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MARIELLA DEMICHELE | Ha aperto, con il concerto/installazione Songlines di Luigi Cinque, la rassegna “Il giardino ritrovato. Arte, musica e spettacoli a Piazza Venezia”, concepita come fondamentale momento di riqualificazione di questo Palazzo e del suo giardino, al fine di restituire al pubblico non solo “un edificio, un grande istituto museale” – così Edith Gabrielli, Direttore del Polo Museale Laziale – ma anche per “offrire ai romani e ai turisti un programma culturale all’altezza delle sue tradizioni e del futuro della città”. Tra i momenti più significativi del programma il ciclo di conferenze intitolato Conversazioni d’arte, a cura del Prof. Marco Ruffini dell’Università La Sapienza di Roma; attraverso il qualificato intervento di studiosi di fama internazionale, a partire dal 6 luglio il pubblico potrà rivivere momenti cruciali della storia artistica romana, dal tardo Medioevo al Barocco in un avvincente percorso di formazione che, alla fine di ogni appuntamento prevede anche visite guidate del Palazzo condotte da Sonia Martone, Direttore del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, attraverso “luoghi o intere zone in precedenza poco noti, se non addirittura inediti”.

Ampio e articolato il programma della rassegna; tuttavia, durante la conferenza stampa, tenutasi lo scorso mercoledì, 15 giugno, nel suggestivo giardino di palazzo Venezia – da aprile finalmente sottratto al triste destino di parcheggio ministeriale – le autorità intervenute si sono soffermate più sul contenitore che sul contenuto. I già menzionati Direttori Gabrielli e Martone, insieme al Ministro dei beni e delle attività culturali, Dario Franceschini, hanno infatti posto l’accento soprattutto sugli obiettivi del Polo Museale del Lazio, organismo creato nel 2015 per la gestione di quarantatré musei, aree archeologiche e istituti di Roma e del Lazio. Una riforma finalizzata ad un miglioramento gestionale, sia economico che delle risorse umane, ma anche alla realizzazione di una politica museale di respiro regionale. Il piano di rilancio di Palazzo Venezia e dei singoli istituti che ospita – oltre al Museo Nazionale, da ricordare la preziosa Biblioteca di Archeologia e di Storia dell’Arte -, la cura del suo giardino che, anche grazie alla riapertura dell’ingresso quattrocentesco di Piazza San Marco e di quello settecentesco di via degli Astalli, dischiude ai cittadini e ai turisti un angolo di meraviglia e di pace, in un’area della città congestionata dal traffico e dal rumore, sono punti fondamentali di questo progetto al quale la Legge 190 del 23 dicembre 2014 ha già consentito di destinare un finanziamento di cinque milioni e quattrocentomila euro per il triennio 2016-2018.

Un processo di valorizzazione che assume particolare significato se si pensa che, a fronte dei circa sei milioni di visitatori del Colosseo, a poche centinaia di metri di distanza, Palazzo Venezia, nonostante la sua bellezza e l’importanza delle collezioni che conserva, ne ha solo cinquantamila. Edificato nel 1455 per volontà del cardinale di Venezia Pietro Barbo, divenuto successivamente papa con il nome di Paolo II, il Palazzo ha attraversato numerose fasi della storia italiana, ma nell’immaginario comune rimane inscindibilmente legato all’uso che Mussolini ne ha fatto, trasformandolo in quartiere generale del regime a partire dal 1929. Questa una delle cause principali dell’oblio in cui è caduto negli ultimi decenni e al quale si può e si deve porre rimedio superando la damnatio memoriae attraverso un intervento museologico capace di integrare criticamente tutte queste fasi “all’interno di un quadro narrativo in grado di tenere uniti il piano della tutela – ha ribadito la Gabrielli – e quello della divulgazione”. Allo stesso tempo, non può esserci tutela del passato senza attenzione al presente e, nello specifico, alla produzione culturale contemporanea.

Il Giardino allora, a partire da oggi, si apre: la “bella addormentata” – come si legge nel comunicato stampa – esce dal suo sonno per diventare “luogo di apertura, d’incontro e d’interazione per le arti. Tutte le arti”. Uno scrigno segreto che accoglierà circa trecento spettatori attorno ad artisti attentamente selezionati per la qualità del loro lavoro e della loro ricerca.

Tra gli appuntamenti da ricordare in questo ultimo scorcio di giugno, i ritmi swing e jazz del Fabrizio Bosso Quartet il 25, e l’atteso ritorno della Compagnia della Fortezza di Armando Punzo, il 28, che presenterà al pubblico romano la poesia di Santo Genet “in una versione site specific […] dove un teatro totale darà forma visibile alla bellezza, alla libertà interiore, ovvero a quella Santità che l’artista indaga da anni, in filigrana, nella sua riflessione artistica”.

Di particolare importanza ci sembra la volontà di collaborare con realtà consolidate del panorama artistico romano come il festival Short Theatre, diretto da Fabrizio Arcuri che, arrivato alla sua undicesima edizione, si terrà dal 7 al 18 settembre. Quest’anno la serata inaugurale si terrà a Palazzo Venezia con il concerto-spettacolo LUŞ di Ermanna Montanari, Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato, con la regia di Marco Martinelli – tra le pagine più belle della storia del teatro italiano degli ultimi decenni.

Programma completo e informazioni su orari e biglietti al sito  www.giardinoritrovato.it