RITA CIRRINCIONE | Con l’arrivo della primavera torna a Palermo ConFormazioni-Festival internazionale di danza e linguaggi contemporanei giunto alla sua settima edizione. Con un ricco programma di oltre trenta eventi, tra spettacoli, incontri, presentazioni di libri, mostre, film, con il sostegno di MiC-Ministero della Cultura, Regione Siciliana-Assessorato Turismo Sport e Spettacolo, Comune di Palermo-Assessorato alla Cultura e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti – la rassegna ha avuto luogo alla Sala Strehler del Teatro Biondo e ai Cantieri Culturali alla Zisa – tra Spazio Franco, Tre Navate, Tavola Tonda e Cinema De Seta.

«Tutte le giornate del festival saranno all’insegna del sostegno a creazioni artistiche che evidenziano e valorizzano quanto sia necessario un confronto culturale sui temi delle differenze e delle diversità. Un festival che attraverso la danza, ma non solo, ci racconta la storia dei giorni nostri e rivendica la centralità del corpo con la sua unicità nel saper creare e immaginare. L’importanza del gesto capace di portare lo sguardo critico e costruttivo sulla storia».

Questa, nelle parole del suo Direttore artistico Giuseppe Muscarello, l’idea di ConFormazioni 2023, che ha riunito nomi consolidati della scena italiana e giovani proposte della danza contemporanea e di altri linguaggi artistici. Come di consueto, una sezione è stata riservata alla formazione con due workshop a cura di Cristina Kristal Rizzo e di Stefano Mazzotta.

Conformazioni - 6
Giuseppe Muscarello – Direttore artistico di ConFormazioni

In sintonia con alcuni pressanti temi della nostra contemporaneità, un’anteprima della rassegna è stata dedicata alla condizione della donna iraniana ospitando B-Order dell’artista Masoumeh Jalalieh. Incentrata sul tema dei confini, la performance, in prima nazionale, è stata preceduta da una conversazione con la giornalista Hana Namdari.

Satiri di Virgilio Sieni, con le musiche di Bach, eseguite dal vivo dalla violoncellista e cantautrice irlandese Naomi Berrill, e della stessa Berrill, in prima palermitana, ha aperto ufficialmente l’edizione 2023 di ConFormazioni la sera del 26 aprile al Teatro Biondo.

Incentrato sulla figura del Satiro – creatura mitologica metà uomo metà capro, qui incarnata dai corpi di entrambi i danzatori (Jari Boldrini e Maurizio Giunti), uno con sembianze umane e l’altro con addosso la maschera dell’animale – il lavoro di Sieni si ispira a La nascita della tragedia di Nietzsche dove il Satiro è immaginato come «colui che getta lo sguardo nell’abisso dicendo sì alla vita». Nella visione del filosofo tedesco il superamento dell’antitesi tra Apollineo – la capacità di sognare, la gioia luminosa della musica e della danza – e Dionisiaco – l’istinto artistico che prorompe da oscure pulsioni sotterranee e porta all’ebbrezza – trova una sintesi nella tragedia di Eschilo e di Sofocle in un equilibrio tra le vicende tragiche messe in scena e il Coro, immaginato come un coro di Satiri.

Tutto giocato sul paradigma del doppio – come intesa armonica che rinforza e dà riconoscimento, ma anche come distanza che differenzia e identifica – il dialogo tra i due danzatori si sviluppa in un continuum fluido in cui le singole posture, pur non perdendo la forza del gesto assertivo e risoluto, sembra che abbiano perso memoria della gravità, e dove ogni azione, sublimando la funzionalità del gesto quotidiano, diventa gesto poetico. Un dialogo fondato su leggi prossemiche dove la vicinanza non è invasività, ma contatto auratico, e dove anche la prensilità, affrancata dalla necessità di afferrare, diventa tocco impalpabile.

