DAVIDE NOTARANTONIO | Dopo le prime due edizioni a Centocelle (2017) e Torpignattara (2018), la Compagnia del Teatro dell’Orologio torna a far rivivere le strade dei quartieri di Roma con I Nasoni Raccontano – la storia ha il naso lungo. Uno spettacolo di teatro itinerante in cui le tappe le fanno i nasoni, le famose fontanelle romane installate per tutta la Capitale nel 1874; e per questa edizione, il quartiere di Pigneto diventa protagonista del progetto. Perché questo è lo scopo del suo regista, Leonardo Ferrari Carissimi: rendere gli stessi quartieri i protagonisti della serata, modificare il punto di vista su di essi grazie alla lente deformata del teatro, che altera la realtà e la fa riapparire sotto nuove vesti, per far emergere nuove verità.

È al Parco del Torrione che inizia il viaggio degli spettatori e degli attori. Ad accoglierli, dei buffi personaggi: i componenti della famiglia Le Bare, sorta di becchini venuti a seppellire uno dei fratelli, adagiato goffamente su una carriola da muratore. Ma ecco che improvvisamente l’uomo si rialza: è ancora vivo! Il motivo? Sembrerebbe un inconsapevole viaggio indietro nel tempo, quindi prima che il suddetto morisse. Così inizia il percorso itinerante nel Pigneto per tornare ai giorni nostri. Con questo breve prologo, allo spettatore vengono fornite due precise informazioni: la prima, il tipo di linguaggio dello spettacolo, colloquiale, semplice, indirizzato al pubblico di non abitudinari del teatro; la seconda è il pretesto narrativo con il quale gli spettatori sono coinvolti in questo viaggio nel tempo, che crea così una sorta di unità d’azione – anche se molto più fragile rispetto a come la intendeva Aristotele nella sua Poetica.

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Foto di Manuela Giusto

Il teatro itinerante può essere visto come una “evoluzione” delle sacre rappresentazioni medievali, e con esse ha molte similitudini, almeno sul piano tecnico-formale. Per prima cosa, le tappe del percorso svolgono la funzione di luoghi deputati, cioè spazi rappresentanti uno specifico luogo della geografia umana – come le città – o luoghi allegorici – il Paradiso o l’Inferno. Ogni evento rappresentato nel luogo deputato avviene in un determinato momento; lo spostamento da un punto all’altro è simboleggiato dal passaggio di uno degli attori che letteralmente cammina verso la sua nuova tappa, stando a significare anche un preciso passaggio temporale. Il tutto avviene, ovviamente, per strada, in piazza, ovunque possa essere allestito un tale spettacolo.

I Nasoni Raccontano
 contiene tutte queste caratteristiche, ma con precise e decisive differenze. I luoghi deputati non vogliono rappresentare nulla al di fuori di loro stessi, ogni episodio è ambientato esattamente in quella piazza, in quella via e in quel parco, e non si sente l’esigenza di allestire alcun tipo di scenografia; ciò che offre la strada basta e avanza. Le sacre rappresentazioni potevano invece vantare scenografie molto ricche e a volte l’impiego di complessi macchinari spettacolari, mentre per questo spettacolo la tecnologia è impiegata solo in funzionalità della messa in scena: un microfono a giraffa, sulla testa degli attori, collegato a una cassa mobile che amplifica le voci dei dialoghi, e luci posizionate strategicamente per adeguarsi alla sistemazione del pubblico.

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Foto di Manuela Giusto

Il viaggio nel tempo, scritto e ideato da Fabio Morgan, nasce da un’indagine sul territorio del Pigneto: interviste, aneddoti, testimonianze scritte e orali. La drammaturgia si adegua al luogo in cui è ambientata: dopo il prologo, si rimane nel Parco del Torrione durante l’epoca fascista, periodo in cui fu inaugurato il Lotto prenestino della Cooperativa Tranvieri; ci si sposta poi fuori dalla Parrocchia di San Leone I, luogo di rifugio di cittadini e partigiani durante i bombardamenti del 1943; per i vicoli del quartiere si viene trasportati negli anni ’60, durante i quali Pier Paolo Pasolini pensava e iniziava le riprese di Accattone proprio per quelle strade; a Piazza Pigneto si rievocano l’intensificarsi del mercato della droga a Roma e l’abusivismo dell’Ex Pastificio Pantanella durante gli anni ’90.
I vari episodi non sono collegati narrativamente ma autonomi: al termine di una scena, un nuovo attore subentra e si sposta nel prossimo luogo deputato. Unico filo conduttore è una misteriosa valigetta, passata di testimone silenziosamente tra i personaggi: in ogni episodio se ne rivela un contenuto diverso, oggetti funzionali alla scena ma che forniscono un ulteriore approfondimento storico sul dato avvenimento; tutti trasportati da quella valigetta, una sorta di archivio storico che contiene dentro di sé la vita di tanti uomini e donne tramandata di generazione in generazione. Gli spostamenti non sono mai silenziosi, ma animati dagli attori che interagiscono con l’ambiente e con gli spettatori – anche quelli involontari, affacciati alle finestre di casa o seduti al ristorante –, insieme a un sottofondo musicale delle canzoni più iconiche di ogni periodo storico. Dispositivi che creano coesione tra gli spettatori, tra chi canticchia una canzone di Gianni Morandi o di Vasco Rossi, chi ricorda quei momenti con nostalgia, e chi è incredulo nell’apprendere certi fatti a lui sconosciuti.

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Foto di Manuela Giusto

Nella sua terza edizione, I Nasoni Raccontano riconferma l’arte della Compagnia del Teatro dell’Orologio nel padroneggiare la strada, ormai divenuta la loro “casa” dopo la chiusura del teatro – ne ha parlato qui Renzo Francabandera –, avvenuta due anni fa. Una fortuna nella sfortuna, considerando come i progetti della compagnia – facenti parte del macro-progetto La città ideale – siano da sempre appoggiati dalle istituzioni: lo dimostra, questa volta, la loro presenza nel programma di Estate Romana, calendario di eventi sostenuto dal Comune di Roma e dalla SIAE. Il messaggio lanciato da Fabio Morgan ai suoi spettatori prima dell’inizio dello spettacolo lascia presagire qualcos’altro, il rischio di un mancato rinnovo del progetto I Nasoni Raccontano per l’anno prossimo. E così finisce l’avventura dei nasoni, dopo anni di buoni rapporti? I fatti dovrebbero indicare il contrario, ma si sa: la storia ha il naso lungo, ma la memoria corta.

 

I NASONI RACCONTANO – LA STORIA HA IL NASO LUNGO (III edizione)

ideato e scritto da Fabio Morgan
adattamento e regia di Leonardo Ferrari Carissimi
con Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Susanna Laurenti, Diego Migeni, Giulia Nervi, Enrico Torzillo, Benedetta Russo, Riccardo Viola, Pietro Virdis
e con Raffaelle Barca, Arianna Martines e Victor Rodriguez
scene e costumi Alessandra Muschella
aiuto regia Marta Franceschelli
disegno luci Martin Emanuel Palma
aiuto costumista Martina Catelli
organizzazione Gianni Parrella
comunicazione E45
produzione Progetto Goldstein

Spettacolo itinerante per le strade del Pigneto, Roma
20-21 settembre 2019

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