MONICA VARRESE | Forse, quando si è raggiunto l’apice del successo, it’s better to burn out than to fade away – meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente – per citare le parole del “canadese solitario” Neil Young, tratte dal brano Hey, Hey, My My (Into the Black), successivamente prese in prestito da Kurt Cobain nella lettera di addio, scritta prima di imbottirsi di eroina e valium e spararsi un colpo in testa con un fucile da caccia calibro 20.
La storia del leader dei Nirvana, insieme a quelle di altre icone che hanno marchiato a fuoco la storia del rock (e non solo), sono protagoniste della produzione CLUB 27 di Nasca Teatri di Terra, Tra il dire e il fare/ Compagnia La luna nel letto, andato in scena al Nuovo Teatro Abeliano il 12 e il 13 aprile scorso.
Il progetto, di e con Ippolito Chiarello per la regia di Michelangelo Campanale e i testi di Francesco Niccolini, scorre la macabra lista del Club 27, un immaginario gruppo di artisti morti in circostanze tragiche, tutti a 27 anni. La lista, a scorrerla, è incredibilmente lunga: Brian Jones, annegato nella piscina della sua casa; Jimi Hendrix soffocato dal suo stesso vomito; Robert Johnson morto in circostanze oscure; Jim Morrison stroncato da un arresto cardiaco, seguito poco dopo da Janis Joplin, sfiancata da una overdose di eroina e l’ultima componente del club 27, Amy Winehouse, venuta a mancare a luglio del 2011.

Foto di Eliana Manca CLUB 27
Foto di Eliana Manca

La costruzione dello spazio scenico, a cura di Michelangelo Volpe, focalizza l’attenzione di chi guarda esattamente al centro della scena, chiusa ai lati da delle quinte nere. Nel mezzo si trova una consolle/postazione da bar tender, sormontata da una fila di bottiglie di vetro che riflettendo la luce, creano atmosfere sospese e intime. L’uomo-radio con la maglietta di Superman, interpretato da Ippolito Chiarello, trasmette dall’unica radio senza frequenze, ma raggiungibile in ogni dove: «Tutte le notti, fino alla fine del mondo».  Quello intrapreso è un viaggio nelle vite dannate di geni sbandati, devastati nel corpo e nell’anima dagli eccessi tipici della gioventù bruciata. Tutte queste anime si incontrano nel Club esclusivo, un ipotetico aldilà, l’Ade del rock: uno spazio indefinito e senza tempo che rimanda al film di Richard Curtis I love Radio Rock, in cui una nave ancorata nel mare del Nord, ai confini del mondo, si trasforma in una stazione pirata attiva ventiquattro ore al giorno.
L’eterna notte che domina lo spettacolo si traduce in un sapiente disegno luci, ideato da Michelangelo Volpe, in cui atmosfere nostalgiche e intimistiche si incastrano armonicamente con i cambi di composizione, dati da giochi di luce di grande impatto e potenza, come quelli dei grandi concerti rock. La scrittura beat di Francesco Niccolini è ricca di riferimenti e suggestioni: dall’interrogativo esistenziale del vivere o morire di Amleto alle massime delle stelle del rock, che trovano spazio e connessioni con la storia del protagonista, a sua volta tormentata e dannata. Anche i riferimenti mitologici non mancano e trovano la loro massima espressione nel frammento del poeta e commediografo greco Menandro hon oi theoi philusin, apothnēskei neos” – muore giovane chi è caro agli Dei – citazione nota grazie all’uso che ne farà più tardi Leopardi in epigrafe al Canto Amore e morte.
In questo spazio, nell’Ade del rock, l’uomo-radio colleziona le reliquie dei suoi eroi: un frammento di kryptonite per Janis, bottiglie di vomito e sangue che riconducono gli idoli nella dimensione terrestre, spogliandoli della loro archetipica sacralità, facendoli tornare uomini fatti di carne e ossa. Al protagonista è dato il compito di narrare le loro gesta e come Caronte, traghettare le anime da una riva all’altra del fiume Acheronte, a bordo della sua imbarcazione/consolle.

In un lavoro come questo la musica gioca un ruolo fondamentale e diventa il principale volano che lega le storie. La narrazione viene sempre affiancata da alcuni brani degli idoli sopracitati e il lavoro raggiunge una sua complessità affascinante, grazie all’apporto di altri riferimenti musicali come Bowie, Tenco, Mick Jagger, Rolling Stones o i Doors. A questo proposito, da parte della regia è necessario trovare una connessione tra la partitura ritmica (data dall’uso delle musiche) e quella del testo giocata dalla parte attoriale. Lavorare su due livelli di partitura, potrebbe dare un valore aggiunto e consentire la riscoperta di molte altre sfumature del testo, che al momento risultano soffocate da un acting, che se a primo impatto risulta seducente, con lo svolgersi dell’azione scenica si fa pesante e ripetitivo: questo è un ambito su cui è possibile qualche ulteriore pensiero di analisi da parte della regia.

Cosa è l’immortalità e cosa siamo disposti a fare per sopravvivere alla vita terrena? Questa è solo una delle domande che vengono fuori da CLUB 27, che attraverso le storie “umane” degli artisti elevati ad eroi, vogliono condurre ad una riflessione più profonda sul cambiamento radicale a livello sociale nel rapportarsi con la morte e il morire nella cultura occidentale. I Greci andarono oltre, inventando la poesia degli eroi e cantandone le gesta. Jim Morrison, il Re lucertola, asseriva:

«Quando morirò non cercatemi dietro al marmo freddo di una tomba, cercatemi tra le rose, nelle fotografie, nei miei libri, fra le mie poesie, la mia musica. Cercatemi fra le cose che amo di più, perché solo in queste cose troverete la mia anima.»

Ogni membro del Club assume le sembianze di Achille, il giovane eroe che preferì morire dando la vita sul campo, entrando nella memoria collettiva piuttosto che scivolare nel silenzio dei senza nome. Ma oggi, diversamente da ieri, può essere eroe chi lotta quotidianamente opponendosi alle ingiustizie e al compromesso. Così l’uomo-radio, liberatosi dalle morti spettacolari, finisce per brindare alla vita.

“We can be heroes just for one day”, come diceva qualcuno.

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Foto di Eliana Manca

 CLUB 27

progetto di e con Ippolito Chiarello 

regia Michelangelo Campanale 

testi di Francesco Niccolini 

scene di Michelangelo Volpe e Tea Primiterra

luci di Michelangelo Volpe

costumi Maria Pascale

foto di scena Eliana Manca

Produzione Nasca Teatri di Terra, Tra il dire e il fare/ Compagnia La luna nel letto

Nuovo Teatro Abeliano
12 aprile 2018