infantilismi e le scorie di quel tempo dell’illusione che è quello su cui costruiamo la vita da piccoli. E non è un caso se loro sul palco e il pubblico in sala a fine spettacolo vengono chiamati ad un fitto lancio di aeroplanini di carta, che paiono quasi fuochi d’artificio.

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