ALICE CAPOZZA | Alessandro Fabrizi è direttore e ideatore insieme a Hossein Taheri della Festa di Teatro Eco Logico a Stromboli nelle Isole Eolie (Messina). Produzione teatrale site specific di quest’anno è stata la rilettura di Midsummer night’s dream di Shakespeare con il titolo Un sogno nella notte di San Giovanni, regia dello stesso Fabrizi. L’abbiamo incontrato per parlare di questa sesta edizione del festival dal titolo Paura e Desiderio ispirata al doppio anniversario dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci e cinquanta dall’allunaggio del 1969.

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La Festa di Teatro Eco Logico è un’esperienza del linguaggio dell’arte (Logos) nell’ambiente (Eco) senza intervenire nel contesto circostante, lasciando che partecipi alla realizzazione delle performance. Come è arrivata a Stromboli?

La Festa è nata dai laboratori di metodo sulla voce naturale di Kristin Linklater che teniamo sull’isola dal 2005 con attori da tutto il mondo. Una volta Kristin mi disse: io tornerò in Italia se tu ogni anno mi porterai in un posto più bello. Così, dopo aver girato diversi luoghi, Stromboli è diventata la nostra casa. Dalla prima esperienza è stato tratto un documentario Giving Voice che fu l’occasione per presentare una performance con i materiali su cui avevamo lavorato da Metamorfosi di Ovidio. Per quella rappresentazione finale non volevamo usare microfoni lavorando sulla voce, ma ci rendemmo anche conto che sarebbe stato troppo complicato gestire un’eventuale consolle luci. È stata una scoperta la ricchezza che c’era in questa rinuncia. Sono continuati i laboratori e le performance, così nel 2013 invitammo altri amici a partecipare: nacque la Festa di Teatro Eco Logico Edizione Zero.
Stromboli ormai è parte integrante della Festa, con la forza degli elementi naturali, il vento, il mare, il fuoco del vulcano, la terra. Un’amica una volta mi disse: se qua metti anche un attore cane che legge Vispa Teresa è bellissimo. Non c’è bisogno di fare niente. 

FestaTeatroEcoLogico_FlavioAlbanese_foto Selena FranceschiLe scenografie naturali dell’isola, la semplicità dei mezzi, le candele, il pubblico seduto a terra, sembrano esaltare l’artigianato del lavoro teatrale: lo spazio, l’attore, lo spettatore.

Quello che abbiamo capito è che al centro del lavoro teatrale c’è la relazione umana. Nell’edizione Zero Iaia Forte mi disse: oggi siamo talmente subissati di sollecitazioni tecnologiche che ritrovare la disposizione all’ascolto, rinunciando all’imposizione della ricezione della parola dal microfono, è letteralmente una boccata d’aria. Io credo molto a una politica di disinquinamento acustico. Talmente è l’abitudine ad avere addosso la voce amplificata, che non siamo più abituati a tendere l’orecchio, a stimolare l’attenzione, pensiamo di ricevere tutto solo perché ne sentiamo il rumore.

Il pubblico, gli artisti, gli organizzatori diventano una piccola comunità, grazie al modo informale con cui vengono proposte le performance. La relazione umana di cui parli si percepisce nitida nell’appuntamento quotidiano delle Chiacchiere da Bar e, quest’anno, nella diretta radio di Concita de Gregorio con Cactus – basta poca acqua. Sull’isola ci si incontra tutti nei pochi luoghi del piccolo paese, al bar, al negozio di alimentari, al ristorante o sul mare.

Sì, si condivide un’avventura. Sarebbe facile renderla meno comunitaria, costruendo dei palchi, imponendo degli spazi, facendo pagare un biglietto, creando cioè distanza tra attore e spettatore. Qui invece negli spettacoli ci puoi anche cadere dentro involontariamente. Quest’isola che si percorre solo a piedi, senza illuminazione, ha luoghi nascosti e inesplorati che scopriamo insieme ogni volta diversi e meravigliosi. Pur costituendo un limite, perché spesso la gente si perde o non ha indicazioni precise, ci piace l’idea che anche trovare i luoghi sia parte dell’esperienza comune.

La produzione di quest’anno è stata Un sogno nella notte di San Giovanni, una maratona dei cinque atti tra il 23 e il 24 giugno negli orari previsti dal play. 64634294_2458236150863663_8057946250361700352_nQuando il pubblico è arrivato a mezzanotte e all’alba nel bosco, questo aspetto comunitario è stato chiaro e vissuto sulla pelle. La scelta dei luoghi è stata perfetta, quasi necessaria. Come è avvenuta?

