GILDA TENTORIO |  Al PACTA dei Teatri di Milano l’instancabile direttrice artistica Annig Raimondi firma diverse regie, è impegnata come attrice e disegna un cartellone aperto a tutti i tipi di pubblico, con particolare attenzione ai temi di Scienza-Teatro e Donne-Diritti. Nella rassegna New Classic, dal 9 al 18 aprile 2019, è andato in scena Candido, ovvero l’ottimismo, sua la regia e adattamento di Maddalena Mazzocut-Mis, docente di Estetica all’Università Statale di Milano.

Il Candido del grande filosofo Voltaire è un classico evergreen, capace di parlare alla contemporaneità. I riferimenti alle guerre e alla schiavitù di poveri miserabili costretti a lavorare per il godimento dell’Occidente, sembrano ritagliati sulle attuali tragedie del Mediterraneo. Le descrizioni apocalittiche del terremoto di Lisbona (1755) ricordano analoghi paesaggi nostrani di distruzione sismica, o sono metafora di un’Europa che scricchiola; per non parlare di Pangloss, il cui ottimismo artificioso e ridicolo riecheggia nelle promesse di tanti populismi emergenti.

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Foto Elena Savino

Sulla scena sono appese cornici vuote, forse un’allusione al meccanismo di formazione di un’idea, che prende vita e si materializza fino a riempire i quadri dell’immaginario. I primi minuti sono un caos sonoro disturbante di voci e rumori (l’oggi), poi le luci si accendono su Voltaire (Alessandro Pazzi) vestito di porpora, in posa statuaria dietro a una cornice, ingessato nella sua immagine ufficiale. Con una falcata però, eccolo venire verso di noi e ha così inizio l’avventura narrativa. Due ciocche viola spuntano dai boccoli della parrucca, perché questo è un Voltaire pop, che vuole avvicinarsi a noi e al nostro tempo.

La catena di rocambolesche disavventure porterà Candido dal fiabesco castello di Westfalia al brulicante caos delle città del mondo (Lisbona, Buenos Aires, Costantinopoli, Venezia, e perfino l’Eldorado), fra guerre, violenze, sogni, persecuzioni, fughe, ritrovamenti… Rendere tutto questo a teatro non è facile. La scelta di Mazzocut e Raimondi è di ricreare in scena il laboratorio di scrittura del Candido. Monsieur Voltaire sarà il “regista”, a colloquio con il suo personaggio (Fabrizio Rocchi), che talvolta rivendica invano maggiore spazio di autonomia. Il narratore Voltaire è sornione, paterno, seccato e divertito al tempo stesso per l’ingenuità della sua creatura, che va guidata e istruita («tu sei un mezzo e la storia è un fine»).

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Foto Elena Savino

Tutto è quindi affidato alla narrazione della parola, con alcune strategie iterate: Voltaire spesso rivolge lo sguardo in alto, verso il «grande orologiaio» (Dio) che assiste al teatrino della vita e al dispiegamento del male, senza intervenire. Soprattutto, ogni volta che si ripete la formula »questo è il migliore dei mondi possibili», c’è una pausa a metà fra lo starnuto (come se Voltaire fosse allergico al facile ottimismo leibniziano) e uno scatto del collo verso il basso che, accompagnato da un suono metallico, rinvia allo spettro della ghigliottina, fra pochi anni protagonista delle belle speranze della Rivoluzione.

Carlo Bo ha definito Voltaire un «narratore indiavolato», di brillante ironia e capace di sostenere ritmi incalzanti: forse questo aspetto resta un po’ in ombra nella resa scenica, che poteva essere potenziata con proiezioni e ulteriori oggetti scenici. Ma il Voltaire che scende dal piedistallo per dialogare con il suo Candido e il pubblico, è un espediente narrativo senz’altro efficace, che spingerà molti a riprendere la lettura di questo piccolo capolavoro.

 

CANDIDO – OVVERO L’OTTIMISMO
di Voltaire

adattamento di Maddalena Mazzocut-Mis
con Alessandro Pazzi, Fabrizio Rocchi
installazione disegni Lorenzo Vergani
disegno luci Manfredi Michelazzi
costumi Nir Lagziel
scenografia Laszlo Ctrvlich
assistente regia Maria Grosso
regia Annig Raimondi
Coproduzione PONTOS Teatro – PACTA . dei Teatri

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