Disegno di Renzo Francabandera

ANTONIO CRETELLA | In 1984 di Orwell, l’autore immagina che nella distopia politica del Grande Fratello un ruolo fondamentale sia giocato dall’imposizione della neolingua, una lingua artificiale studiata per impedire, alla radice, la formulazione di pensieri critici. Orwell descrive con minuzia le regole della neolingua, il motivo per cui esse vengono stabilite, il tipo di idea che ognuna deve sopprimere. Principio fondamentale della neolingua è l’impoverimento del lessico attraverso la messa al bando della sinonimia e della vaghezza semantica: esisterà per ogni concetto una sola parola, la quale avrà un unico significato e non potrà essere usata in modo traslato o figurato. La parola “uguali”, ad esempio, avrà solo il significato di “coincidenti”, rendendo impossibile l’uso astratto del vocabolo, eliminando i significati “di pari valore, equivalenti” ecc. Ciò comporta l’impossibilità di esprimere il concetto di uguaglianza politica o sociale.
Questa operazione è esattamente la stessa del ministro Fontana che pretende di interpretare la parola “prossimo” del motto biblico «ama il prossimo tuo» nel solo senso letterale di “vicino nello spazio”, ignorando il senso figurato di “vicino nella condizione di essere umano”. Un precedente sinistro di questa affermazione risale al 1944, quando una simile apparve nel materiale propagandistico dei cattolici che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana.
Tuttavia nel caso del ministro, non me ne voglia, più che un cosciente disegno di ingegneria linguistica, penso si sia trattato del più classico caso di analfabetismo funzionale, quello nel quale, di una parola, si considera solo il senso letterale ignorando la semantica della frase in cui la parola è adoperata. Sono quasi certo che, alla stregua di “prossimo”, Fontana sia convinto che tutte le persone chiamate “fratelli” o “sorelle” nella Bibbia siano geneticamente imparentate. O, data l’alternativa, quasi lo spero.

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