ELENA SCOLARI | Numeri numeri numeri! 27 trailer di 20 minuti per altrettanti spettacoli e compagnie lombarde in 2 giorni per un totale di 540 minuti. 9 ore di teatro. E’ uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare… PAC ha assistito a questa maratona teatrale che farebbe invidia a Chicco Mentana.

Che cos’è Next? E’ un progetto di Regione Lombardia con la collaborazione della salvifica Fondazione Cariplo che consente a un numero definito di compagnie professionali selezionate da una commissione di presentare agli operatori del settore (nella moda si direbbe “i buyer”) un promo di 20 minuti degli spettacoli che debutteranno nella stagione. Queste compagnie otterranno poi un finanziamento.

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L’edizione 2016 di Next Laboratorio delle idee è la prima dopo la riforma operata dalla regione, tale riforma ha ridimensionato sensibilmente l’entità dei contributi e ha inopinatamente espunto dalla vetrina il settore del teatro ragazzi, che fino al 2015 presentava le produzioni per pubblico giovane insieme alle compagnie “adulte”, scelta che aveva finalmente dato una dignità paritaria alla categoria, offrendo la possibilità di mostrarsi anche ad operatori solitamente non troppo attenti agli spettacoli per i piccoli, con qualche gradita sorpresa. Con questa nuova formula gli spettacoli per ragazzi nell’ambito di Next saranno solo 5, selezionati unicamente su carta e visibili, nella loro forma definitiva e completa, al festival Segnali organizzato dal Teatro del Buratto e da Elsinor e che si terrà a maggio 2017. Ci pare un’anomalia e un passo indietro per un settore che invece offre proposte di qualità, spesso con maggior cura dello spettatore di quanto non avvenga nel teatro tout court.

Detto questo diamo un sintetico diario di bordo di quanto visto nelle due giornate presso i teatri Franco Parenti e Elfo Puccini, una trasvolata sulla prosa e la danza che vedremo nei prossimi mesi in Lombardia.
Per completezza segnaliamo che ci siamo presi qualche breve pausa d’aria nella visione, pertanto non ce ne vogliano i non citati.
La danza occupa circa il 25% delle produzioni presentate: Teatro delle Moire con Mash mostra una bozza ancora acerba e piuttosto banale di due giovani donne di nazionalità diverse che si incontrano influenzandosi a vicenda; Claps con TRE | 14 (tre | qUattordici) invece porta un’idea già più compiuta e che fa trasparire una regia e una visione d’insieme decisamente più organiche e armoniose; Csc Anymore propone L’arcobaleno di Bianca, elegante lavoro sui colori con un bell’utilizzo di oggetti trasformabili; di Artedanzae20 abbiamo visto Vicolo dello specchio, un confuso esperimento un po’ performance, un po’ teatro, un po’ danza, poco intelligibile, una galleria di personaggi di cui non si intravede il costrutto; Teatro Grande di Brescia presenta Plutone, il promo è consistito in tre danzatrici che girano in tondo per tutti i 20 minuti, variando il diametro della circonferenza. Ora, qui ci permettiamo di affermare che, con tutto l’amore per il concettuale, non ne possiamo più di spettacoli che non si capiscono, di intellettualismi incomprensibili ai più e di titoli pieni di trattini, numeri, parentesi, hashtag, maiuscole e minuscole distribuite a pioggia. eC/chE-cA(Spi)#ta 4.0

Nel campo della prosa ci limitiamo a dare conto di quanto ci ha più colpito, nel bene e nel male. Considerando sempre l’impressione parziale che si può avere da un breve trailer di lavori a volte già vicini al debutto a volte ancora in incubazione.
Corrado D’Elia per l’omonima compagnia si prova con Moby Dick, abbiamo visto una semplice lettura con note a margine dell’interprete ma possiamo dire di aver intravisto una gamma di sfumature già interessanti e di sicura sintonia con un testo assai complesso. MTM Manifatture Teatrali Milanesi (ex Teatro Litta + Quelli di Grock) presenta Il più bel giorno della mia vita, purtroppo, ad oggi, ci è parso uno spettacolo superficiale, di stile cabarettistico non nella sua più alta espressione, ammiccante e facilone. Eccentrici Dadarò sperimenta la messinscena di un testo particolare di Eric Assous, una scelta non scontata e la cui qualità sembra essere in un’intrinseca inconcludenza ben recitata (con Rossella Rapisarda e Antonio Rosti).

