Disegno di Renzo Francabandera

ANTONIO CRETELLA | Nel Convivio Dante dedica una buona parte della sua disquisizione agli strumenti di analisi di un testo letterario, il quale, per sua natura, nasconde una stratificazione di sensi, da quello più facilmente comprensibile a quelli che, come il derma della pelle o il mantello terrestre, sono occultati dall’esteriorità del racconto, ma ne costituiscono comunque parte essenziale. Il significato più immediato, quello letterale, o come diremmo con termini moderni ‘a referente zero’, indica né più né meno di ciò che le parole comunemente significano: un rosa che è una rosa, per citare Gertrude Stain. È questo il grado di senso comune a tutte le scritture. Accanto al significato letterale, tuttavia, nei testi di natura narrativa, possiamo ritrovare un secondo significato detto da Dante ‘allegorico’, che consente di vedere nell’oggetto o nella situazione concreta una rappresentazione di concetti astratti: una rosa che è anche simbolo d’amore. A braccetto con il significato allegorico procede quello morale che funge da insegnamento per il lettore (si pensi alla morale delle favole), fino al senso anagogico, quello che solleva la particolarità del singolo scritto verso l’universalità. Quando mi accostai alla lettura di Camilleri con il primo romanzo su Montalbano, La forma dell’acqua, il monologo che dà conto del significato del titolo del libro mi portò immediatamente alla mente la stratificazione dei significati di Dante: l’acqua che non ha forma e che prende a prestito quella del recipiente in cui viene versata è l’allegoria potente di come si può plasmare l’interpretazione dei fatti. L’acqua, ovvero i fatti, è sempre la stessa, ma appare diversa a seconda della forma che le si vuole dare. Nell’economia del romanzo, la spiegazione consente a Montalbano di capire come erano stati manipolati i fatti per insabbiare verità scomode, ma in senso morale e anagogico Camilleri ci offriva, già nel lontano 1994, una spiegazione semplice ma potente del problema universale del rapporto tra alétheia e doxa e del malevolo sfruttamento che una mente diabolica può farne per influenzare la percezione dei fatti a proprio vantaggio. Poche righe, neanche mezza pagina, che descrivono in modo così impietoso la condizione del nostro presente.