ELENA SCOLARI | Dal Teatro Verdi di Padova – Teatro Stabile del Veneto, che per il quarto anno ha ospitato la finalissima, ecco chi è salito sul podio del Premio Rete Critica 2019!
Dopo aver visto gli spettacoli finalisti e aver ascoltato i racconti e le videorepresentazioni dei concorrenti per le sezioni Progetto/organizzazione e Strategie comunicative ecco i vincitori:

Miglior percorso artistico o di compagnia: Dom – L’uomo che cammina

Miglior progetto/organizzazione: Teatro dei Venti – Moby Dick

Miglior strategia comunicativa: Fattoria Vittadini – Festival del silenzio

BE9B56A6-2036-4036-936F-EAF2B823FABE.jpegIl Premio Rete Critica, che un nutrito gruppo di blog e siti indipendenti di informazione e critica teatrale assegna a partire dal 2011 al teatro italiano contemporaneo, dopo la prima fase di votazioni svoltasi online, ha assegnato oggi al Teatro Verdi di Padova i premi dell’edizione 2019. È stato possibile assistere agli spettacoli delle compagnie finaliste e alle presentazioni dei progetti organizzativi e dei progetti di comunicazione selezionati per la fase conclusiva, caratteristica unica del Premio Rete Critica.

Alla manifestazione ha partecipato una parte dei rappresentanti delle testate che hanno preso parte alle votazioni.
Quest’anno la Rete si è allargata e 33 sono state le testate italiane partecipanti alle votazioni.

PAC sostiene attivamente fin dalla sua prima edizione il premio Rete Critica, che così profondamente ha modificato il modo di guardare la scena in Italia, influenzando tutti gli altri premi con la sua modalità di voto e di consultazione.

 

Motivazioni dei premi:

miglior percorso artistico o di compagnia: DOM – L’uomo che cammina

Un progetto pluriennale che incrocia la ricerca letteraria, gli studi sul paesaggio, la filosofia e l’affondo performativo. Attraverso articolate indagini sulle specifiche di ogni contesto, L’uomo che cammina è un viaggio nel tessuto urbano e nei suoi spazi “incolti”. Approssimandosi a luoghi ipoteticamente più distanti dall’antropizzazione, la realtà quotidiana viene via via destabilizzata e resa artificiale tanto quanto i nostri sogni, portandoci dentro abbazie e piscine, al margine di laghetti e dentro a discariche fumanti, al cospetto di ragazze che cantano rapinose canzoni d’amore incontrando gang di periferia. La realtà così torna vivida, come quella di un sogno al primo mattino.
Il soggetto e l’oggetto dell’esperienza teatrale sono tecnicamente trasposti in uno spazio dove la drammaturgia nasce e cresce vicino ad entrambi, dove è possibile produrre quella peculiare sfasatura e l’indecidibilità tra finzione e realtà quotidiana. Senza però mettere da parte una precipua tensione politica che permette agli spettatori-camminatori di riappropriarsi dello spazio pubblico, prendendo sul serio l’enorme complessità del paesaggio e della città.

miglior progetto-organizzazione: Teatro dei Venti – Moby Dick

Una piccola compagnia teatrale, attiva alla periferia di Modena, decide di affrontare una delle crisi che incontra inevitabilmente qualunque percorso artistico rilanciando con un progetto complesso, ambizioso, utopico: un grande spettacolo di piazza ispirato al “Moby Dick” di Hermann Melville, centrata sulla imponente scenografia mobile immaginata da Dino Serra e affidata alla cura progettuale di Massimo Zanelli. Nasce così una imponente nave che diventa la terribile balena bianca, animata da decine di attori-danzatori-acrobati-musicisti, con il coinvolgimento anche dei “non-attori” con cui lavora abitualmente la compagnia: detenuti, immigrati, bambini. Nel corso di 4 anni, superando complessità economiche, realizzative, logistiche, nasce una coproduzione internazionale che porta il “Moby Dick” del Teatro dei Venti in una lunga e prestigiosa tournée (in verità più all’estero che in Italia). Il progetto coniuga creatività artistica e organizzativa con modalità inedite per l’Italia e che possono costituire un interessante modello produttivo.

miglior progetto di comunicazione: Fattoria Vittadini – Festival del silenzio

Una compagnia che porta avanti azioni culturali e artistiche dalla natura dinamica in forte ascolto con le necessità del contemporaneo. In particolare con il progetto Festival del Silenzio, Fattoria Vittadini ha concretizzato l’intenzione di allargare la proposta e la ricezione dei linguaggi performativi, attraverso la creazione di una piattaforma attenta all’accessibilità e all’inclusione, che riflette sui limiti dei consueti meccanismi di comunicazione fino a sradicarli. Una messa in discussione delle convenzionali relazioni performer-spettatore che si fonda su un rigoroso spostamento del proprio punto di vista.