ENRICO PASTORE | In questa seconda parte del mio racconto su Fisiko! Festival di azioni cattive, evento dedicato apparentemente alla danza, ma più profondamente atto d’amore per il corpo in movimento, vorrei fare esercizio di ammirazione, consapevole di parzialità, ma privo di partigianeria.
Negli spazi evocativi dell’ex Ceramica Vaccari di Santo Stefano di Magra, nel loro essere rovine industriali di un tempo passato ma non troppo, dopo un fugace apparire in una notte di giugno a Castiglioncello durante Armunia, ecco riapparire una stella fulgida e fugace: Étoile, spettacolo nato dalla collaborazione tra Rita Frongia, drammaturga e non coreografa, e Stefano Vercelli, attore ma non danzatore.
L’incontro ha generato una creatura equivoca, ibrida, aliena? Nient’affatto! Ciò che l’occhio dello spettatore vede è danza e coreografia. Se ci fosse ancora qualche fautore della separazione dei generi artistici, nel vedere Étoile dovrebbe far pubblica professione di apostasia e di rinuncia al proprio credo.
I principi che ispirano ciò che avviene nello spazio scenico sono universali, esigenti come un’antica divinità ma generici nella loro quasi inavvicinabile semplicità: padronanza delle tecniche del corpo, sapienza poetica, capacità di far parlare ogni elemento al di là delle parole, sottrazione del sé, ascolto totale, abbandono nel controllo, magica abilità di far apparir semplice ciò che non lo è.

Stefano Vercelli in Etoile

Nel corso della storia del teatro sono state usate parole diverse per descrivere questo stato di grazia, sempre approssimative, perché è impossibile descrivere questo andar oltre pur rimanendo ancorati a terra. Non è un caso se il dio del teatro è stato Dioniso, dio della contraddizione e di tutti gli opposti, né maschio né femmina, non umano eppur più dell’umano ma, nello stesso tempo, ferino.
Baldassare Castiglione ne Il Cortegiano usa il termine sprezzatura e così lo descrive: «Per dir forse una nova parola, [occorre] usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte, [come se si agisse] […] senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo credo io che derivi assai la grazia: perché delle cose rare e ben fatte ognun sa la difficultà, onde in esse la facilità genera grandissima maraviglia». Celar l’arte sembrerebbe essere il segreto, ma è qualcosa di più.
Pensiamo a Francesco d’Assisi, performer sui generis, e alla sua capacità di parlar facendo, produrre pensiero con l’azione, con semplicità e complessità allo stesso tempo. Prassi filosofica cercata affannosamente da Antonin Artaud.

Difficile è descrivere con parole l’atto scenico nel suo superbo apparire, laddove trascende il dire, il raccontare, dove è manifestazione e non rappresentazione. Forse bisognerebbe provare a tacere e provar semplice maraviglia come afferma Castiglione. Ma in qualche modo bisogna provare. Étoile è un piccolo capolavoro da tramandare e far studiare alle giovani generazioni perché matrimonio perfetto tra una drammaturga capace di abbandonar le parole e agire sui gesti e gli oggetti, chiedendosi sempre se ogni apparizione sia o meno necessaria, e uno straordinario attore abile nel mettere in campo la sua storia e il suo sapere tecnico e farlo cantare.
Nell’immaginare questo personaggio, come Dioniso al di là dei sessi e dei generi, questa Étoile decaduta ma pur sempre stella pronta a farsi supernova, abbagliando i cieli per un ultimo volo che è caduta, fine e vertice di un percorso, Rita Frongia e Stefano Vercelli hanno usato il cesello, scolpendo ogni segno eliminando ogni grammo di superfluo, si sono levati di mezzo per far emergere. Così una tazzina, una vestaglietta, un tutù, un foglio di carta, dei teli hanno potuto parlare e commuovere, così il corpo ha potuto danzare, e corpo e oggetti hanno composto una partitura che è coreografia come nei grandi spettacoli di Kantor.

Rita Frongia e Stefano Vercelli

Il corpo attorico di Stefano Vercelli ha distillato e riversato sulla scena la sua storia fattasi memoria corporea, come per esempio l’apparire quasi inconscio della gestualità appresa dal Kathakali, e così quell’étoile danzante, dall’apice declinante ha fatto apparire mondi e meraviglie pur nell’atmosfera melanconica e saturnina che invogliava al riso e al pianto.
Étoile nel suo essere povero e splendido, semplice e complesso, è anche atto politico oltreché poetico. Politico nel senso più alto, nell’opporsi alla mercificazione dell’umano, nel non farsi mai discorso rimanendo canto, nell’essere semplice contro la semplificazione. Rita Frongia e Stefano Vercelli hanno regalato un piccolo miracolo in questi tempi crepuscolari, un momento di altissimo teatro, un istante sempre più raro e per questo sempre più prezioso in cui si è potuta intravedere dietro quel vecchio in tutù, la danza di Shiva, il distruttore e costruttore di mondi.

 

ÉTOILE

uno spettacolo di Stefano Vercelli e Rita Frongia
drammaturgia Rita Frongia
con Stefano Vercelli
produzione Artisti Drama APS
con la collaborazione di Fondazione Armunia
Durata 25′