MATTEO BRIGHENTI | Il quotidiano è la ripetizione di un giorno uguale all’altro. È il palcoscenico del manifesto, ossia di tutto ciò che cade abitualmente sotto la nostra vista. Daniele Bartolini prende quell’abitudine, ripetitiva e vuota solo in apparenza, e ne fa il biglietto per un viaggio trasformativo che rinnova lo sguardo sulle cose e su noi stessi.
È un percorso non solo in senso stretto, perché con la sua Compagnia DopoLavoro Teatrale (DLT) costruisce “spettacoli” itineranti, ma anche in senso ampio, perché ci immerge in un’esperienza che ci porta a vedere per la prima volta ciò che non abbiamo mai visto prima, e, a un tempo, a vedere come se fosse la prima volta ciò che, invece, vediamo sempre. Questo (modo di fare) teatro, definito audience specific, costruisce dunque la strada mentre procede, per dirla con Ko Un, ed eleva il pubblico a coautore di un’esplorazione della normalità come straordinarietà.
Nato e cresciuto a Firenze, Bartolini ha vissuto e lavorato a Parigi nel 2010 e nel 2011, prima di emigrare a Toronto nel 2012. Regista, produttore, drammaturgo, curatore e artista multidisciplinare, ha presentato il suo lavoro in Canada, in Inghilterra, in India, in Germania e in Italia (nel 2016 Pac candidò The Stranger al Premio Rete Critica).

Daniele Bartolini. Foto di Raylene Turner

Prima di una vera e propria metamorfosi progettuale prevista per il 2023, nello scorcio del 2022 abbiamo avuto la rara occasione di sperimentare tre delle ultime creazioni: The Spectators’ Odyssey – Coming Back a Firenze all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri nell’ambito della rassegna Notti d’estate ad Arcetri, Stil Novo a Prato per Contemporanea Festival, The Revolution is Us a Terranuova Braccioli (Arezzo) per KanterStrasse Teatro. Tutte accomunate dai medesimi principi: la diffusione e l’espansione del teatro in luoghi normalmente non deputati alla rappresentazione; l’inversione dei ruoli tra lo spettatore e l’attore; l’innesto nel tessuto urbano dell’azione performativa come oggetto non identificabile, perché camaleontico e costantemente in divenire.
In valigia DLT ha l’opera completa di Eduardo De Filippo, di Pier Paolo Pasolini, di Marco Ferreri, di Andrej Tarkovskij, di Lars Von Trier; ha la phoné che diventa immagine di Carmelo Bene, Finale di partita di Samuel Beckett diretto da Carlo Cecchi; ha il pennello di Jackson Pollock, la mano imbrattata di colore di Yves Klein, un taglio di Lucio Fontana; ha un foglio di appunti accartocciato de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino. L’attitudine ricercata e perseguita è quella di un film in presa diretta, girato soprattutto in esterna, di cui l’occhio dello spettatore diventa la macchina da presa, tra spontaneità e artificio drammaturgico.

The Spectators’ Odyssey – Come Back. Fermoimmagine di Masiar Pasquali

DLT, quindi, è un veicolo, è un taxi su cui saliamo senza sapere dove ci porterà. E un taxi è quello che ci prende all’inizio di The Spectators’ Odyssey – Coming Back fuori dall’Educandato Statale SS. Annunziata nel Piazzale del Poggio Imperiale. Si tratta del collegio fiorentino che Bartolini si trovò a frequentare per amore durante il liceo. Qui nacque l’idea della Compagnia, quando con alcuni amici si fece carico di costruire un palinsesto di intrattenimento per le collegiali, che allora avevano solamente quattro ore di uscita a settimana, comunque sotto la guida di un istitutore.
L’evasione dal canonico, la via d’uscita dal regolamentato, è scritto dunque nel patrimonio genetico di DLT. Un simile percorso comincia fuori e continua dentro ciascuno, nel segreto della propria interiorità. Per questo, tali lavori non sono raccontabili fino in fondo. Nessuno è messo nella condizione di essere un semplice osservatore. Tutti partecipano, e ciò che vedono è un’immagine in soggettiva e in primo piano che non riesce e, in definitiva, non può mettere a fuoco la totalità del quadro.
Se DLT è una maschera, è una maschera dietro cui Bartolini si annulla, affinché la creazione esca dal suo controllo. È il primo tratto iniziato da Emilio Vedova prima di passare il pennello ai suoi studenti, prima di invitarli a continuare l’opera. Una teoria e una prassi che reinventano la grammatica teatrale consegnandola a una vocazione tanto interdisciplinare quanto interculturale.

