SILVIA ALBANESE | Per l’amore passionale non ci sono mezze misure: tutto acquista un peso specifico notevole, e nel vasto spazio aperto dall’altro che si fa oggetto dell’amore, crescono e si alimentano costantemente le polarità: l’intensità dell’amore si fonde con l’intensità dell’odio, l’intensità del piacere si acutizza nel più insopportabile dei dolori. L’orizzonte ampio aperto dall’oceano si contrae, come il cuore ferito: diventa bidimensionale come una pagina. Da questa strettoia del cuore infranto Oscar Wilde ci parla nella più bella lettera d’amore mai scritta: il De profundis, opera che porta lo stesso titolo di un salmo penitenziale per i defunti.

Into the Wilde, monologo comico del vicentino Marco Bianchini con la regia di Gianmarco Busetto prodotto dal Teatro della Caduta, ha debuttato il 5 maggio al Cecchi Point per Concentrica Open School, un progetto che rinnova concretamente la relazione dei giovani con il teatro: alcune fortunate classi degli istituti superiori IIS Avogadro, Convitto Nazionale Umberto I e Liceo Domenico Berti di Torino hanno conosciuto i mestieri meno visibili del teatro, tutto quel dietro le quinte che prepara e predispone lo spazio scenico e immaginifico del teatro. Una formazione necessaria, legata al saper fare delle professionalità invisibili dello spettacolo dal vivo, che conduce studentesse e studenti ad aprire le porte delle proprie scuole alla cittadinanza. In occasione di questo debutto al Cecchi Point è stata la 3F dell’Umberto I ad accoglierci e accompagnarci: Ludovica, Lola, Giacomo, Pietro, Beatrice, Eugenio, Elisabetta, Marianna, Chiara, Francesco, Diego, Attilio, Marco, Alexandra, Giovanni, Filippo, Aurora, Giovanni, Francesca e la loro Prof. Linda Soglia.

Dalla biglietteria all’accoglienza, dal dialogo con gli artisti alle domande al pubblico, l’energia delle ragazze e dei ragazzi ha costituito parte integrante della visione del monologo di Bianchini, creando una calda cornice al dispiegarsi del senso fatta di eccitazione, domande, scoperte, smartphone che suonano, fotografano e riprendono.
Bianchini è in scena con una telecamera, con la quale riprende la propria scrivania su cui si trovano libri, fumetti, disegni fatti da lui, Lego e pupazzetti vari. Un po’ come Agrupación Señor Serrano, Bianchini costruisce e disfa la scena digitale che costruisce live giocando con gli elementi a sua disposizione. Mi stupisce non trovare tra i libri ripresi sul tavolo Gross Indecency: the three trials of Oscar Wilde di Moisés Kaufman, da cui Ferdinando Bruni e Francesco Frongia hanno tratto il memorabile ATTI OSCENI con Giovanni Franzoni. Eppure da qualche parte anche queste parole, questa visione e questa memoria accompagnano la narrazione di Bianchini; un viaggio che ha fatto scoprire al giovanissimo pubblico qualcosa che – lo dichiarano loro a fine spettacolo – non avrebbero mai conosciuto della vita di Oscar Wilde: “il fatto che fosse omosessuale”.
Così come non è dato sapere a chi non ha visto la serie animata che Sailor Uranus e Sailor Neptune si amano (l’amore saffico tra le due giovanissime guerriere Sailor Heles e Milena è stato censurato nella versione animata del manga andata in onda a fine anni Novanta), evidentemente non è dato conoscere, studiando l’opera di Wilde sui banchi del liceo, chi fosse il suo grande amore, e quali le conseguenze di questo amore nell’ipocrita società vittoriana che lo stesso Wilde metteva in scena nelle proprie opere. Tra il debutto di The importance of being Ernest e la condanna di Wilde a 2 anni di prigione e ai lavori forzati passano solo 6 mesi. La guerra arriva senza preavviso, nel collettivo come nel privato e da un momento all’altro la dolcezza, la ricchezza, il piacere possono lasciare il posto al vuoto, all’amarezza, alla disperazione.


Into the Wilde è un affondo nella parte selvatica di Oscar Wilde, uno spettacolo in cui l’amore per il cinema si coglie già dal titolo che cita Into the Wild, il film di Sean Penn tratto dalla tragica storia vera di Christopher McCandless, un uomo che come Wilde ha rifiutato di adeguarsi alle regole della propria società.
Il viaggio proposto da Bianchini ha un approccio storico-filologico e al contempo un grande impatto comunicativo: la parola, il gesto, la danza, il video, il disegno, l’animazione degli oggetti sono gli elementi minimi di un linguaggio composito che si fa scrittura scenica dal ritmo coinvolgente e accattivante nella costruzione di una tensione narrativa che mette al centro il desiderio: quello di Oscar nei confronti dell’amato Bosie (Lord Alfred Douglas), certo, ma anche il desiderio di danzare e di disegnare dello stesso Bianchini.
Il desiderio di condividere i propri talenti e portare al pubblico una visione dell’amore passionale, aperta e fluida, che ci rivela quanto ancora l’amore nella nostra società sia “eteronormato”. Perciò grazie Marco, per il nutrimento che ci hai offerto.

INTO THE WILDE

di e con Marco Bianchini
regia Gianmarco Busetto
drammaturgia Gianmarco Busetto, Marco Duse, Marco Bianchini
disegno luci Fabio Bonfanti, Marco Duse
produzione Teatro della Caduta