LAURA BEVIONE | Si è svolta nel pomeriggio del 30 aprile – chissà se soltanto per caso alla vigilia del primo maggio, festa dei lavoratori tutti – la videoconferenza stampa durante la quale i presidenti di Agis, Carlo Fontana; di Federvivo, Filippo Fonsatti; di Anfols, Francesco Giambrone; e di Anec Mario Lorini,  hanno presentato il documento portato nei giorni scorsi all’attenzione del ministro Franceschini ed esplicitamente intitolato Lo Spettacolo in Italia nella fase 2. Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico. Ospiti/testimoni della conferenza il regista Roberto Andò e il direttore d’orchestra Daniele Gatti. In collegamento, poi, 127 fra giornalisti e operatori – e l’alto numero dei partecipanti e la prassi della videoconferenza non ancora ben assorbita ha reso a tratti non proprio fluido il suo svolgimento – e su Facebook, ben milleduecento utenti a seguire la diretta, a segnalare l’ovvia urgenza della questione.

Ma qual è la natura e quale lo scopo del documento approntato dall’Agis? Fontana ha sottolineato come si tratti di una proposta «offerta» al ministro Franceschini che contiene sostanzialmente delle «semplici linee guida» che potrebbero essere seguite nel momento in cui – e solo allora – il Comitato tecnico-scientifico darà l’autorizzazione alla ripresa delle attività di spettacolo dal vivo.

Una premessa all’insegna della debita prudenza così come della volontà di fattiva collaborazione con il governo che è stata confermata da Filippo Fonsatti, il quale ha descritto il documento non come un «gesto temerario» né come il frutto di «valutazioni avventate» ma, appunto, il tentativo di immaginare forme e modi del riavvio, auspicando un coordinamento reale e fattivo fra ministero, enti territoriali e locali e, ovviamente, operatori. Fonsatti ha parlato di un «documento pragmatico e propositivo», fondato sulla consapevole e decisa affermazione della «pubblica utilità» dello spettacolo dal vivo.

Francesco Giambrone, da parte sua, ha spiegato come l’obiettivo che s’intende perseguire sia quello di arrivare a un «protocollo certificato a livello centrale, che poi possa essere adottato ed eventualmente modificato a livello locale». Premessa indispensabile per qualunque protocollo, nondimeno, è garantire la «sicurezza», tanto del pubblico quanto del personale tutto. Certo, per l’opera e i concerti le difficoltà al riguardo sono, se possibile, ancora maggiori…

Fontana, Fonsatti e Giambrone sono stati tuttavia compatti nell’evidenziare come non esistano gerarchie né apparenti divisioni fra i vari settori dello spettacolo dal vivo e Marco Lorini, in rappresentanza degli esercenti cinematografici, non ha mancato di esprimere la piena solidarietà del mondo del cinema, non meno sofferente, ricordando, fra l’altro, come molte sale, soprattutto nei piccoli comuni, alternino abitualmente cinema e teatro.

Date queste necessarie premesse, com’è effettivamente articolato il documento approntato dall’Agis? Si opera, in primo luogo, una distinzione fra attività in presenza del pubblico e attività produttive – quando e come si tornerà a fare le prove dal vivo e non per mezzo di Zoom? – e per entrambe si ipotizzano un cronoprogramma e delle misure di sicurezza.

Per quanto concerne le prime, si attua una distinzione fra attività «outdoor e indoor», immaginando che il riavvio possa iniziare proprio da quelle all’esterno, auspicando così pure la possibilità che i festival estivi, benché necessariamente ridimensionati e ripensati, possano avere luogo. Fonsatti ipotizza che piccole piazze, giardini e cortili, ben circoscritti, possano diventare palcoscenico e platea per ricominciare a proporre spettacoli destinati a un pubblico giocoforza diluito e dimezzato, specificando che, ovviamente, si tratterebbe di un inizio. Certo impensabili concerti rock e grandi eventi dal vivo ma sì a «spettacoli urbani, teatro di strada, concerti bandistici, sfilate itineranti», favorendo così anche realtà più piccole e oggi in maggiore sofferenza.

