ANTONIO CRETELLA | In Pomi d’ottone e manici di scopa, il Professore Emelius Brown, truffaldino scansafatiche con frustrate aspirazioni di illusionista, prende possesso di una splendida villa vittoriana evacuata dai legittimi proprietari perché in prossimità di una bomba inesplosa. Alla domanda di Miss Eglantine Price su come mai non fosse terrorizzato dalla bomba, egli risponde che, pur non essendo coraggioso per indole, nella perversa natura delle cose quell’ordigno si era rivelato il suo migliore amico poiché gli aveva consentito di vivere come non avrebbe mai potuto. Il rapporto che l’Italia ha con l’universo dell’economia sommersa, del lavoro nero e della criminalità organizzata può essere visto negli stessi illuminanti termini: una bomba inesplosa la cui presenza è stata tollerata negli anni per i vantaggi in termini di controllo sociale e di contributo economico che assicurava (rappresenta una voce plurimiliardaria del PIL anche a fronte del danno erariale da esso provocato) a scapito di tutela della salute e di diritti del lavoratore. L’emergenza Coronavirus ha messo in luce, per continuare la metafora medica, il complesso delle malattie croniche del sistema tenute a freno da un precarissimo equilibrio di connivenze, chiusure d’occhio, appalto occulto a poteri concorrenti dello Stato pronti a travolgerlo in un momento di crisi