FLAVIA POLDI* | Vogliamo tutto! Con questo grido collettivo si è dato il via al REF Romaeuropa Festival 2022, giunto alla sua trentasettesima edizione, con un intenso programma artistico che accompagnerà per settanta giorni la città di Roma. Un invito a volgere lo sguardo su un futuro tutto da scrivere e in cui sperare. Dall’ 8 settembre al 20 novembre oltre 400 artiste e artisti tracceranno una linea immaginaria in grado di collegare e mettere in connessione realtà artistiche e culturali provenienti da tutto il mondo. Musica, teatro, danza, arte digitale e sezione Kids dedicata ai più piccoli, ma anche a tutti i tipi di famiglia. Sì, perché quest’anno il peso di dover lanciare messaggi sociali e culturali è ancora più forte e l’arte in ogni sua forma, come da sempre fa, si fa portavoce di un “manifesto” che rifiuta ogni tipo di coercizione e omologazione. Il presidente Guido Fabiani, il direttore generale e artistico Fabrizio Grifasi e tutto il gruppo della fondazione Romaeuropa pensano la 37esima edizione in nome della ricerca di un dialogo e della pluralità umana che non conosce confini geografici o temporali, né tantomeno divisioni culturali.

“Credere fermamente che un futuro diverso sia ancora possibile e che lo si possa costruire attraverso il dialogo e il confronto culturale significa testimoniare l’opposizione netta e determinata ad ogni forma di aggressione, di guerra, di atrocità, in Europa e ovunque nel mondo, e rivendicare la centralità umana, con la sua unicità nel saper creare e immaginare”.

Ph. Cosimo Trimboli

Inaugura questa lunga e intensa programmazione l’evento/manifesto We want it all!, un urlo collettivo per riscrivere il futuro, definito così dal duo italo-olandese Emio Greco e Pieter C. Sholten che insieme fondano la ICK Dans Amsterdam.
Vogliamo tutto e ancora di più. Un futuro migliore da scrivere, come cantava Freddie Mercury. La coppia artistica, che celebra 25 anni di sodalizio, premiata con la massima onorificenza per la danza in Olanda con il golden Swan, costruisce e immagina questo nuovo percorso coreografico riavvolgendo il nastro della loro vita artistica.
Come diceva Gianni Rodari: “Mai farsi spaventare dalla parola fine”. E loro, il possibile domani, lo immaginano partendo proprio da lì, in particolare, selezionando 12 finali tra le loro 60 creazioni ideate tra il 1995 e il 2020. Un passato che si fa forte di ciò che è stato con la presenza dei danzatori storici della compagnia e che si proietta in un presente rappresentato dalla generazione di nuovi e giovani ballerini della ICK-Next (la compagnia junior) che fondendosi per questa nuova creazione si aprono a nuove prospettive che vedono nella fine un nuovo inizio.
I finali scelti vengono intrecciati secondo una logica non logica, pur avendo ognuno un proprio messaggio, sono ripresi e rielaborati per dar vita a una nuova visione e offrendo una nuova chiave di lettura. Un lavoro concepito nel 2021, quando la pandemia ha costretto il gruppo a interrompere la loro attività, ha portato a riflettere su ciò che avevano costruito fino a quel momento.
Fermandosi hanno ricordato ciò che all’epoca li aveva portati a prediligere determinate forme estetiche invece di altre, a ricordarsi ciò che li aveva smossi internamente a prendere certe decisioni, a cercare di capire da dove e come ripartire. Il lavoro con le danzatrici e danzatori giovani che si sono uniti ai veterani della compagnia è stato fondamentale per attivare quel processo di ritrasmissione, per avviare un nuovo scenario possibile e nuovi sensi che si rispecchiassero nel mondo attuale.

