MARIA DOLORES PESCE | Carlo Goldoni fu a suo tempo quello che anni fa sarebbe stato definito un “uomo di mondo”, legatissimo a Venezia ma aperto nello sguardo e nel suo percorso esistenziale ad orizzonti più vasti, un uomo “glocal” lo definiremmo oggi. Questa è l’ultima sua commedia prima della definitiva partenza per Parigi ove, ultima tappa nonostante le promesse del suo viaggio, morirà anni dopo.È, credo, una commedia in un certo senso eccentrica all’interno della sua opera omnia perché incista il suo sguardo solitamente sottile e geometrico sulla società e i suoi protagonisti, e per questo talora poco partecipato ed un po’ freddo, con una sorta di intimità autobiografica metaforicamente organizzata attraverso una riflessione sull’arte che l’aveva reso famoso, e quindi sull’arte in genere, e insieme inquadrando e radicando quella riflessione quasi enciclopedica (erano anni di illuminismo del resto) nel concreto di quel tempo sospeso tra decadenza e rinnovamento.

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Un testo in fondo semplice nella sua costruzione e nella quasi matematica organizzazione dei personaggi e dei loro tempi scenici, ma che, proprio per questo, è come fosse carico e caricato di un non detto che consente al metteur en scène una certa agibilità interpretativa e la possibilità di piegare la rappresentazione a significazioni rinnovate o almeno aggiornate.

Non a caso Luigi Squarzina nella sua regia pensò di esplicitare questo non detto integrando il testo con brani dei Mémoires biografici di Goldoni stesso, e non a caso l’autore veneziano, alternativamente dimenticato e rivalutato, è stato spesso oggetto di sperimentazione (ricordiamo Strehler e anche Fassbinder che mise in scena “La Bottega del caffè”) proprio negli anni del trionfo della regia.

Beppe Navello, sulla stessa linea ma con originalità, sceglie di mantenersi fedele al testo e attraverso questa fedeltà, a partire dall’uso di una lingua antica (esplicito al riguardo il cameo in voce di Eduardo De Filippo in apertura di spettacolo), riesce ad evidenziare uno spazio tra la dinamica della commedia e la percezione dello spettatore, uno spazio che mette così in primo piano le suggestioni che legano quel momento, storico, artistico e biografico, con la nostra contemporaneità.

Una epoca, la nostra, che vede come allora una Italia in difficoltà, incapace di pensarsi il futuro, chiusa in diatribe politiche ed invidie intellettuali, dimentica di sé e schiava dell’economia, in cui sempre più spesso i migliori e i più giovani per rigenerarsi non possono che partire. Cosi Anzoletto (Goldoni), in un finale che si fa quasi surreale, e Domenica (la sua commedia nuova) salpano per altri lidi sperando destini più fecondi.

Sceglie dunque una regia che privilegia il proscenio, alla quasi pervicace ricerca di un dialogo rinnovato con il pubblico, e che è sotto il segno dei drappi e delle stoffe in movimento quasi a rendere concreta la metafora limpidamente costruita da Goldoni.

Sotto la sua guida la giovane compagnia arriva così ad una sorta di brechtiana alienazione proprio accentuando l’immedesimazione anche linguistica con i personaggi. Sono Antonio Sarasso, Maria Alberta Novello, Alberto Onofrietti, Diego Casalis, Daria Pascal Attolini, Andrea Romero, Marcella Favilla, Matteo Romoli, Eleni Molos, Erika Urban, Alessandro Meringolo, Geneviève Rey-Penchenat e Giuseppe Nitti.

Le scene e i costumi, quasi una astrazione, sono di Luigi Perego, le musiche di Germano Mazzocchetti e le luci di Gigi Saccomandi. Una produzione Teatro Piemonte Europa in prima nazionale, tra le compagnie ospiti dello Stabile, al teatro Duse di Genova dal 15 al 19 febbraio. Una platea ed una galleria piene e incuriosite hanno dato il benvenuto con lunghi e calorosi applausi.

 

Produzione

Teatro Piemonte Europa
con il sostegno di Fondazione CRT

 

Regia

 

Interpreti

Antonio Sarasso
Maria Alberta Navello
Alberto Onofrietti
Diego Casalis
Daria Pascal Attolini
Andrea Romero
Marcella Favilla
Matteo Romoli
Eleni Molos
Erika Urban
Alessandro Meringolo
Geneviève Rey-Penchenat
Giuseppe Nitti

 

Contributi artistici

Scene e costumi

Luigi Perego

Musiche

Germano Mazzocchetti

Luci

Gigi Saccomandi