25396031_1526101367438633_7084615844862854336_n.jpgRENZO FRANCABANDERA | Se c’è un talento che Corrado d’Elia ha più spiccato degli altri nell’arte che lo vede da anni impegnato, ovvero il teatro, questo è senz’altro l’intuito empatico circa il rapporto con il pubblico.
Da sempre fautore di un onesto teatro dialogante, che fa dell’accessibilità un pilastro creativo, D’Elia negli anni trascorsi alla direzione di Teatro Libero di Milano ha messo in piedi una compagnia con cui allestisce, non di rado, classici della scena che girano con buon esito in Italia.
Ma a conti fatti la sua dimensione artistica trova, per ora, ancora il suo maggior esito nelle performance da solista, in quegli one man show che in questi anni si sono evoluti e sofisticati, mettendo al centro una capacità non comune di attirare l’attenzione dell’ascoltatore con una certa cura dell’allestimento e una capacità di sentire appunto il respiro della sala.

Ad un lustro dal suo allestimento di Novecento, spettacolo ispirato al personaggio dell’omonimo romanzo di Alessandro Baricco, D’Elia cinque anni fa tornò a confrontarsi con l’autore torinese, per portare in scena una riflessione questa volta originale ma ispirata da un altro suo testo, che come il primo, ebbe anche una (meno) fortunata trasposizione cinematografica: Lezione 21.
Parliamo dal punto di vista meccanico-critico di una creazione di teatro di narrazione con attore, sgabello e luci. Parliamo dal punto di vista del riscontro della platea di 10 giorni di tutto esaurito con doppie repliche per tutto il periodo fra fine 2017 e inizio 2018 al teatro Litta, per la sua nuova creazione ispirata al genio di Ludwig van Beethoven.

Beethoven_wiki.jpgLa drammaturgia, ben ricavata dal libro dallo stesso interprete, è precisa e affronta in modo cronologicamente coerente con il percorso di vita, le vicissitudini del grande compositore, tedesco di nascita e poi viennese per lungo tempo della sua vita. Soprattutto ne racconta le geniali qualità che lo portarono per carattere e stile di vita ad una sottile misantropia, che lo rinchiuse nella conchiglia isolante dell’arte.

Dopo le repliche di fine 2017 a Manifatture Teatrali Milanesi – Teatro Litta con ripetuti sold out, lo spettacolo è stato ripreso ancora ad inizio 2018 dal 9 al 14 gennaio con identico successo di pubblico, repliche straordinarie e teatro sempre pieno.
Il racconto della grandezza e della follia del genio musicale, delle sue ispirazioni e delle sue emozioni solitarie e spesso chiuse nel cassetto, viene portato avanti dall’attore-mattatore D’Elia con incalzante contrappunto nelle musiche del grande compositore, un intreccio in cui la regia è abile di volta in volta a poggiare i gesti e la parola in battere o in levare sulla partitura musicale, che correda riccamente lo spettacolo. Viva è anche la narrazione emotiva che ci arriva con il bel disegno luci di Alessandro Tinelli.
E quindi, quando si alzano le luci bianche ed esplode a tutto volume, nel finale, l’Inno alla gioia e D’Elia racconta del pubblico dell’epoca che, alla fine dell’esecuzione nel silenzio del teatro, invece che applaudire, sventolò i fazzoletti bianchi per il grande maestro sordo che dopo 10 anni di inattività era tornato per regalare al mondo la Nona, gli spettatori di oggi sono così infervorati dalla narrazione che, in lacrime o in piedi in tripudio, sventolano i fazzoletti pure a lui a fine spettacolo; come se la finzione del teatro non esistesse e D’Elia fosse diventato in meno di un’ora davvero Beethoven. O come se la finzione del teatro e il potere persuasivo della parola avessero avuto un’efficacia così maiuscola da convincere ad un sostegno emotivo che è tributo congiunto al teatrante e al Maestro.
Insomma, a raccontare con grande abilità, passione e mestiere le vite dei geni ci si guadagna sempre: quando ci si riesce molto bene, come in questo caso, quasi quasi diventa genio pure chi racconta.

IO, LUDWIG VAN BEETHOVEN

progetto e regia di Corrado d’Elia
con Corrado d’Elia
disegno luci Alessandro Tinelli
tecnico luci Alice Colla
tecnico audio Gabriele Copes
grafica Chiara Salvucci
immagine di locandina Laila Pozzo
produzione Compagnia Corrado d’Elia

Teatro Litta, 13 gennaio 2017