Jari Boldrini e Maurizio Giunti in Satiri di Virgilio Sieni

Lo abbiamo visto una prima volta in versione site specific al Segesta Teatro Festival 2022: all’imbrunire, tra arbusti e pietre arcaiche, sullo sfondo incontaminato della vallata con il mare all’orizzonte, in uno scenario in cui i due danzatori e la musicista sembravano muoversi nella loro cornice primigenia e naturale. In questa messinscena, in uno spazio limitato e spoglio, alla luce fioca riverberata da una scura lastra metallica, il corpo della musicista con il suo violoncello come unico elemento scenico, paradossalmente lo spettacolo più che immiserirsi sembra acquistare intensità e nitore.

Ancora al Teatro Biondo, per la seconda giornata del festival, Marco Pergallini e Maria Stella Pitarresi presentano Sinopia. Ispirato alla Cacciata dal Paradiso di Masaccio, lo spettacolo esplora il concetto di principio, tutto quello che è vita ancor prima della vita stessa, partendo dall’episodio biblico in cui Adamo ed Eva vengono scacciati dall’Eden lasciando all’umanità un’indelebile eredità di perdita e di dannazione.
La performance si apre con due corpi scaraventati in scena che, come in una volata temporale, sembrano richiamare il più contemporaneo “essere gettati nel mondo” di heideggeriana memoria, per poi procedere per quadri (o meglio per movimenti, legati ad altrettanti cambi musicali) in un travagliato viaggio a due, segnato da quel drammatico incipit. Nella narrazione coreografica si susseguono una serie di passaggi esistenziali in una nuova terra, in uno spazio ostile e profano, che diventano metafora di altri esodi e migrazioni.

Marco Pergallini e Maria Stella Pitarresi in Sinopia

Allo Spazio Tre Navate in prima nazionale va in scena Lazarus serial version, performance site specific progettata da Giulio De Leo, direttore artistico della Compagnia Menhir, in collaborazione con Erika Guastamacchia.

La performance ispirata al tema della cura e della rinascita – che si colloca in un preciso contesto locale (Ruvo di Puglia e il Teatro Pubblico Pugliese), ma si sviluppa nel più ampio panorama della pandemia, prima, e della guerra, poi – nasce come progetto dinamico di un processo di creazione modulare in cui il numero dei performer, professionisti o semplici cittadini, è variabile, come variabili sono gli spazi non convenzionali nei quali viene rappresentato. Nella versione indoor vista allo Spazio Tre Navate nell’ambito di ConFormazioni le performer sono sette professioniste di diverse arti performative scelte attraverso una call.

In una scena nuda, sette corpi sono adagiati su altrettanti tavoli allineati. Sono corpi femminili distesi e immobili come tanti cadaveri su catafalchi, con il pubblico intorno che sembra partecipare a una veglia. Lentamente, con movimenti impercettibili di piccoli segmenti corporei, i corpi iniziano a muoversi, ciascuno con un proprio tempo e con una propria qualità di movimento, mentre sullo sfondo scorrono le immagini di una foresta vista dall’alto che si alternano con le immagini in bianco e nero dei corpi anch’essi ripresi dall’alto. A produrle è un drone, ronzante presenza aliena, che a intermittenza sorvola lo spazio scenico, plana sfiorando quasi i corpi, per poi scomparire ronzando sulle teste degli spettatori. Ogni tavola è un’isola, spazio delimitato e angusto in cui ciascuna performer si muove, strisciando, scivolando, quasi colando dal tavolo come un corpo molle e lambendo lo spazio circostante. Il livello dello spazio esplorato per quasi tutto il tempo è quello basso: solo a fine spettacolo i corpi raggiungono la posizione eretta ai lati del tavolo. Una rinascita è possibile, anche se rimane il perturbante rumore dell’oggetto volante.

