Con la stessa forza con cui è dai suoi confidenti amato, con altrettanta è inviso alla schiera innumerevole dei non meritevoli, quelli che vorrebbero ma non possono. Additato di snobismo lui, come il suo salotto è ritenuto tra i più elitari e ristretti. Tra coloro che proprio non sanno farsene una ragione, come non menzionare i politici. Sempre alla ricerca del casus belli per dar fuoco alle polveri dell’inevitabile polemica, trovano in Fazio uno straordinario quanto smaliziato alleato, che con gesto abile e discreto semina bucce di banana lungo il tragitto percorso dagli intervistati. Gli esclusi, a ben guardare, avrebbero poco di cui lamentarsi. Per gli habitué dell’ambito salotto, superare indenni il fuoco di fila delle domande del presentatore non è certo una bazzecola, e quella poltrona, all’apparenza accogliente e confortevole, sa diventare d’improvviso rovente. Un destino, questo, maggiormente riservato agli ospiti più affezionati, quelli che abbassano la guardia senza remora alcuna, confidando nel sorriso angelico e sornione di lui, per antonomasia il presentatore della porta accanto, amico e confidente. Ma l’apparenza inganna, poiché dietro quell’aria rassicurante si cela un mortale tranello, un po’ come per la bioluminescenza con cui il melanoceto – pesce delle profondità marine dal profilo inquietante- attira a se le inconsapevoli prede. La coscienza del pericolo non potrà che giungere troppo tardi.
D’altro canto, per portare a casa la pagnotta si è disposti a tutto, anche a promettere di ritirarsi a vita privata nelle più desertiche regioni africane, come fece l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, o più recentemente a fare il gesto dell’ombrello dedicandolo a Equitalia, come capitato a Maradona. Così, il poco salubre gesto del Pibe de oro è riuscito nel miracolo di unire visioni della fiscalità ritenute inconciliabili. Chi fino a quel momento aveva difeso condannati eccellenti per frode fiscale, si ritrova d’improvviso a braccetto con il proprio peggior nemico – che al massimo aveva sdoganato l’evasione in modica quantità – uniti nella comune critica all’ospite e – soprattutto – al presentatore. Che però non fa una piega, andando avanti con la sua collaudata e un po’ stanca formula liturgica. Un Letterman in chiave curiale, circondato da una nutrita schiera di aiutanti, chierichetti, sacrestani, e persino due perpetue. Luciana, la più matura, dalla voce stridula e sempre pronta a dire la sua su tutti e tutto, e Filippa, la più acerba, che sembra aver fatto voto di silenzio, cui è demandato il compito di introdurre i visitatori al celebrante Fazio. Meriterebbe certamente più spazio la mite e paziente Filippa, ma don Fabio sembra non accorgersene affatto, preso com’è a preservare anni di tradizione televisiva, nonché quello spazio nel palinsesto così duramente conquistato. In questo, non troppo dissimile da quei politici con cui suole polemizzare: gli uni e l’altro così indissolubilmente attaccati alle rispettive poltrone.
L’intervista a Maradona
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D’accordo su tutto, caro Alessandro. Tranne su Filippa. Che con quella bocca può dire ciò che vuole. Ma se sta zitta è meglio. L’ho vista un annetto fa presentare una gara di improvvisazioni. Stesso effetto afflosciante di Carla Bruni quando canta “Il cielo in una stanza”. E addio comicità.
E’ che mi ricorda il maggiordomo di Porta a Porta… costratto ad aprire quella nefasta porta senza poter mai dire la propria. Un lavoro del genre non si augura a nessuno….
Ineccepibile Ale… Però considera che quarant’anni di condanna ad aprire e chiudere la porta agli uscieri di Palazzo Madama e Montecitorio vale uno stipendio di oltre 10 mila euro lordi al mese. Ho i miei dubbi che a Filippa vada peggio. Credo che se ne stia facendo una ragione 🙂