ELENA SCOLARI | Prosegue la carrellata “ragazzevole” sugli spettacoli del festival Teatro fra le generazioni tenutosi a Castelfiorentino poche settimane fa, organizzato da Giallomare Minimal Teatro di Empoli.
Nella prima parte del reportage abbiamo raccontato quanto visto nella prima giornata, qui illustriamo il secondo blocco di lavori presentati, partendo da due promo di venti minuti: Qamar e Budur di Arts & crafts, tratto da Le mille e una notteUbu re Ubu chi? del gruppo KanterStrasse – personalmente molto amato già con il loro Amletino del 2018, recensito da Antonella d’Arco per PAC.
Il primo è uno spettacolo composto da elementi di diverse discipline, dalla danza, al teatro d’attore alla commedia dell’arte (ha collaborato Gianfranco Pedullà del TPA di Lastra a Signa). Il fascino esotico delle mirabolanti storie orientali è sempreverde, non ci si stanca di vedere i mille modi in cui questo viaggio può essere rappresentato. Nella fattispecie di Arts & Crafts c’è una cura innegabile per movimenti, colori e atmosfere,; forse ci si appoggia un poco troppo su un’enfasi stilistica che tende a rarefare il nocciolo di quanto sta nel racconto. Va comunque detto che abbiamo visto un saggio di alcuni estratti, pertanto nello sviluppo complessivo del lavoro l’equilibrio potrebbe invece essere armonico.

La versione picaresca del noto testo di Alfred Jarry, ad opera di Kanterstrasse, è una serissima parodia dell’Ubu roi, travolgente e irresistibile. Simone Martini, regista e autore della drammaturgia, dichiara di essersi ispirato a Mario Monicelli e alla sua Armata Brancaleone, soprattutto per la scelta linguistica basata su un idioma un po’ inventato un po’ no, esilarante, che mescola termini aulici a espressioni di tono gergale in bocca ai tre compunti personaggi interpretati da Luca Avagliano, Alessio Martinoli e Simone Martini stesso. L’effetto comico prorompe infatti anche dal contrasto tra l’atteggiamento assai compreso dei tre e l’aspetto farsesco sia della lingua sia della situazione. Ubu re si ispira al Macbeth di Shakespeare mettendo però in scena Padre Ubu che uccide il re Venceslao per impadronirsi del trono. La gentil signora di Ubu, qui interpretata da un pettoruto e formoso Luca Avigliano, ricorda poco la diabolica Lady Macbeth, interessata all’ascesa del marito quanto al successo delle sue opere culinarie… I tre si presentano in posa caravaggesca dentro alla cornice dorata di un quadro dal quale escono gag piene di ritmo e giocate con una rara padronanza di tempi e toni.

ph. Mario Lanini

L’umorismo è la chiave intelligente che anche I sacchi di sabbia (con Massimiliano Civica) utilizzano in Andromaca di Euripide per mettere alla berlina gli intrighi “divini” della mitologia antica, che ben si prestano a essere ridicolizzati. Con lo stesso stile di Dialoghi degli dèi la compagnia elimina ogni possibile tragicità con una distanza tutta toscana (ma anche un po’ british); tutti gli attori recitano come credendo poco a quanto stanno impersonando, infrangono continuamente l’aura classica. La schiava, piena di popolare buon senso, diventa il perno drammaturgico che sottolinea ogni défaillance, ogni contraddizione di quei grandi personaggi che risultano impacciati, irrisolti, pavidi e anche un po’ meschini, incapaci di sostenere il peso di secoli di gloria letteraria.
Un gioco ben condotto, colto, arricchito dalla qualità ormai indubbia degli attori dei Sacchi. Non di sola presa in giro si tratta, però, sia ben chiaro: in più momenti, l’umanizzazione di questi personaggi “statuari” mette l’accento proprio sui punti emotivi che ancora sono le leve dell’umano sentire, oggi.

Il sempreverde Cappuccetto rosso è stavolta messo in scena (o meglio in bosco) da Zaches Teatro, con un gusto estetico he già scalda il cuore alle prime scene. Ècosì che si abituano i bambini a riconoscere cosa è bello: mostrandoglielo. Poi si accorgeranno da soli di cosa hanno davanti, crescendo.

