lei.max-900x600RENZO FRANCABANDERA | È un primo significativo approdo di maturità poetica quello cui arriva Lara Guidetti con LEI, spettacolo andato di recente in scena al Teatro della Contraddizione di Milano, un hub sempre più interessante per le arti sceniche nel capoluogo. Lo spettacolo è un ragionamento al femminile sulla parte più intima dell’indole della donna, una sorta di dichiarazione di pluralità delle identità che in una singola persona possono albergare, frutto dell’esperienza individuale ma anche del DNA, del tramandato.

Sulla felice e come sempre misurata colonna sonora di Marcello Gori (che contribuisce anche alla creazione in senso ampio), la Guidetti struttura un assolo le cui caratteristiche muovono di pari passo con lo svolgersi di una drammaturgia non scritta, ma leggibile, che incorpora, tra l’altro, gli elementi fondanti di una poetica individuale che la Guidetti in questi anni ha costruito attraverso i suoi diversi spettacoli. Tornando più indietro al primo incontro personale con questo immaginario, a Boh! (2009), già in quell’occasione erano presenti i temi dell’involucro, nello spogliarsi delle diverse personalità e pure dell’identità femminile. Questi temi sono, per così dire, quasi le ossessioni ricorrenti e anche in questa nuova creazione non mancano, ma anzi, si amplificano, confrontandosi con la tradizione e il lessico famigliare.

La danzatrice emerge come da una natura morta di Ferroni, un niente con un materasso sullo sfondo, poggiato sul pavimento mentre una serie di batuffoli di lana disposti in piccola montagna accoglie gli spettatori all’ingresso, in avanti sul lato sinistro della scena. Nient’altro. Una soffusa luce calda. Il graduale processo di liberazione dall’involucro, altro tema declinato in diverse creazioni della Guidetti ed ecco questa donna contemporanea uscire dal piccolo mondo antico che l’ha generata e confrontarsi con il suo tempo. Lei, e tutte le lei che si possono immaginare, o che possono immaginarsi in questo ideale scorrere della femminilità, dall’identità bambina, alla disillusione adulta, fino alla maturità consapevole del tratto ereditario, il confronto con l’ancestrale, i fili da riannodare, e forse la lana di una pecora nera, o l’ancestrale senso di colpa che in ognuno di noi alberga, chissà.

Queste non sono immagini metaforiche di una scrittura descrittiva aulica al servizio della lettura, ma chiari rimandi che lo spettacolo in qualche modo favorisce, pur senza esplicitarli nettamente. Questioni che da foglio di sala apprendiamo originarsi anche in testi antropologici e filosofici, in particolare “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estes e “Natura uomo donna” di Alan W. Watts, sviluppandosi, appunto, nella direzione di una ricerca familiare per ricollegare questa “lei” ad altre “lei”, passato, presente e forse anche un’idea di futuro che sempre si può leggere guardando indietro nella Storia.

Belle sono anche le luci. Ancora qualcosa deve compiersi nell’esito finale, la creazione ha ancora margini di perfettibilità. Forse gli inserti vocali gli audio maschili potrebbero perdere in  didascalia ortoepica per incontrare prima l’umanità fallibile della danzatrice, una parte finale da sviluppare concettualmente, ma in realtà gli elementi sono tutti sul tavolo e suonano di bella consistenza: femminilità e identità, disvelamento e intimità, sensualità ed ironia, luoghi comuni e confronto intelligente. È un bel risultato, che può crescere ancora, nell’unico modo che il teatro conosce, ovvero con le repliche: da favorire.

Compagnia Sanpapiè

LEI

uno spettacolo di Marcello Gori e Lara Guidetti

coreografia e interpretazione di Lara Guidetti

musica e testi di Marcello Gori

Produzione Sanpapié