Questo è Battuage visto al Teatro dell’Orologio e secondo lavoro della giovanissima compagnia Vuccirìa Teatro, formata nel 2012 e già vincitrice del Roma Fringe Festival 2013 con Io, mai niente con nessuno avevo fatto. Joele Anastasi è autore, regista e interprete di questo lavoro insieme al cofondatore della compagnia Enrico Sortino, a Federica Carruba Toscano e al bravissimo Simone Leonardi. A curare i costumi e la scena composta da fetidi orinatoi è Giulio Villaggio, e le luci volutamente kitsch sono di Davide Manca.
La stesura drammaturgia procede episodica, ci racconta gli stralci di vita che attraversano quel sudicio bagno pubblico o tutt’al più si riversano sul marciapiede di fronte. Non ci allontaniamo mai dal contesto e se sappiamo di più dei protagonisti è solo perché ce lo confessano loro, quando si estraniano da quel luogo e da quel tempo per confessarci le frustrazioni e i disagi che li hanno condotti in quel torbido mondo notturno. Intensi momenti di dolore in cui il corpo, partecipe, muove da quelle parole un’energia convulsa e violenta che manca di sensualità.
Risulta quindi poco chiara la scelta dell’autore di interrompere, d’un tratto, questa narrazione riflessiva per inserire invece il finale in una dimensione meno astratta e più descrittiva: una moglie disperata e delusa uccide il proprio marito e il suo amante transessuale colti mentre consumano il tradimento; e quel matrimonio, precedentemente intravisto in una funzione religiosa che consumava l’amore dietro il racconto malato di una vita matrimoniale distorta, si scopre tardivamente essere il preambolo di una tragedia. A perdersi è il ritmo dello spettacolo e a rompersi è la tensione dello spettatore che fino a quel momento aveva preso parte al dramma dal quale, in ultima battuta, viene invece escluso: la resa dei conti viene rappresentata dai tre protagonisti di quel triangolo senza rimando alcuno al coinvolgimento emotivo dello spettatore.
Il viaggio nell’animo umano e nelle sue fragilità termina dunque bruscamente ma non perde di significato perché quel che ci resta addosso di Battuage è il senso di decadenza che qui assume forme estreme (comunque non lontane dalla realtà), parlandoci di qualcosa che oggi conosciamo bene: di Salvatore è pieno il mondo, di ragazzi che si consumano in attesa del treno di una vita e che, impreparati, puntano alla fama più trash pensando così di risolversi. Oppure la smania di piacere, attrarre, e nel senso più malato del termine: sensualità ed erotismo sono i nuovi precoci terreni di sviluppo di relazioni. Ma, ancora di più, l’incapacità di questo mondo di comprendere la diversità: la libera sessualità è ancora considerata dai più una visione distorta dell’ordine delle cose che appartiene al senso comune, disturba la quiete pubblica e rimesta le abitudini.
Questo viaggio oltre la moralità così sfacciato è più sincero di noi.
Bel post , mi piace 🙂
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