CARLOTTA SALLEMI | Si sono accese le luci del Piccolo Teatro Grassi di Milano all’insegna delle novità nella scena teatrale mondiale per la XXI edizione del Festival Internazionale delle Drammaturgie – Tramedautore, realizzato da Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, in collaborazione con mare culturale urbano.
In prima assoluta sabato 18 settembre 2021 è stato portato in scena lo spettacolo Taxi Light Vigil per la regia di Elisabetta Carosio, testo del pluripremiato drammaturgo e poeta irlandese Darren Donohue, una firma che torna al Festival cui aveva partecipato nel 2015 con il successo di Dayshift.

Nell’ufficio della stazione dei taxi Happy Clappy Cabs le vite di due sconosciuti si intrecceranno tra oscuri segreti e misteriosi indizi nascosti. Si accendono le luci al neon fucsia delle insegne “HAPPY” “CLAPPY” “CABS” che illuminano la scenografia anni Ottanta, creando così un’atmosfera molto pop. Entra in scena l’energica Barbara Moselli, nelle vesti della receptionist Carla che si occupa del centralino e di seguito la cupa figura dell’autista Dave, interpretato da Gabriele Genovese. Così tra un turno di notte e l’altro nella stazione dei taxi, l’attesa si trasformerà in un incubo… o meglio in un trip! Le ripetute chiamate provenienti da un numero sconosciuto porteranno i nostri protagonisti a bere un caffè corretto con LSD che li spingerà a confessarsi i propri peccati più oscuri. Così da semplici colleghi i due diventeranno compagni di viaggio: Dave racconterà del suo matrimonio fallimentare dovuto a un amore omosessuale per un collega tassista, mentre Carla parlerà della pressione vissuta durante il periodo in cui ha fatto da madre-surrogato, perdendo poi la bambina Daisy.
Tutto sembra far pensare a una escalation tragica e pessimistica della trama, invece il nodo drammatico si scioglie armoniosamente tra battute e freddure di genere noir. Fragorose risate risuonano nella sala, il pubblico è rapito. Nonostante l’assurdità di alcune scene che sottolineano l’allucinazione dovuta al consumo di acidi, il carisma dei due attori in scena cattura l’attenzione degli spettatori. Un’interpretazione fresca, moderna che si stacca dallo stile accademico.

Dopo la disperazione e l’allucinazione caotica della prima parte, che permette ai nostri protagonisti di esplorare il proprio senso di colpa verso la vita che hanno vissuto in maniera scontata e poco attiva, saranno ora responsabili di quella di un pollo rinchiuso in gabbia e senza diritto di parola. Carla e Dave si troveranno in balia dell’indecisione: ucciderlo o proteggerlo? Questo dibattito caratterizza l’ultima parte della rappresentazione, tra esplosioni di rabbia e commozione dei personaggi; è forse il vero momento di svolta. Da qui, l’allucinazione pian piano diventa sempre più cosciente. Trilla il telefono, la voce dell’anonimo indica un pannello alla coppia, che si avvicina e ne rimane ammaliata. Quest’immagine, che percepiamo solo attraverso l’espressività del volto degli attori, rincuora i due personaggi. Carla e Dave vedono cose diverse: loro da piccoli, i loro genitori, essenziali momenti di pura gioia.
La serenità dell’immagine si trasforma di conseguenza anche in una serenità d’intenti. Così il pollo sarà liberato di comune accordo in un prato vicino, vivrà una vita piena e felice. In fondo è quello che si augurano anche i nostri protagonisti per loro stessi. Dopo aver riscoperto i lati più oscuri e aver compreso e accettato il loro passato ora sono liberi, anche loro! E questo lo augurano anche a noi spettatori, voltando finalmente quel misterioso pannello che prima non eravamo in grado di vedere: è uno specchio, si infrange così il muro tra noi e lo spazio scenico, forse un invito a percorrere quel viaggio, quella presa di coscienza che Carla e Dave hanno acquisito sotto i nostri occhi.

La regia di Elisabetta Carosio rende lo spettacolo frizzante, pieno di colpi di scena grazie all’incalzante trillo di telefono che annuncia un nuovo indizio nascosto. Probabilmente la familiarità della regista con opere di Donohue ha permesso una realizzazione centrata. La sua collaborazione nella progettazione di scenografia e costumi con Tommaso Osnaghi ha reso perfettamente l’idea di un centralino dei taxi, il tocco anni Ottanta e le luci al neon di Alice Colla hanno incontrato il favore del pubblico, aiutando gli attori a svolgere il proprio ruolo al meglio e permettendogli ampio spazio di realizzazione teatrale.
La rappresentazione è degna di nota, un sabato sera passato tra risate e condivisione, una vera esperienza teatrale a tutto tondo. Una trama che può suscitare diverse interpretazioni, che si legge e si fa leggere. Un trip nel nostro inconscio ci smuove così dall’apatia quotidiana. Questo spettacolo, inserito nel Festival, lascia grande spazio all’innovazione, ricreando un nesso dinamico tra comunità e teatro.

 

TAXI LIGHT VIGIL

di Darren Donohue
regia di Elisabetta Carosio
con Gabriele Genovese, Barbara Moselli
light design Alice Colla
scenografia e costumi Elisabetta Carosio, Tommaso Osnaghi
produzione Compagnia Lumen. Progetti, arti, teatro
si ringrazia Campo Teatrale e Teatro dell’Armadillo

Milano, Piccolo Teatro Grassi | 18 settembre 2021