Fabio VoloEMANUELE TIRELLI | Toto Cutugno ha partecipato a quindici edizioni del Festival di Sanremo e ha vinto solo una volta, nel 1980, con Solo noi. Toto Cutugno ha scritto Soli per Celentano, Io amo per Fausto Leali, Noi ragazzi di oggi per Luis Miguel e molti altri brani conosciuti, popolari e vere hit per decenni interi, con e senza il suo amico paroliere Popi Minellono. Toto Cutugno è anche quello che ha scritto, e interpretato perché Celentano non se la sentiva, la canzone L’italiano. Insomma, lo possiamo prendere serenamente in giro, ma è uno dei personaggi più nazionalpopolari e rappresentativi della musica leggera italiana di una ventina d’anni.
Fabio Volo, invece, domenica 17 novembre esce per la prima volta in vita sua sulle pagine de La Lettura del Corriere della Sera. Lui stesso, pochi giorni prima, annuncia con un tweet: “Consegnato ora il mio primo articolo per la pagina della cultura de il corriere della sera. Esce domenica. Sono contento”.
Fabio Volo attore, presentatore televisivo, conduttore radiofonico, ex panettiere (lo dice sempre lui) e autore di sei libri per Mondadori. L’ultimo in ordine cronologico è recentissimo ed è già un successo di vendite. Le sue caratteristiche principali sono la scorrevolezza, la semplicità di narrazione e il racconto costante di vicende e stati d’animo che più o meno fanno parte della vita di tutti, o quantomeno di molti. Sicché è un attimo avvicinarsi a lui o che lui si avvicini a noi. Ed è altrettanto un attimo pensare “Anche io. L’ho pensato anche io. È successo anche a me”. Fabio Volo è comprensibile, racconta le cose semplicemente e non c’è bisogno di sforzarsi per capire cosa ci stia dicendo. Che non è un male, sia chiaro.
Nell’articolo a pagina 19 dell’inserto domenicale de Il Corriere della Sera parla ai lettori della sua scrittura, del perché scrive e forse si difende un po’, perché ragiona su una polemica che riguarda anche lui, anche se forse non lo dice esplicitamente. “Poi, quando torno in Italia, ripiombo nell’eterno mistero per cui un libro debba essere valutato con lo stesso metro con cui si giudica Dostoevskji: l’eterno mistero per cui si è obbligati a scegliere tra Checco Zalone o La vita di Adele come se non si potesse vederli entrambi senza esserne per forza contaminati. Mentre noi dobbiamo ancora fare pace con l’«intrattenimento», il mondo si chiede se il libro sia ancora la migliore forma di «letteratura»…”.
Toto CutugnoAdesso, non è che qui su PaneAcqua si dice che Fabio Volo non sappia scrivere in italiano e che non sia in grado di scrivere. Anzi. A farlo lo sa fare. E nemmeno che non faccia cultura. Probabilmente è un tipo di cultura diversa da quella che intendono alcune persone affezionate a questa parola. Un po’ come se al ristorante chiedete un cucchiaio per il brodo e vi portano una forchetta. Servono entrambi per mangiare, ma hanno qualche sensibile differenza. Comunque qui il discorso è un altro. Qui stiamo dicendo che quando Toto Cutugno nelle sue quindici presenze al Festival di Sanremo è arrivato primo una sola volta, gli è capitato di piazzarsi dietro, per esempio, Perdere l’amore di Massimo Ranieri, Uomini soli dei Pooh e Si può dare di più di Ruggeri-Morandi-Tozzi. Certo, una volta gli è capitato anche di arrivare dietro una giovane e perfetta sconosciuta chiamata Tiziana Rivale di cui nessuno ricorda il nome e la canzone. Ma è il Festival di Sanremo, una kermesse nazionalpopolare. Non parliamo mica del Premio Tenco assegnato a Bruno Lauzi, Franco Battiato, Charles Trenet, Tom Waits. È un’altra cosa. È davvero tutto un altro premio, un’altra manifestazione con presupposti e inclinazioni differenti.
Scusate.
Aspettate.
Aspettate un attimo.
Mi dicono che nel 2011 Luciano Ligabue ha vinto il Premio Tenco. E in virtù di questa informazione bisogna ritrattare. Perché se Luciano Ligabue può vincere il Tenco allora anche Fabio Volo o chi per lui può scrivere sulle pagine di cultura della domenica del Corriere della Sera. Resta ancora l’inserto del Sole24Ore. Forse ancora per poco.
Scusate
Scusate ancora un attimo.
Mi fanno notare che con quel suo “dobbiamo ancora fare pace con l’intrattenimento”, Fabio Volo abbia forse voluto inserire se stesso, e non solo, in questa categoria. Rispettabilissima categoria. Guai se non ci fosse l’intrattenimento. Saremmo tutti dei musoni incarogniti e gonfi di noia. Ma allora perché l’inserto La Lettura. Perché il suo stesso tweet “Consegnato ora il mio primo articolo per la pagina della cultura”. Forse c’è un po’ di confusione. Forse è davvero solo colpa della confusione. Molta confusione. Sì, ma Ligabue ha vinto il Premio Tenco.

Un link video, giusto per…

2 COMMENTS

  1. Già, il problema è semplice: l’intrattenimento non dovrebbe montarsi la testa e credere di essere cultura. In questo caso non è Volo a sbagliare, ma i redattori del Corriere della Sera che lo fanno parlare nel contesto della pagina culturale.

  2. Già, il problema è semplice: l’intrattenimento non dovrebbe montarsi la testa e credere di essere cultura. In questo caso sono i redattori del Corriere, non Volo, a sbagliare, facendolo parlare nel contesto della pagina culturale.

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