Tra i classici ben diretti e senza sorprese citiamo Il misantropo di Elsinor, bel cast che promette una realizzazione solida e pulita (Stefano Braschi, Monica Conti, Roberto Trifirò gli interpreti principali) e le tanto amate Liasons dangereuses di Choderlos de Laclos che vive nell’allestimento del CTB di Brescia, in cui Elena Bucci/Marchesa di Merteuil vibra di giusta e sprezzante perfidia pur nella staticità epistolare.
Ci ha convinto l’Erodiàs di Testori nell’allestimento di Teatro i con la sempre bravissima Federica Fracassi, barbuta, ne vediamo solo la testa, tenuta in grembo da un manichino in abito settecentesco privo di capo. Una soluzione bella e con un ironico impatto drammatico. (Regia di Renzo Martinelli).

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Tra i classici non convincenti invece sta il Giulio Cesare di Teatro degli Incamminati per la regia di Alberto Oliva, impegno visibile ma gran gusto per il grand guignol privo di raffinatezza e sfumature.

Ricordiamo poi alcuni spettacoli da testi originali, interessanti per vari aspetti: Un alt(r)o Everest di Atir Teatro Ringhiera, un’appassionante storia di montagna di Mattia Fabbris e Jacopo Bicocchi, interpreti sicuri e che raccontano con ritmo e montaggio molto curato un’amicizia profonda e sventurata. Bedda Maki comprodotto da La bilancia/Teatro Martinitt, finalmente una commedia ben scritta e tradizionale nel senso professionale del termine, che affronta con una schiettezza encomiabile la falsa modernità di tante mode insulse che si scontra con il tema delle radici, geografiche e anagrafiche, ingiustamente percepite come démodé.
Teatro OutOff si imbarca in un progetto che è potenzialmente molto interessante e prova di nuovo la volontà di una certa generazione (diciamo i 40enni per semplificare) di indagare gli anni di piombo in Italia, con L’editore di Nanni Balestrini si racconta il ritrovamento del corpo di Giangiacomo Feltrinelli e molto di quello che è accaduto intorno a questo fatto. C’è però bisogno di fare pulizia dei luoghi comuni e di suggerire una riflessione distaccata e che faccia tesoro dei decenni trascorsi da allora.
Collaborators di Teatro Filodrammatici affronta un testo di John Hodge, brillantemente tradotto e diretto da Bruno Fornasari. Mosca, fine anni ’30, allo scrittore Michail Bulgakov, perseguitato e sospettato dalla polizia russa, viene proposto di scrivere una commedia su Stalin, bel ritmo, buone battute. Rimandiamo alla versione completa per scoprire se venderà la sua arte. L’Eclisse di Joyce Carol Oates di Teatro dell’Elfo è un testo serio e ironico al contempo, sulla fragilità della decadenza senile, molto ben interpretato da Ida Marinelli e Elena Ghiaurov per la regia di Francesco Frongia, un argomento difficile affrontato con divertita serietà.
Chiudiamo col solito stupore fanciullesco che ci rapisce grazie  alle marionette operistiche dei Colla, quest’anno l’opera è il poco frequentato Giustino di Handel.

Il panorama lombardo è variato, non si intravedono line tematiche particolari, un’annata mista, forse segno di una contemporaneità complessa e del tentativo di misurarsi con argomenti differenti, per districarsi in un periodo che dobbiamo provare tutti a leggere cambiando tanti angoli di prospettiva.