ph. Guido Mencari

Quasi niente testo per questo Cappuccetto, solo una femminile voce fuori campo per pensieri che guidano a una lettura non convenzionale della fiaba, per esempio «la sensazione quasi di piacere che Cappuccetto prova ad avere paura», inoltrandosi da sola nel bosco. Vero!
La si vede fare il pane con la mamma in una specie di danza culinaria tra farina e matterelli, molto bella, anche per l’originalità dei movimenti ben lontani dalla leziosità che circola normalmente nel teatro/danza per i bambini (grande enfasi e poca fantasia); qui ci sono ironia e sorpresa.
Man mano che Cappuccetto si infila sempre più nel buio del bosco vediamo rappresentata l’idea che il mostro sia quello che non conosciamo, finché non osiamo affrontarlo. E un po’ di mostro sta in tutti noi. Il lupo, nero e mai incontrato, è il mostro finché non lo avviciniamo, ma è anche il simbolo dell’uomo che ricerca il sapere, la conoscenza. Per questo non sono convinta che il lupo debba scendere in platea, mostrandosi ai bambini, è giusto che ognuno trovi il proprio modo per accostarsi a ciò che lo spaventa.
Ombra e bosco sono metafore di un percorso di crescita, l’intreccio della fiaba rimane quasi sullo sfondo, è scarnificato e riassunto per immagini che si sviluppano nel tempo senza avere una vera e propria durata che corrisponda allo scorrere lineare. È il tempo di una bambina che cresce, che impara a capire.
Dopo la prima folgorante apparizione dei due soli occhi lucenti, il lupo è chiaramente un uomo che si porta in giro la testa dell’animale, tenendola come sottobraccio per dare illusione di una forma meno umana. Forse tiene con sé anche il simbolo di ciò che l’animalità rappresenta.

Il lupo è appunto fonte quasi inesauribile; senza contare le fiabe in cui è effettivamente protagonista, l’animale è talmente carico di significati simbolici che può bastare da solo a riempire una scena. In Buono come il lupo di Giallomare Minimal Teatro, testo di Renzo Boldrini per la regia di Giovanni Guerrieri, il lupo è accompagnato da un maestro musicale che, a vista, interviene sapientemente nella storia con cinguettii e rumori vari.


Il lupo in questione è bipede, ha una 24ore e indossa un completo azzurro, giacca e cravatta. Già, perché è stato ripulito da una scuola dove si impara a diventare buoni (non si sa se è solo per lupi…) e a donare la fame atavica, causa di tante malefatte.
Il poveraccio, snaturato, ci fa tenerezza, ce la mette tutta, è talmente buffo che è ovvio stare dalla sua parte. Tommaso Taddei suda sette camicie e sarebbero forse bastate meno smorfie per rendercelo simpatico, o almeno lo strabismo gli poteva essere risparmiato, già bistrattato com’è dalla preside della scuola che lo controlla e parla (voce fuori campo) con accento ovviamente tedesco…
I bambini in sala ridevano di gusto di fronte alle continue goffaggini del paziente; del resto, il lupo mangia senza cattiveria, perché volerne raddrizzare la natura?

Qui si chiude il racconto da Castelfiorentino, dove ancora una volta si è visto quanta fantasia sta nel teatro prodotto per i ragazzi. Teatro fra le generazioni, che in alcuni casi dimostra quanto le età possano essere abbattute, se si lavora pensando all’arte e non troppo a didattica e morale.


QAMAR E BUDUR
da Le mille e una notte
Arts&Crafts
regia e testi di Irene Paoletti
con Elisa Bartoli, Irene Paoletti, Lorenzo Robino, Maciré Sylla, Valeria Petri

UBU RE UBU CHI?
Kanterstrasse
drammaturgia e regia Simone Martini
con Luca Avagliano, Simone Martini, Alessio Martinoli
scene Eva Sgrò
luci Marco Santambrogio
foto Mario Lanini
grafica e comunicazione Elisa Brilli

ANDROMACA
Sacchi di Sabbia/ Massimiliano Civica

da Euripide
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Iliano, Giulia Solano
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
in co-produzione con I sacchi di sabbia e il sostegno della Regione Toscana

CAPPUCCETTO ROSSO
Zaches
regia, drammaturgia, coreografia Luana Gramegna
scene, luci, costumi e maschere Francesco Givone
progetto sonoro e musiche originali Stefano Ciardi
con Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco, Daria Menichetti
voce narrante Luana Gramegna
assistente alla regia, drammaturgia, corografia Daria Menichetti
collaborazione artistica per scene, costumi, maschere Alessia Castellano, Gisella Butera
tecnico luci Valeria Foti

BUONO COME IL LUPO
Giallo Mare Minimal Teatro/I Sacchi di Sabbia

testo Renzo Boldrini
regia Giovanni Guerrieri
musiche originali eseguite dal vivo Tommaso Novi
con Tommaso Taddei e la partecipazione straordinaria di Simone Gasparri
voce recitante Giulia Gallo