MATTEO BRIGHENTI | Recitare è l’azione del dire. La voce è il suo strumento: è il tramite fra il respiro e la parola, fra il pensiero e l’ascolto. I Kinkaleri sovvertono questo assioma della scena, questa natura incontestata del palcoscenico: nel sorprendente OtellO parlano – alla lettera – i corpi. Al Teatro Fabbricone di Prato Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Daniele Palmeri, Michele Scappa, incarnano la lingua di William Shakespeare nel profondo di ogni fibra. Interpretano la tragedia del moro di Venezia traducendola con un alfabeto di “danza teatro”, che mette in danza il teatro: alle lettere si affiancano i muscoli, alle frasi i movimenti, i gesti.
La storia diventa così un filo che si distende con i quattro portentosi danzatori (gli stessi di ManYmucHKisskKIssYou) e si avvolge attorno a loro, nel rincorrersi di figure che si compongono e scompongono senza sosta, come i respiri, i battiti, le pulsazioni di un destino comune. Ma non c’è distanza, non c’è separazione possibile che ostacoli del tutto il loro completarsi l’uno con l’altra, e viceversa: i loro corpi sono le articolazioni di un unico corpo. Ossia, il testo di Shakespeare, esplorato da Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco alla ricerca di una presenza, di un essere e di uno stare, che racconti sé stesso e quello a cui allude.

Foto di Luca Del Pia

Passi al buio, sagome nell’ombra, solo dei torsi nudi raccolgono e rimandano qualche chiarore. Lucisano, Montanari, Palmeri, Scappa, girano in cerchio, a passo di marcia, fino a quando non siamo entrati tutti in sala. L’oscurità, allora, lascia il palcoscenico: scende su di noi. E la marcia prende lo slancio della corsa. Una volta iniziato, il dramma procede, va avanti e arriva alla conclusione. Tutto ciò che viene innescato trova la sua fine, in un modo o in un altro.
Il cerchio è una figura ricorrente, fin dal titolo: OtellO. La doppia O maiuscola sembra quasi messa lì a incastonare la parola inglese tell, ovvero l’infinito del verbo raccontare, ma anche il suo imperativo, racconta! Dì che le menzogne personali e sociali, i delitti, i femminicidi, sono accaduti e continuano ad accadere con un moto a oggi perenne, invariabile e immutabile.

Foto di Luca Del Pia

Ci troviamo di fronte, dunque, al luogo sacro dove si concentrano le energie materiali e spirituali legate alla necessità di prendere la parola con tutto il corpo e opporre la r-esistenza della variazione, dello scarto di lato, che traduca l’assenza di opposizioni in un’uguaglianza di principi.
C’è poesia e politica, bestialità e dolcezza, in questo Shakespeare riletto e rivisto all’insegna del “recitar danzando”, una linea di ricerca coreografica che i Kinkaleri proseguono e perseguono da almeno un decennio, dal progetto All! fino all’Inferno.
Iago, a un certo punto, affronta una piramide di corpi: il potere dell’uomo sull’uomo si regge sull’abbiccì di braccia e gambe, di mani e piedi sempre in movimento, che dicono quanto è difficile capire e difendersi, smascherare e reagire. E intanto, la natura, il mondo, stanno lì a osservare, non intervengono: non fanno niente.

Foto di Luca Del Pia

OtellO, in definitiva, è uno scavo sull’identità, su ciò che siamo, o meglio su chi ascoltiamo per essere ciò che siamo. Per un inganno Desdemona viene uccisa. Per lo stesso inganno Otello si uccide. La furia è a testa in giù, l’universo è capovolto e il sangue arriva al cervello, annebbia la vista e rende pazzi. La morte è un addormentarsi che disegna le o concentriche di Otello e di omicidio. Sono le fedi nuziali di questa catastrofe della gelosia, e più ancora della fiducia malriposta.

OtellO
liberamente tratto da The Tragedy of Othello, the Moor of Venice di William Shakespeare

progetto e realizzazione Kinkaleri – Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco
con Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Daniele Palmeri, Michele Scappa
musiche originali Canedicoda
luci Kinkaleri, Giulia Barni
produzione Elena Conti
organizzazione Gaia Fronzaroli
assistente alla regia Simone Schiavo
produzione Kinkaleri/KLm, Teatro Metastasio di Prato
con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura, Regione Toscana

Teatro Fabbricone, Prato
31 ottobre 2021