RENZO FRANCABANDERA | A Milano nasce e muove i primi passi proprio in questi giorni un nuovo festival, interamente dedicato al territorio urbano in cui l’arte, la performance, la danza e la video arte si fanno strumenti per aprire al pubblico un discorso articolato e complesso su diritti, bene comune, giustizia sociale e “cura” intesa come pratica artistica.
Il festival si chiama Walk the (red) line e nasce da Le Alleanze dei Corpi, un progetto annuale che dal 2019 -con continuità- lavora sulle pratiche relazionali, artistiche, performative ed etnografiche, che prende il via in questi giorni con un programma fitto di eventi e che proseguirà con appuntamenti fino a Dicembre.

Le Alleanze dei Corpi è un progetto di DiDstudio e ZEIT nato nel 2019 in via Padova che invita a riflettere sulla cura intesa come bene comune, diritto universale, patrimonio di conoscenza.  Quest’anno, dopo il riconoscimento del FUS nell’ambito danza e coesione sociale per il triennio 2022- 24, il progetto prende forma anche come festival, grazie anche al sostegno di Milano è viva.
Walk the (Red) Line si allarga a nord-ovest, rispetto a questa geografia originaria, sul quartiere di San Siro, intensificando la componente di pratiche artistiche e laboratoriali trasformative del tessuto sociale e del territorio, coinvolgendo il territorio in una programmazione di spettacoli e performance gratuiti e interamente dedicati alla città.

Pac ha incontrato la curatrice Maria Paola Zedda e il curatore Emanuele Braga, che in questi mesi coordinano un gruppo orizzontale di professioniste, professionisti e art workers che lavorano mettendo un’attenzione particolare ai linguaggi contemporanei e ai cambiamenti sociali e politici.

Il progetto Le alleanze dei Corpi quest’anno cambia forma e si fa festival, per far precipitare in un’altra dimensione -gratuita e aperta al pubblico- le sue istanze creative e politiche. Cosa comporterà questa trasformazione?

Maria Paola Zedda: Le Alleanze dei Corpi è un lavoro nato nei territori con una stratificazione di lavoro sul campo di quattro anni. Tornare in piazza, occupare lo spazio pubblico senza il timore delle chiusure, lasciare emergere dalle strade e dai contesti territoriali le voci, le danze, i cammini, rappresenta il richiamo a un’adunanza, alla rivendicazione del diritto alla città come luogo politico, ma anche come spazio di creazione di immaginari. Questa accensione speriamo sia anche un momento di gioia, di festa, di utopia concreta, uno spazio di intersezioni, di corpi, pensieri, azioni.

Artiste, artisti e progetti in programmazione sono stati scelti secondo le linee guida del progetto, ma le pratiche e le discipline sono estremamente differenti e pronte a dialogare con un pubblico eterogeneo, in due luoghi precisi della città: San Siro e Via Padova. C’è un pubblico non ancora alla portata del progetto che vorreste intercettare?

Emanuele Braga: devo dire che sono anni che la comunità artistica internazionale ha scelto di essere indisciplinata. Nel senso di non stare più all’interno di canoni disciplinari stretti. La coreografia riflette spesso spesso sulla valenza politica del corpo, l’arte contemporanea passa attraverso la performance con più complessità e libertà della tradizione specificatamente teatrale, la discussione teorica si fa pratica attraverso rituali e sculture sociali. Questo programma di Le Alleanze dei Corpi, credo, cerca di interpretare questo spirito, ma lo fa rifiutando che questo sia semplicemente uno stile o una moda. Cerchiamo cioè di mettere al servizio azione performativa, ricerca teorica e arte visiva alle tensioni sociali dei quartieri in un processo generativo e di emancipazione sociale.

Il progetto conta una rete di partner che rivelano una strategia di lavoro profondo sulla città: chi sono?

Maria Paola Zedda: ci sono realtà che hanno lavorato nel progetto da anni: Progetto Aisha, realtà dedicata alla lotta alla violenza e discriminazione di genere, CURE, attiva in via Padova. Le associazioni fondatrici del progetto DiDstudio e ZEIT hanno tessuto nuove alleanze, prima tra tutte quella con Landscape Choreography, partner progettuale, quella con Standards, la cui ricerca è dedicata al suono e al corpo del suono, Kinlab, spazio culturale nel cuore di San Siro, Qcode, magazine di geopoetica, Micambio, realtà artistica di San Siro. Le maglie di ogni realtà sono estese e radicate, per cui il progetto assume una forma e una prospettiva tentacolare.

Emanuele Braga: sono le persone e le comunità più invisibili e più irrequiete. Spero. Lavorando con le associazioni, i collettivi artistici, i comitati di quartiere che stanno co- organizzano il programma scopri che sono reti informali di persone molto differenti fra loro, sia locali che internazionali. Sempre meglio non fermarsi al rappresentante legale, o ai frontmen. Quando queste sanno fare il loro mestiere di solito ti introducono altri attivisti, altri abitanti dei quartieri, altri artisti. Di solito è nella seconda o terza cerchia che si nascondono le sorprese e le energie più preziose.