Arianna Berton in Negabsence

Nella serata del sabato, ConFormazioni si sposta allo Spazio Franco con Negabsence, una coreografia di Arianna Berton che indaga sul concetto di spazio vuoto sia come spazio interno che come spazio circostante. A partire da determinati vincoli corporei che limitano alcuni movimenti, liberando quelli del resto del corpo (come quando il movimento della performer, con la parte inferiore del corpo ben radicata al suolo, investe solo il busto e le braccia, ampliando al massimo l’esplorazione dello spazio prossimale), nella performance viene esplorato il concetto di vuoto e di pieno, di assenza e di presenza, sia dal punto di vista corporeo che emotivo. Anche l’alternanza di luce e di buio, in una scena completamente spoglia, rimanda a una rappresentazione simbolica della polarità gioia/dolore.

A seguire, in prima nazionale, Amelia di e con Priscilla Pizziol e Edoardo Sgambato. Nel progetto coreografico dei due danzatori, una sedia vuota – oggetto coreografico principe della danza contemporanea – collocata al centro della scena diventa il focus da cui le loro traiettorie prendono il via, il luogo sicuro da cui partire e a cui tornare, il perno delle loro fugaci esplorazioni. Pervasi da un senso di fragilità e di incertezza, è la sedia a essere investita da quella solidità e da quella pienezza che sembra mancare ai due performer.

Per quasi tutta la durata dello spettacolo, come a esorcizzare un senso di pressante solitudine, essi cercano il contatto tra loro: si sfiorano, si sostengono, quasi si aggrappano a vicenda, congiungono parti del loro corpo come a formare un unico corpo. Soltanto alla fine se ne allontanano uscendo di scena in direzione opposta. Dentro un cono di luce, la sedia, quasi presenza metafisica, rimane al centro dello spazio scenico.

Priscilla Pizziol e Edoardo Sgambato in Amelia

Per quello che siamo riusciti a vedere di questa edizione di ConFormazioni, soprattutto della sezione spettacoli, tanti i duetti e qualche assolo (Lazarus, unico spettacolo corale, è in realtà una somma di assoli) incentrati su temi come confine, esodo, assenza, incertezza, fragilità, che riflettono un presente ancora memore della recente pandemia e segnato dalla guerra in corso, ma dialoganti con le idee di cura e di rinascita, di connessione e di rispecchiamento empatico, in una ricerca di sintesi armonica tra le due polarità, di superamento delle dualità. Molti di questi temi sono stati indagati attraverso un originale lavoro di ricerca, attingendo alla nostra eredità storica e mitologica così necessaria alla danza contemporanea per non cadere in una vacua evanescenza formale o, peggio, nel fondo oscuro dell’oblio, senza alcuna memoria del passato.

FESTIVAL CONFORMAZIONI
Palermo, 26-30 aprile 2023

SATIRI
coreografia e spazio Virgilio Sieni
interpretazione Jari Boldrini, Maurizio Giunti
violoncello Naomi Berrill
musica Johann Sebastian Bach, Naomi Berrill
luci Marco Cassini, Virgilio Sieni
maschere animali Chiara Occhini
produzione Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni
in collaborazione con AMAT & Civitanova Danza, Galleria Nazionale delle Marche

SINOPIA
di e con Marco Pergallini, Maria Stella Pitarresi
produzione Twain Centro di Produzione Danza
con il contributo di MiC-Ministero della Cultura, Regione Lazio, Fondazione Carivit
con il sostegno di Home centro creazione coreografica
con il sostegno di Citofonare Pimoff, Milano

LAZARUS
di Giulio De Leo, con Erika Guastamacchia
produzione Compagnia Menhir Danza/Le danzatrici en plein air 2022, Hangartfest 2022Pesaro, Teatro Pubblico Pugliese

NEGABSENCE
coreografie Arianna Berton
musiche di autore Alva Noto, Ryuichi Sakamoto, Michael Wall
aiuto nella drammaturgia Enrico Pastore
sostegno di Cortoindanza di Simonetta Pusceddu
in collaborazione con FestivalCortoindanza

AMELIA
di e con Priscilla Pizziol, Edoardo Sgambato
costumi Mariangela Di Domenico
musiche e sound design Walter Laureti
produzione Zerogrammi
in collaborazione con FestivalCortoindanza