Ada Aguilar con una spettatrice in Stil Novo. Foto di Ilaria Costanzo

In Stil Novo, ad esempio, il patrimonio artistico italiano conservato nel Palazzo Pretorio di Prato dialoga con la cultura Inuit e il rituale del Katajjaq, il canto di gola tradizionale e contemporaneo dell’Artico canadese. Siamo colti nel mezzo, in quello spazio tra due mondi affrontato da Bartolini stesso, che da straniero all’estero si è scoperto poi straniero in patria. Il bagaglio culturale che ci permetteva di incontrare l’altro adesso denuncia anche l’assenza del non detto, di storie, di etnie e di minoranze non rappresentate.
Ci troviamo di fronte, quindi, a produzioni che incoraggiano, in ultima analisi, il desiderio di conoscenza. Sono piattaforme di inclusione che minano alle fondamenta il codice che comunemente informa il rito del teatro. Un “la” prima che ognuno inizi la melodia per la propria rivoluzione. Del resto, The Revolution is Us. Siamo noi invitati a camminare verso l’ignoto che abbiamo a portata di mano. Un salto nel vuoto alla Klein che atterra nel pieno di ciò che è vero oggi come domani: la scoperta di sé.

THE SPECTATORS’ ODYSSEY – COMING BACK
scritto e diretto da Daniele Bartolini
collaborazione alla regia, suono e direzione tecnica Matteo Ciardi
sound design e musica finale Andrea Gozzi
co-creato e agito da (in ordine di apparizione) Maddalena Vallecchi Williams, Joyce Powell,Antonella Gasperini, Daniele Galli, Charlotte Qamaniq, Cynthia Pitsiulak, Andrea Gozzi
performance digitale curata da Danya Buonastella
produttore artistico Daniele Bartolini
produttrice esecutiva Marta Zannoner
assistente di produzione Marta Falugiani
segreteria Julia Cona
ufficio stampa Pepitapuntocom
produzione DLT, Culter, INAF Osservatorio Astrofisico di Arcetri, Stazione Utopia 

Osservatorio Astrofisico di Arcetri, Firenze | 1° settembre 2022

STIL NOVO
un’esperienza scritta e diretta da Daniele Bartolini
dramaturg Stefania Vitulli
sound design e co-creazione Matteo Ciardi
co-creata e agita da Charlotte Qamaniq e Cynthia Pitsiulak della band Silla, Ada AguilarJoyce PowellMaddalena Vallecchi Williams e Daniele Bartolini
produttrice esecutiva Marta Zannoner
assistente di produzione Marta Falugiani
coproduzione DLTTeatro Metastasio di Prato 

Manifatture Digitali Cinema – Palazzo Pretorio, Prato | 23 settembre 2022

THE REVOLUTION IS US
testo e regia Daniele Bartolini
scritto con Ada Aguilar, Marta Falugiani, Stefania Vitulli
co-creatrice e dramaturg Stefania Vitulli
co-creatrice e stage management creativo Ada Aguilar
co-creatrice e assistente di produzione Marta Falugiani
produttrice esecutiva Marta Zannoner
ringraziamenti speciali e ispirazione per la scrittura del testo Joyce Powell
con venti spettatori, ogni volta diversi
produzione DopoLavoro Teatrale, Diffusioni / Kanterstrasse Teatro, Festival dello Spettatore 

Auditorium Le Fornaci, Terranuova Bracciolini (Arezzo) | 8 ottobre 2022