Una enorme bandiera bianca sventola a centro palco, dietro, quasi nascosta, si svela una sagoma ferma, anch’essa centrale ma posizionata sul fondo della scena. Mentre la cavea dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” si riempie nella gioia del ritrovarsi, pian piano, quasi per sbaglio, il pubblico si accorge del personaggio lì impalato come un Cristo sulla croce e vestito di iuta, è Emio Greco.
Lo spettacolo comincia ancor prima di iniziare. Una bandiera bianca dichiara fin dall’inizio l’intento pacifista, ma non è solamente questo. Greco come uno spirito, un Dio, un demone del passato guiderà il gruppo di danzatori in questo viaggio spazio-temporale e la bandiera mossa dal vento, attraversando avanti e indietro il palcoscenico, ci dà l’idea di una nave che prende il largo e che si muove nel mare del passato, del presente e che guarda al futuro. Un futuro messo a repentaglio da un mondo che fa paura e che sembra naufragare senza una meta.
I membri della compagnia indossano costumi minimali che alludono alle epoche vissute dal coreografo e dal regista, e così per le musiche scelte, sonorità che spaziano da Bach ai Pink Floyd, al rock di Marilyn Manson contrapposto ai classici. L’allusione ai Queen e a Freddie Mercury, che influenzerà tutto il percorso creativo di Greco e Sholten, non è solo parte di questa opera in cui il titolo è ripreso e declinato alla prima persona plurale, ma ha a che fare con un discorso collettivo necessario per il periodo storico in cui stiamo vivendo: gli artisti sono chiamati a rivendicare il loro spazio creativo e il loro giusto valore nei confronti della società odierna. Dalla musica e dal suo ritmo prende corpo la forza vitale dei performer che esaltano la dinamica, l’espressività e l’impressione di uno spazio sconfinato, di un qualcosa che c’è e che potrebbe esserci. L’oltre, quel “vogliamo tutto, ancora, ancora di più”.

ph. Cosimo Trimboli

Emio Greco, come un maestro, come uno spirito guida, mostra loro un passato da cui si può imparare, da cui ripartire per costruire altro. A volte scompare, a volte ritorna e interrompe la dinamica del gruppo in movimento, altre volte danza con loro. Ma lui c’è, la sua presenza è forte. I contrasti e i cambiamenti tra i vari quadri sono molteplici: senso di armonia, caos, smarrimento, forza, stasi, combattimento, ribellione alla tecnica accademica che fa riemergere l’aspetto più umano e primordiale e poi la pace. Una pace che viene evocata dall’autocelebrazione data dai frame delle produzioni realizzate negli anni dal duo e che scorrono su di un telo bianco. Emio Greco ci parla di questi finali-passati come fossero porte, squarci e mai soluzioni definitive o muri: sono possibilità.

In fondo, se ci pensiamo bene, c’è la vita di ognuno di noi in questo evento/manifesto; la vita che non è una linea retta dove tutto scorre senza inciampi, ma che anzi, costantemente ci mette alla prova e richiede forza, passione e lotte interiori ed esterne.

We want it all! We want it all! We want it all! Noi vogliamo tutto, ma per ottenerlo dovremmo lavorare e collaborare tutti insieme per cambiare il sistema economico, politico e sociale che sta collassando sotto i nostri piedi e provare a prendere come riferimento il nostro passato per immaginare nuovi possibili futuri.
Questo è il viaggio intrapreso da REF Romaeuropa Festival 2022, un percorso che volge tutto in avanti, qui il programma https://romaeuropa.net/programma/.

Ideazione e coreografia Emio Greco | Pieter C. Scholten
Danza ICK Ensemble e la compagnia giovanile ICK Next
Costumi Clifford Portier
Luci Henk Danner
Sound design Pieter C. Scholten
Ricerca e sviluppo Jesse Vanhoeck, Ellen McGrath
Produzione ICK Dans Amsterdam
Foto Cosimo Trimboli

Romaeuropa Festival 2022 | Cavea, Auditorium Parco della Musica – 8 settembre 2022

* PRIMAVERA PAC è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.