LAURA BEVIONE | Se nell’ormai mitico Acquarium veniva immaginosamente – ma scientificamente – esplorato l’universo sottomarino, nel nuovo Terrarium l’obiettivo del microscopio teatrale è puntato sul mondo – perlopiù sconosciuto e sovente bistrattato – degli insetti. Lo spettacolo, creato da Adriana Zamboni e Lucio Diana, è andato in scena nella terza giornata di Giocateatro, la vetrina-festival torinese del teatro per le nuove generazioni.

Tre fratelli, costretti in un appartamento al settimo piano di un palazzo cittadino, vorrebbero avere un piccolo orto ma devono accontentarsi di una piantina che, nondimeno, accudiscono con cura, seguendo scrupolosamente le indicazioni del nonno – la voce fuori campo di Graziano Melano. Ma questa introduzione-cornice non è che un espediente drammaturgico per dare vita a un viaggio di scoperta nell’universo degli insetti, alcuni dei quali essenziali per lo sviluppo della succitata piantina che, nel corso dello spettacolo, cresce a vista d’occhio fino a diventare, nel finale, una lussureggiante pianta carica di rossi pomodorini.

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Oggetti vari, tirati fuori dai cassetti della cucina oppure dal ripostiglio degli attrezzi dei due autori, vengono smontati e rimontati così da poter dare vita a coleotteri e libellule, scarafaggi e pure un fuco/rapper, formichine stakanoviste in tuta nera da operaio e una mosca snob appena uscita da un salotto milanese. E, ancora, vespe e lucciole, farfalle e falene. Un mondo eterogeneo che sul palcoscenico prende vita grazie anche al ricorso alle ombre, a luci colorate e inventive, e a musiche originali.

Uno spettacolo rigorosamente scientifico e, nondimeno, assai fantasioso che insegna, diverte e aiuta a vincere la diffusa fobia nei confronti dei preziosi insetti.

E paure e pregiudizi sono alla base dell’ispirazione per la creazione di Di qua e di là, di cui ci parla il suo stesso autore, Silvano Antonelli, che spiega come il tema dello spettacolo sia proprio «la paura dell’Altro, di ciò che non si conosce». E aggiunge: «quella paura che funziona come una piccola grande valanga. In fondo è facile. Basta smettere di guardare le persone come persone e cominciare a considerarle categorie. E, in un attimo, si cominciano a costruire piccoli e grandi muri. Per tenere lontani “quelli là”. Per difendersi. Per sentirsi sicuri in un mondo complicato. Per renderlo semplice. Avere paura di ciò che non conosciamo è normale. Ma bisogna scegliere se chiudersi a riccio nelle proprie sicurezze o cercare di capire chi è l’Altro».

Antonelli, insieme all’attrice Roberta Maraini, ha dunque costruito in scena un vero e proprio muro, così da ricreare la situazione, purtroppo assai ricorrente, di diffidenza che impedisce l’incontro fra noi e gli altri. Un’invenzione registica che così illustra l’artista torinese: «nel costruire questo spettacolo abbiamo fatto una scelta precisa e netta: dare un ruolo agli spettatori. Gli spettatori sono “gli altri”, quelli “al di là del muro”. Quelli di cui ha paura l’attrice che sta “al di qua del muro”. È un po’ come se lo spazio scenico si estendesse dal palco a tutta la sala. Uno spettacolo in cui non c’è qualcuno che racconta e altri che guardano ma “una situazione” in cui tutti sono coinvolti».

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E, provando la disturbante sensazione di essere considerati “altri”, gli spettatori si interrogano e si mettono in discussione. Risultato cui l’allestimento giunge senza didascalismo né moralismi ma ricorrendo “semplicemente” alla forza del teatro poiché, chiosa ancora Silvano Antonelli, «il teatro, la poesia, l’arte non possono arrendersi. Nemmeno di fronte alle cose che sembrano impossibili. Anche sui muri, a volte, può capitare di vedere spuntare un fiore».

Una fiducia nel potere della bellezza dell’arte che sottende anche l’ultimo appuntamento dell’edizione 2019 del Giocateatro, lo spettacolo di danza acrobatica e teatro Playzen, portato in scena da Andrea Zorzi e dalla celebrata compagnia Kataklò.

L’ex campione di pallavolo – da qualche anno anche autore e attore – padroneggia il palcoscenico assumendo le vesti di severo – e un po’ capriccioso – guru, intento a istruire cinque allievi, curiosi e, a volte, indisciplinati. Filo rosso dello spettacolo la ricerca di quella felicità che oscure divinità nascosero infine nel cuore degli uomini che, nondimeno, paiono incapaci di guardarsi dentro per rintracciarla in se stessi. La concentrazione e la pratica sportiva – quella condotta senza agonismo ma con dedizione e passione che in sé trovano la propria realizzazione – sono indicati quali mezzi privilegiati per conoscersi ed essere finalmente felici.

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Lo spettacolo procede alternando sipari dialogati – Zorzi è bonariamente autoritario ma non capiamo il perché dell’accento fintamente straniero – a stupefacenti numeri di danza acrobatica. I cinque danzatori/atleti sono straordinariamente flessibili e, allo stesso tempo, sanno coniugare la potenza del gesto atletico all’armonia e all’espressività richieste dal contesto scenico.

E, così, Playzen riesce a essere allo stesso tempo un saggio di sbalorditiva capacità atletica e un affabile apologo sulla necessità di indagare la propria interiorità per scoprire cosa davvero ci rende felici. Un’ora di magica evasione da quella routine che sovente ci impedisce di essere davvero noi; una felice parentesi decisamente zen…

 

TERRARIUM

testo e regia Adriana Zamboni, Lucio Diana
style e visual concept Lucio Diana
costumi Monica Di Pasqua
musiche originali e sound design Guglielmo Diana
interpreti Giorgia Goldini, Rossana Peraccio, Giovanni Licari
produzione Fondazione TRG Onlus

DI QUA E DI LÀ – Storia di un piccolo muro

di Silvano Antonelli
collaborazione drammaturgica Giulia Antonelli, Roberta Maraini, Enrico Seimandi
interprete Roberta Maraini
produzione Compagnia Teatrale Stilema, con il sostegno di Torino Arti Performative; in collaborazione con Teatro De Micheli di Copparo

PLAYZEN – Sensei Zorzi e l’arte di praticare sport

regia Giulia Staccioli, Edoardo Ribatto
drammaturgia Edoardo Ribatto
coreografie Giulia Staccioli
interpreti Andrea Zorzi, Kataklò Athletic Dance Theatre
produzione Mito srl

Casa del teatro ragazzi e giovani, Torino
12 e 13 aprile 2019

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