Le misure di sicurezza da adottare per il pubblico dovranno essere più rigide nel caso delle attività indoor e, fino a quando non si tornerà a regime, comporteranno inevitabili perdite da compensare tanto con il prosieguo degli ammortizzatori sociali già messi in campo dal ministero, quanto da risorse aggiuntive da prevedere in fase di riavvio. Tutto ciò poiché sia l’inevitabile diminuzione degli spettatori nelle sale quanto l’allestimento di percorsi di ingresso in sicurezza comporteranno spese non indifferenti da parte degli enti gestori.

Esiste, poi, un’altra problematica, legata a sentimenti, atteggiamenti, disponibilità economica degli spettatori stessi: Fonsatti ha sottolineato come, inevitabilmente, il pubblico sarà «più povero» e, nondimeno, intravede la possibilità di un suo ampliamento alle nuove generazioni, solitamente e maggioritariamente estranee al teatro. I giovani, ha spiegato il presidente di Federvivo, in quanto meno esposti al contagio, saranno i primi a poter tornare a frequentare in tranquillità luoghi pubblici e, allora, sarebbe auspicabile favorirne la partecipazione a eventi di spettacolo dal vivo per mezzo di agevolazioni sull’acquisto dei biglietti. Una scommessa sul futuro, dunque.

Prima ancora del pubblico, però, sono i lavoratori del settore che dovranno avere la possibilità di tornare a lavorare in sicurezza: il cronoprogramma ipotizzato nel documento dell’Agis auspica una «rimozione sollecita della sospensione delle attività produttive, con adeguato anticipo rispetto al calendario di riavvio delle attività con pubblico, al fine di consentire la ripresa». La richiesta è quella di poter iniziare il prima possibile con le attività di gestione – amministrative e tecniche – e produttive e, a proposito di queste ultime, si fa riferimento tanto ad attività «di produzione ed esecuzione in assenza di pubblico», quanto a quelle realizzate «in vista del riavvio delle manifestazioni con pubblico» e si esplicita la possibile «produzione di materiale fruibile attraverso canali web, tv, ecc.».

Proprio in riferimento a questo “materiale” destinato a una diffusione non dal vivo e agganciandosi alla proposta del ministro Franceschini di un “Netflix del teatro”, Fonsatti ha giustamente puntualizzato come non si possa trattare che di «un’attività complementare e non sostitutiva» e possa essere sfruttata per descrivere «il processo creativo e non il prodotto finito» e magari per avvicinare al teatro quel succitato nuovo pubblico di «nativi digitali».

Per garantire il riavvio delle attività produttive, nondimeno, sono indispensabili ulteriori e sostanziali interventi pubblici di sostegno e a essi è dedicata la parte finale del documento, concluso da un capitolo specifico che comprende alcune «proposte operative per le produzioni liriche, sinfoniche e coreutiche e per la filiera della musica».

Per concludere, ci pare che il documento dell’Agis da una parte esprima lo sforzo costante da parte degli operatori istituzionali dello spettacolo dal vivo di immaginare un possibile futuro, nel rispetto della sicurezza di lavoratori e spettatori quanto nell’auspicio di una positiva risposta e una concreta collaborazione da parte dell’interlocutore politico; dall’altra la sensazione è che la questione sia assai più ampia e soprattutto stratificata e differenziata e che, dunque, non possano esistere soluzioni generali né generalizzate.

Si attende, dunque, un riscontro a breve da parte del ministro Franceschini – che proprio nella mattinata del 30 ha incontrato i rappresentanti dell’Agis – e del quale si citano la disponibilità e la volontà dichiarata di aiutare non soltanto a parole il settore dello spettacolo dal vivo. Finora, però, sappiamo soltanto del’impegno ad assegnare con maggiore rapidità le quote dovute del Fus e, novità, della disponibilità di ulteriori venti milioni da destinare alle realtà non finanziate proprio dal Fus e da attribuire tramite bando…

In attesa dell’uscita del nuovo decreto, ci sembra allora significativo rammentare quanto detto da Roberto Andò che, se da un lato, costruttivamente, ha ribadito il ruolo del teatro quale «laboratorio in cui si progetta il futuro», ha ricordato un emblematico dramma di Thomas Bernhard, Minetti, augurandosi che gli attori italiani non si ritrovino nei prossimi mesi, come il protagonista eponimo disegnato dal drammaturgo austriaco, a «recitare il Re Lear nella propria soffitta», soli…