MATTEO BRIGHENTI | Aprire orizzonti tra muri nati per chiuderli. È la pratica di vita e arte dei Chille de la balanza, l’unica compagnia teatrale in Italia stabilmente residente in un ex-manicomio, quello di San Salvi, a Firenze. Il Festival Storie Interdette – Fare comunità, che abiterà il padiglione 16 da venerdì 10 a domenica 12 maggio, è il nuovo passo ideativo e produttivo nei territori dell’incontro, della relazione, del recupero e salvaguardia dell’ascolto dell’altro.
«Ricreare un tessuto culturale vivo, in grado di far fronte alle tempeste di oggi, è il compito di chi si trova, come noi, ad abitare i confini – afferma il regista e fondatore Claudio Ascoli – l’Italia è un Paese che sembra aver smarrito la capacità di rispondere con civiltà ai fenomeni che la società si trova ad affrontare».

Claudio Ascoli - Foto di Paolo Lauri
Claudio Ascoli foto di Paolo Lauri

Alla sua prima edizione l’anno scorso il Festival, frutto di un Bando nazionale dedicato alla creazione contemporanea degli under 35 nelle arti drammaturgiche e performative, ha inteso favorire la consapevolezza del percorso di superamento del manicomio, nel 40esimo anniversario della Legge Basaglia. Quest’anno  Chille ha scelto di dare voce anche agli “ultimi” arrivati da terre lontane: i migranti.
«Vecchie pratiche di esclusione/separazione paiono riemergere nella quasi totale indifferenza – interviene Ascoli – non a caso, la logica concentrazionaria con cui in passato è stata gestita la diversità e la pericolosità si ripropone, ora, nella gestione dei “nuovi ultimi”, vissuti come problemi ai quali dare ordine». Problemi che intrecciano biografie, vite che racchiudono storie trascorse, dimenticate oppure nascoste, recise. Appunto: interdette.
Scopo del Bando è selezionare quattro idee progettuali, da sviluppare attraverso una residenza artistica a San Salvi e trasformare in messinscene di venti minuti, con un massimo di due attori-performer. Su tredici domande da tutta la Penisola, la commissione interna (composta, oltre che da Ascoli, da Sissi Abbondanza e Matteo Pecorini) ha accolto, per il tema dei migranti, le proposte di Andrea Cioffi e Sara Guardascione da Napoli, di Karyna Dolzhenko da Milano; per il tema della salute mentale, quelle di Elvira Buonocore da Napoli, di Guido Sciarroni da Padova e Iwan Paolini da Siena.
Su sei selezionati solo uno viene dalla Toscana – precisa Claudio Ascoli – eppure, il Bando e il Festival rientrano nel coordinamento delle Residenze artistico-culturali Toscane (R.A.T.). Questa regione, forse, ha il maggior numero di residenze teatrali d’Italia, ma in fase produttiva, poi, conta meno. Ben tre di loro, invece, sono di Napoli – riflette – e altri ancora, che abbiamo escluso, vengono da lì. Certo, essendo noi di origini napoletane, abbiamo un legame particolare con la città. È indubbio, però, che a Napoli nascono più proposte di sana utopia».

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Alcuni dei selezionati per “Storie Interdette” 2019 a San Salvi

Gli esiti dei giovani professionisti, tutti fra i 23 e i 29 anni d’età, saranno giudicati da una giuria di esperti e dal pubblico. I premi in denaro sono di 500€ al primo classificato e di 300€ al secondo. Ai restanti, considerati terzi ex-aequo, viene riconosciuta una menzione di partecipazione. Lo spirito di Storie Interdette, comunque, non è tanto competere contro gli altri, quanto piuttosto confrontarsi con gli altri, vivendo un percorso di scoperta reciproca.
«Abbiamo il dovere di dare spazio a chi ha qualcosa da comunicare, soprattutto quando vediamo che dietro non c’è la furbata – afferma Ascoli –; per questo, garantiamo massima libertà di forma alla narrazione/performance finale. Il difficile è non tenerli separati da noi e, al tempo stesso, non imporre loro il nostro progetto. Si tratta – continua – di un ossimoro di massima chiusura nella suprema apertura: riuscire a riunirli insieme, ma liberi, nel rispetto di ognuno. Significa che entrambi dobbiamo essere molto pronti all’ascolto».

