VALENTINA SORTE | Finora le Nina’s Drag Queens ci avevano abituati a spettacoli in cui la dimensione corale e performativa erano centrali. Una sorta d’imprinting genomico ed estetico che dettava non solo l’allestimento scenico ma anche la linea drammaturgica e registica. La loro ultima produzione Vedi alla voce Alma è invece un primo esperimento solista, diverso dai lavori precedenti e per molti punti interessante. Sicuramente perchè la cifra attorale cambia ma soprattutto perchè l’estetica drag pur senza abdicare ai suoi exploit e ai suoi codici espressivi, diventa vera e propria scrittura scenica. Il lavoro si arricchisce inoltre della collaborazione di Daria Deflorian che ha seguito in qualità di tutor la residenza artistica di Lorenzo Piccolo presso Officina LachesiLAB.
14925722_10154198913137675_6587494144261659822_nProcediamo però per gradi. 

Lo spettacolo prende le mosse da La voix humaine di Jean Cocteau, nella sua trascrizione lirica, ad opera di Francis Poulenc, e nella versione cinematografica di Davide Montemurri, interpretata da Anna Proclemer. E’ un atto unico la cui protagonista è una donna semplice, piuttosto anonima, che attraverso un’ultima conversazione telefonica, cerca di salvare l’amore che prova per l’uomo che la sta abbandonando. Si tratta di un monologo/melologo in cui l’unica voce che si sente è quella dell’attrice a uno dei due capi del telefono. Dall’altra parte il lavoro si ispira ad un fatto realmente accaduto: la tormentata storia d’amore tra Alma Mahler e il pittore Oskar Kokoschka. Dopo essere stato abbandonato dalla propria musa, l’artista decise di farsi costruire una bambola a grandezza naturale con le stesse fattezze della donna, e visse con questa per diverso tempo fino a quando, in uno scatto di ira, non la fece a pezzi. La drammaturgia non si sviluppa però solo attraverso queste due diverse figure femminili – una mediocre e vittima, l’altra ispiratrice e vittoriosa – ma trova la sua cornice in un terzo livello, extradiegetico, che guida la narrazione suggerendo delle vere e proprie piste o proponendo degli accostamenti, e cosa importantissima, commentando l’azione scenica e giocando con le didascalie date da Cocteau stesso. E’ proprio in questo spazio di commento laterale e di entrata/uscita, sicuramente caro alla Deflorian, che il lavoro diventa interessante e riesce ad accogliere l’estetica drag come una delle sue espressioni. “Non si tratta qui di risolvere alcun problema psicologico. Si tratta di risolvere questioni di ordine teatrale” scrive Cocteau, e così fanno Alessio Calciolari (alla regia) e Lorenzo Piccolo (drammaturgia e interpretazione) con degli esiti convincenti.
Nonostante questa struttura sembri complicata, lo spettacolo è godibilissimo. 

La scena iniziale è quella del crimine: un tappeto bianco al centro, una poltrona a destra verso il fondo, un vassoio di bicchieri sulla sinistra e a terra la sagoma di una donna, davanti al tappeto, come assassinata, disegnata dai suoi vestiti. Una valigia e un telefono anni ’30. Lorenzo Piccolo compone il quadro e lo commenta. Inizia così il suo collage di storie, registrazioni audio e travestimenti. La donna riversa sul pavimento prende vita nel corpo dell’attore e nella voce in playback di Anna Proclemer. Una sfida impegnativa visto che Cocteau suggeriva all’interprete de La voce umana di non metterci alcun brio o asprezza, nessuna ironia di donna ferita riuscendo però a dare l’impressione di sanguinare come una bestia ferita. Insomma una certa sobrietà. Eppure l’esperimento riesce e accanto alla sobrietà convive una certa dirompenza performativa, più propriamente drag, come nell’eccentrica scena della festa in maschera organizzata da Kokoschka. 

A parte le poche sequenze in cui questo codice è molto esplicito e riconoscibile, il pregio di Vedi alla voce Alma sta proprio nel lavoro sulla maschera teatrale e nella capacità trasformista di Lorenzo Piccolo che con molta disinvoltura entra-si trasforma-ed-esce dai vari “personaggi” superando, pur contenendola, la questione di genere.
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Anche nella regia di Alessio Calciolari si legge un disegno piuttosto preciso che sa valorizzare una drammaturgia già abbastanza forte, dando il giusto peso al divertissement puro così come a momenti più drammatici. Un potpourri che mescola un’iconografia alta e una più popolare. Da Kokoschka a Moira Orfei. La composizione ha un certo suo equilibrio, al netto di qualche sequenza un po’ lenta ma che non pregiudica affatto il ritmo dell’opera. Si tratta tutto sommato delle prime repliche e certamente la circuitazione dello spettacolo risolverà qualche piccolo neo.
Notevole pure il tessuto sonoro dello spettacolo da citazioni più colte a repertori più pop che accanto alle musiche di Poulenc lasciano spazio a “Il magone” di Mia Martini, a Tenco con “Mi sono innamorato di te” nella versione della Vanoni. Bravi Silvia Laureti al sound design e Pietro Paroletti che ha curato missaggio e registrazioni.
Nel suo complesso credo che Vedi alla voce Alma sia un’opera apripista per il futuro delle Nina’s Drag Queens, dove le singole individualità emergono senza nulla togliere alla coralità della creazione fuori dalla scena. Certi “teatrini, teatrucci” – come dice lo stesso Piccolo – cadono e resta la vera maschera.

 

VEDI ALLA VOCE ALMA
drammaturgia e interpretazione Lorenzo Piccolo;
regia Alessio Calciolari;
disegno e realizzazione luci Andrea Violato;
tecnica Adriana Renna;
sound design Silvia Laureti;
registrazioni e missaggio Pietro Paroletti;
assistente alla regia Ulisse Romanò;
elementi di scena e costume Rosa Mariotti;
tutor Daria Deflorian nell’ambito della residenza artistica Officina LachesiLAB;
produzione Aparte – Ali per l’Arte;
coproduzione Danae Festival;
con il sostegno di Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto f-Under 35;
spettacolo selezionato da Next – Laboratorio delle idee ed. 2016/17;
si ringrazia ITfestival, progetto Open It
Visto a Danae Festival, 29 ottobre 2016

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