ANTONIO CRETELLA | Nelle intenzioni manifeste (su quelle occulte parleranno i fatti nei prossimi mesi) le dimissioni dell’ex ministro Fioramonti, una sorta di profezia autoavverante annunciata già all’alba del suo brevissimo incarico, avrebbero dovuto puntare l’attenzione sulla silente e cronica crisi del comparto scuola in passato attribuita alle più disparate cause, non ultimo lo scarso impegno dei docenti, come amava sottolineare anche il predecessore di Fioramonti pochi mesi or sono. Una crisi che però ha solo una enorme, macroscopica motivazione: il susseguirsi di tagli che di anno in anno hanno assottigliato le risorse a disposizione degli istituti. img800-una-scuola-stonata-senza-note-144380Non parliamo di impostazioni didattiche o di teorie della conoscenza, ma di risorse materiali che mancano nel quotidiano e compromettono la pratica dell’insegnamento: mentre si favoleggia di tablet, di classi 3.0, lezioni rovesciate e altre validissime innovazioni tecnologiche al servizio della formazione, la realtà ci consegna la spietata cronaca di docenti che si autotassano per dotare la scuola di gessetti e di carta igienica, di aule pretecnologiche dove su un angolo del banco campeggia ancora il buco riservato al calamaio; con una differenza sostanziale tra zona e zona, città e città, persino tra istituto e istituto che inficia alla base il principio di equità. Parlare di innovazione nel campo della scuola quando è in forse anche solo l’agibilità di buona parte dell’edilizia scolastica è frutto o di bieca ipocrisia o di assoluta ignoranza dei reali bisogni della scuola, nonché in generale di una cecità (non sappiamo quanto involontaria) di fronte alla necessità di investire nella scuola per risolvere o mitigare a cascata i problemi che affliggono gli altri comparti pubblici, dalla sanità all’incapacità di creare lavoro. Di fronte al plateale j’accuse di Fioramonti, che coinvolge il suo quanto i precedenti governi, tutti complici di un progressivo e inesorabile disinvestimento nella cultura in senso pieno in favore di un tecnicismo aziendale – necessario ma non esaustivo del compito costituzionale di promozione della persona, o senza nemmeno quest’ultima alternativa – si risponde oggi con il magico sdoppiamento del MIUR e le prime parole della neoministra Azzolina riguardanti la passione degli insegnanti, in un anelito poetico da attimo fuggente. Un po’ come dire, davanti a uno che affoga, che nulla toglie la sete come l’acqua.