ELENA SCOLARI | Bisogna divertirsi. A tutti i costi. Di-vertere, volgere altrove la testa, deviare dalle preoccupazioni, dai pensieri. Come se sabbia, sole, mare e macarene tenessero veramente lontani i crucci. Nella formula acchiappaturista “all inclusive” è compreso anche il temporaneo obnubilamento della parte di cervello che ci rende sapiens e non giocoaperitivens.
Ne sapeva qualcosa David Foster Wallace che nel suo gioiello umoristico-distruttivo “Una cosa divertente che non farò mai più” racconta l’apocalisse del buon gusto vissuta durante una crociera in veste di reporter in cui “ho annusato l’odore dell’olio abbronzante quando è spalmato su oltre dieci tonnellate di carne umana bollente; ho visto cinquecento americani benestanti muoversi a scatti ballando l’Electric slide, ho visto una donna in lamé argentato che vomitava a getto dentro un ascensore di vetro”. Sicuramente ha letto D.F. Wallace l’autore e regista di Triangle of sadness, Ruben Östlund, film in cui la lunga sequenza del maldimare che travolge tutti i passeggeri – tranne il capitano Woody Harrelson (costantemente ubriaco) e la hostess che offre caramelle allo zenzero contro la nausea – provoca sonore sadiche risate in sala.

ph. Luca Del Pia

Kronoteatro debutta al Pim Off di Milano e con la messinscena del testo di Fiammetta Carena (un cognome navale, per altro), In crociera, si pone a metà fra il bonario dileggio delle sciocchezze vacanziere e il serio esame del vuoto che ci sta dietro.
Cinque turisti si trovano in un villaggio vacanze, ognuno con la propria valigia di motivi esistenziali a giustificare la presenza in questo paradiso della stupidaggine organizzata: un avvocato vedovo e che attira i lutti come una calamita (Maurizio Sguotti), una signora di mezza età lasciata dal marito per una donna ovvia e più giovane (Consuelo Barilari), il di lei figlio che vorrebbe essere superficiale ‘a tutto tondo’ ma non ce la fa fino in fondo (Filippo Tampieri), una ragazzina con diploma da estetista afflitta da mille paure (Viola Lo Gioco), e un infermiere  pessimista e cupo per natura (Tommaso Bianco), il meno convinto di trovarsi dove si trova.
I cinque sono “teleguidati” da Alfredo detto Al (voce off di Ferdinando Bruni), l’animatore virtuale che riempie, senza sosta, le loro giornate con balli di gruppo, giochi con la palla verità, sedute di yoga, cream time (quando ci si cosparge di protezione solare) et similia.
In costume e T-shirt, sui toni dell’azzurro e del blu (costumi Francesca Marsella), piedi nudi, il quintetto del divertimento forzato si muove su un piano inclinato dal leggero sberluccichio sabbioso, arredi di scena sono cinque elementi di legno, pure blu, che assemblati comporranno poi una barca. Il piano luci di Alex Nesti è una componente significativa per come disegna segni e confini di una dimensione metafisica con colori, sfumature e forme, lo spazio del villaggio (a cura dello stesso gruppo Krono e di Francesca Marsella) è in realtà uno spazio di autocritica e autoanalisi per tutti i personaggi.

ph. Luca Del Pia

Tra i trenini a ritmo di conga e i buffet di pasta scotta, il gruppo avvista qualcosa dalla spiaggia: una nave è comparsa all’orizzonte. Prima sembra una nave da crociera (altre migliaia di persone a divertirsi come matti) e i villeggianti distolgono lo sguardo. Ma quel transatlantico attira l’osservazione, diventa un’imbarcazione carica di stranieri che scatena l’egoismo qualunque, poi ancora un cargo che trasporta qualcosa di indefinito, in ogni caso un pericolo. Questa nave è una metafora, è un natante fantasma su cui viaggiano i fantasmi che ci spaventano, il carico vero è quello delle paure, delle inquietudini che ci rendono tanto bisognosi di distrazione e di allegria, benché artefatta.

Gli attori indossano i propri personaggi, oscillano su un sottile equilibrio – che non sempre regge – tra lo scherno verso gli stereotipi e il rischio di caderci dentro. Il testo beccheggia tra il punto cardinale della presa in giro dei cliché e quello della consapevole resa ai cliché medesimi. Qualche luogo comune emerge tra i flutti della scrittura e della recitazione, in un clima che, soprattutto, allude a riflessioni più scomode, tacendole.
Maurizio Sguotti è ingenuo, arrendevole, Consuelo Barilari è ammiccante e opaca quanto Viola Lo Gioco è trasparente nella sua timorosa acerbità, Filippo Tampieri incarna con vigore la fallimentare tensione all’assenza di pensiero, Tommaso Bianco esprime scetticismo anche nei gesti molli e nel passo disilluso.

Gli abitanti del villaggio turistico alternano i giochi insulsi a momenti di autocoscienza in cui rivelano le proprie situazioni personali, illuminati da un rettangolo di luce bianca che li fa sembrare imputati alla sbarra; ma anche durante le saltellanti gare di telefono senza filo emergono le mancanze, le malinconie, le incazzature e gli innumerevoli incontri con il buio che a tutti capita di affrontare. I vacanzieri tentano pervicacemente di scacciare le angosce con i passi di danza e i quiz, il gioco I am here because… rivela le fragilità di ognuno, vanamente combattute a suon di cocktail e serate disco.
L’animatore Al (citazione di HAL 9000 di 2001 Odissea nello spazio?) motiva tutti in continuazione, punteggia le attività e le confessioni con espressioni rigorosamente nello stupid english che amplifica la vacuità delle parole, quel misero velo di glamour che ci si illude di poter posare sopra all’inconsistenza globale che finirà per inchiodarci.
E alla fine il buio grande arriva: il fitto programma della vacanza prevede un’escursione in barca a vedere le favolose cascate di Muru Muru, il mare però comincia a ingrossarsi e le fatue rassicurazioni di Al – “Siete più forti voi delle onde!” – si interromperanno bruscamente.
Sulle note di Estate (Bruno Martino, cura del suono Hubert Westkemper) cantata da Mina, rimane quella nave, indecifrabile bastimento sul quale bisognerà prima o poi salire per evitare di essere eternamente inseguiti.

 

IN CROCIERA

di Fiammetta Carena
regia Maurizio Sguotti
con Tommaso Bianco, Viola Lo Gioco, Consuelo Barilari, Maurizio Sguotti e Filippo Tampieri
voce registrata Ferdinando Bruni
spazio scenico Kronoteatro e Francesca Marsella
costumi Francesca Marsella
suono Hubert Westkemper
responsabile tecnico e disegno luci Alex Nesti
fonica Luigi Gabriele Smiraglia
movimenti Nicoletta Bernardini
produzione Kronoteatro
con il sostegno di PimOff

Pim Off, Milano | 3 febbraio 2023