ANNALISA GURRIERI | Una piscina che al calar del Sole si illumina e un piccolo palco con una sedia, un tavolino e una cassapanca. È il 29 giugno 2021 e ai Bagni Misteriosi del Teatro Franco Parenti di Milano il pubblico è in trepidante attesa. Lino Guanciale esce dai camerini, attraversa il prato e si dirige verso il palco. Si siede e si addormenta, ma prima esordisce con un «Voi non mi avete visto». Impossibile far finta di niente quando uno degli attori più popolari della televisione italiana torna a calcare l’amato palcoscenico, si allontana per qualche ora dalla cinepresa, ricomincia a guardare gli spettatori negli occhi e li cattura con quella sua peculiare timidezza mista all’urgenza di raccontare una nuova storia.
Inizia così Non svegliate lo spettatorespettacolo ispirato alla vita di Ennio Flaiano interpretato da Lino Guanciale, per la regia di Davide Cavuti che lo affianca sul palcoscenico con il suono della fisarmonica. Sono pronti a raccontare dal vivo una storia che risale alla prima metà del secolo scorso, ma che si scoprirà essere più contemporanea che mai: quella di un abruzzese come Guanciale, di uno sceneggiatore, di uno scrittore, di un critico, di un uomo appassionato di teatro. L’invito è ad addormentarsi, a restare in quello stato di dormiveglia privilegiato da Ennio Flaiano come il momento di massima sensibilità dello spettatore. A svegliarlo ci penseranno Guanciale e Cavuti con la collaborazione di una signora offertasi volontaria per suonare una campana dalla platea: la parola d’ordine è «Coraggio, il meglio è passato».

Si comincia: «Entriamo a teatro insieme a Flaiano». Guanciale indossa un paio di occhiali tondi neri, propone una voce nasale tra la cadenza abruzzese e quella romana e ci mostra un Flaiano che scrive la recensione dell’Amleto di Shakespeare andato in scena nel 1961 per la regia di Carmelo Bene. Poi si toglie gli occhiali e, a occhi chiusi, come un sognatore, recita il monologo di Amleto tradotto da Flaiano. La luce illumina l’automobile alla sinistra del palcoscenico, una “Topolino”: Guanciale è il Flaiano «cantore delle contraddizioni di quel mondo nuovo che arriva e che non c’era mai stato prima». L’attore aggiunge pennellate al ritratto di un artista che, attraverso uno sguardo cinico e disincantato, ha cercato di raccontare l’Italia del 1960, in crisi allora, forse, come adesso.

ph: Noemi Ardesi

La lettura frizzante degli aforismi di Flaiano si insinua nel racconto che, man mano, si arricchisce delle sue diverse vocazioni. Di aforisma in aforisma, di lettera in lettera, di canzone in canzone si aggiungono al dipinto alcuni tra i volti che hanno popolato la sua vita: Vittorio Gassman, interprete e regista dell’insuccesso di Un marziano a Roma, spettacolo teatrale tratto dall’omonimo romanzo dello sceneggiatore, una mancata comunanza di intenti tra un attore che cercava di essere consolatorio e uno sceneggiatore che di consolatorio aveva ben poco; Federico Fellini, l’altro volto di un sodalizio che ha dato i natali a grandi film della storia del cinema. In questo caso la corrispondenza tra i due è l’emblema di un rapporto fondato sull’adesione profonda.

Dal Flaiano degli aforismi a quello della corrispondenza, dallo sceneggiatore, passando per lo scrittore di Tempo di uccidere, suo unico romanzo, Guanciale propone così un personaggio spiritosissimo e intimo al tempo stesso. Questa dimensione raggiunge l’apice con la lettura degli scritti sul grande dolore che ha accompagnato tutta la vita di Flaiano, quello per la malattia della figlia, il suo «amore purissimo». Come era stato eccelso nel guardare e indagare l’Italia e gli italiani di quegli anni, Flaiano scava nel suo dolore in modo delicato e profondo.
Guanciale si conferma eclettico, capace di stupire nella recitazione, nell’imitazione e nel canto. È un puzzle ben riuscito da cui traspare la passione di un attore che in teatro «sempre resta colui che mostra», per dirla con le parole di Bertolt Brecht, lasciando però frammenti delle sue interpretazioni negli occhi e nell’anima di chi assiste. Un attore che getta uno sguardo tenero ma allo stesso tempo critico su un artista poliedrico. Penso che Guanciale abbia raggiunto il suo intento, dichiarato all’inizio: condurre alla scoperta di Flaiano chi non lo conoscesse e indurre alla rilettura chi lo conosce già.

Con l’ultimo «Coraggio, il meglio è passato», quel Flaiano «marziano sulle nuvole» che ci ha accompagnato per un’ora e mezza torna sulla terra e ci porta con sé.
«Una serata memorabile» come dirà Andrée Ruth Shammah, direttrice artistica del Franco Parenti, al termine della rappresentazione. Mentre apprezza gli applausi, Guanciale non può esimersi dal mantenere la promessa, pronunciando queste parole: «Siate tanti sempre perché abbiamo tanto bisogno di voi». Una richiesta fatta a nome di tutti gli artisti che pian piano ricominciano dal vivo, nella speranza di non dover più abbandonare il palcoscenico e per tutti quegli spettatori per i quali il teatro può essere risorsa, respiro, un sogno da costruire insieme.

 

NON SVEGLIATE LO SPETTATORE
Ispirato alla vita di Ennio Flaiano

con Lino Guanciale
regia Davide Cavuti
produzione TSA Teatro Stabile d’Abruzzo
in collaborazione con Stefano Francioni Produzioni            

Bagni Misteriosi del Teatro Franco Parenti, Milano
29 Giugno 2021