Stromboli è elemento di ispirazione e parte integrante della scena, della recitazione degli attori e delle idee registiche. Una scenografia così è impossibile averla in teatro e non è ricreabile in uno spazio artificiale. Quando ho visto la terrazza di Casa Croce, bianca, lineare, squadrata, aveva tutte le caratteristiche per essere l’Atene shakespeariana: abbiamo fatto incontrare Ippolita e Teseo tra i limoni e gli ulivi del loro ordinato giardino. Per la notte abbiamo scelto il bosco di Casa Liuni che, se anche non è l’unico di Stromboli, è il più facilmente raggiungibile dal paese, senza salire verso il cratere. Il quinto atto sul sagrato della Chiesa di San Bartolo ci è sembrata la scelta più naturale. Il pubblico è stato accompagnato attraverso tutta l’isola, nella notte dei desideri, attraverso un viaggio nell’oscurità alla ricerca di sè.

64669329_2458236130863665_5878127885239189504_nI costumi di Marina Sciarelli e Pino Genovese hanno contribuito molto alla rappresentazione del bosco: Titania con grandi ali ha giocato con l’identità di una libellula, Oberon con le corna taurine, e Puck aveva le caratteristiche di un piccolo rettile dispettoso. Come hanno interagito i costumi  con l’allestimento?

Siamo partiti dalla volontà di togliere a Oberon e Titania ogni fattezza umana, sono fairies, fate, esseri minuscoli che popolano il bosco: ci siamo fatti ispirare dagli insetti. Marina, che conosco da sempre, è una fantastica e terribile stacanovista: ci ha travolto con idee, disegni, materiale; sono venuti fuori dei costumi parlanti che hanno contribuito al pari della regia. Ma sono anche stati benedetti da un gruppo di attori che li ha sposati pienamente: Laura (Mazzi) e Raffaele (Gangale) appena li hanno indossati ne sono diventati padroni, si sono divertiti a giocarci.

FestaTeatroEcoLogico_PosturadelCuore_foto Selena FranceschiLa Festa di Teatro Eco Logico unisce arte, teatro, musica, danza con scienza, ecologia e ambiente, temi che si intrecciano alla pari e in modo organico. Come avviene questo scambio?

Quando progettiamo la Festa durante tutto l’anno siamo guidati da un filo conduttore. Si dosano gli ingredienti di una torta ma non sappiamo come verrà. Le intuizioni della “terra ferma” si sviluppano sull’isola. Un’alchimia che avviene solo qui, predisponendosi all’ascolto e buttandosi nelle scelte: è accaduto per il concerto lezione Rock around the Moon del planetologo Ettore Pirozzi e la cantante Raffaella Misiti, o nella performance di danza Il posto del cuore di Sosta Palmizi con le improvvisazioni musicali di Gialunca Misiti. Per l’edizione di alcuni anni fa, ad esempio, Shakespeare on the rocks, Lino Musella venne ad imbastire i sonetti del bardo «traditi e tradotti da un poeta napoletano» – come diceva – da questo primo allestimento è nato uno spettacolo. Ci sono collaborazioni e amicizie nate in questo luogo generativo. È un’esperienza umana oltre che artistica, letteraria e scientifica.

Cominciate già adesso a progettare la prossima edizione della Festa di Teatro Ecologico?

Potremo pensarci solo dopo aver trovato i finanziamenti necessari. La Festa di Teatro Eco Logico è finanziata esclusivamente da privati, per la maggior parte da Ricola, un vero e proprio mecenate di tipo rinascimentale, che patrocina la festa fin dall’inizio, lasciandoci piena libertà artistica. Abbiamo avuto altre piccole sponsorizzazioni, anche locali, il che è una grande soddisfazione, ma i costi sono comunque elevati, nonostante tutti gli artisti e scienziati partecipino a titolo gratuito. Questo aspetto caratterizza il clima della festa, che per tutti è anche una vacanza comune e collettiva. Abbiamo poi instaurato una importante collaborazione con l’Università La Sapienza e l’Accademia di Belle Arti di Roma che ci permette la proficua presenza di stagisti in cambio di crediti formativi: alcuni tornano gli anni successivi nella squadra a collaborare, sempre coln il sorriso. Nessuno va via dall’isola come è arrivato, tutti siamo rapiti dalla forza di Stromboli, dal vulcano, dall’esperienza di contatto umano e artistico.

UN SOGNO NELLA NOTTE DI SAN GIOVANNI

con Laura Adriani, Jacopo Olmo Antinori, Maria Vittoria Argenti, Marco Bucci, Ken Cheeseman, Vittorio Continelli, Cristiano Demurtas, Alessio Esposito, Andrea Ferrara, Raffaele Gangale, Paula Langton, Laura Mazzi, Giulia Mombelli, Ezio Spezzacatena
costumi di Marina Sciarelli e Pino Genovese
interventi musicali di Annalisa Baldi e Raffaella Misiti
regia a cura di Alessandro Fabrizi
foto di Selena Franceschi

Festa di Teatro Eco Logico, Stromboli
23-24 giugno 2019