Il lavoro di Cioffi e Guardascione s’intitola La pagella e s’ispira al bambino senza nome vittima del naufragio del 18 aprile 2015, annegato con addosso la sua pagella, piegata con cura e cucita in una tasca. «I due immaginano un dialogo tra un uomo e una ragazzina che, sul punto di partire, ragionano in modo differente su cosa fare – dice Claudio Ascoli –; c’è chi vuole partire, e quindi, in qualche modo, entra nella logica di portarsi dietro la pagella, cioè il suo mondo, e chi, al contrario, decide che è meglio rimanere dove sta».
Non soStare
di Dolzhenko è, in parte, la sua stessa storia di ragazza ucraina a Milano. «Narra l’avere perso le radici e, al contempo, non averne trovate di nuove. Noi teatranti siamo uguali – dichiara Ascoli – pure noi abbiamo perso e non abbiamo legami. La città lombarda offre a Karyna numerose opportunità, tuttavia le fa vivere ugualmente il suo essere una migrante».
In ogni paese c’è un matto. In quello di Buonocore ce ne sono almeno tredici, se non ventitré. Concorso di bellezza è l’invenzione di una “sfida di bellezza” tra di loro. «Attorno a una panchina nella piazza del paese – chiarisce Claudio Ascoli – si rincorrono tanti matti con le loro storie, proprio come in un concorso di bellezza».
Il latte dei sogni di Sciarroni e Paolini è una rilettura dell’omonimo libro (edito da Adelphi) della pittrice surrealista Leonora Carrington. Una delle stanze della casa in Messico era coperta di suoi disegni, che facevano paura ai due figli. Per tranquillizzarli, allora, cominciò a raccontare e illustrare storie buffe e fantastiche, raccolte in un quadernetto privato, in seguito dato alle stampe. «Gli attori – annota Ascoli – hanno deciso di rappresentare come i due ragazzini vivono la follia della madre che riempie la casa di strane figure. È un po’ come se fosse Ella visto, diciamo, dalla parte del figlio».

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Passeggiando nella notte di San Salvi foto di Massimo Agus

Se queste quattro creazioni sono il centro del Festival, in apertura, nell’ottica di un’inclusione più ampia possibile, i Chille hanno voluto costruire una giornata di anteprime, frammenti, “germogli”: En Attendant… Storie Interdette.
Ecco, allora, Matilde Bartolini con Quello che le donne non dicono, sul dolore di una donna che, venuta a conoscenza di gravi malformazioni del feto, sceglie di abortire dopo la 13ª settimana di gravidanza; il primo spettacolo di Claudio Giglio, Sul giglio della strada, riguardo i sogni interdetti dagli ostacoli della realtà; Alessandro Grassi, attore affetto da sindrome di down, con L’incontro, un dialogo improvvisato tra movimento e suoni sulle note del tango.
Ed ecco, infine, Elvis Dona, che presenta il suo libro (edito da Porto Seguro) Io Elvis immigrato albanese – Arrivato su un gommone in Italia e passato attraverso l’esperienza del manicomio criminale.
«Di Elvis non è arrivata la domanda, è arrivato proprio lui a compilarla da noi – ricorda Claudio Ascoli – perché non sapeva, materialmente, come mandarcela. Inserirlo nel concorso voleva dire farne un “caso umano” di stampo televisivo, metterlo nella condizione di sentirsi inadeguato nei confronti degli altri. Questa collocazione iniziale è una “coccola” per tenerlo lo stesso con noi, lasciando intatta la sua dignità».

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Sissi Abbondanza e Claudio Ascoli foto di Marcin Minasowicz

Da segnalare, nella giornata conclusiva, Breviario mediterraneo di e con Francesco Chiantese, e Il giorno che è sprovvisto il maggior penetro con Matteo Pecorini, sorta di ipnotico Ultimo nastro di Krapp basato sulle trascrizioni delle registrazioni audio di un giovane focomelico plurimalformato (privo degli arti superiori, disendocrino, cardiopatico ed epilettico), con disturbi cognitivi e comportamentali, ospitato nell’Orfanotrofio Magnolfi di Prato.

Numerose le attività collaterali, con dibattiti e tavole rotonde sollecitate dalle domande del collettivo politico Percorso Psiche, che raccoglie studenti di medicina, psicologia, scienze della formazione, giurisprudenza, lettere e filosofia, e ha come centro della propria azione la questione della salute mentale a partire da una prospettiva critica.
Agli studenti, invece, dell’Istituto Giuseppe Peano di Firenze il compito di accompagnare le diverse attività e in prima persona di gestire la ristorazione.
Conclude Ascoli: »Abbiamo impiegato un sacco di tempo a comporre il programma, è stato proprio faticoso, il che non ci tranquillizza sul fatto di aver scelto bene, ovviamente. Tuttavia, ci sembra che Storie Interdette restituisca un’umanità nella sua complessità, con grande affetto, ribadisco, per i casi più delicati e fragili».

Festival Storie Interdette – Fare comunità
Tappa fiorentina del percorso verso la Conferenza nazionale per la Salute Mentale 2019 (14 e 15 giugno, Roma)
in collaborazione con La Società della Ragione, Istituto “Giuseppe Peano” di Firenze, Associazione Carta di Roma