L’ora di ricevimento è costruito perché funzioni, questo gioco a teatro. Perché la parola ritmi, muovi la meccanica, sia dominus in scena. E gli attori non il mezzo per portarla in voce, o in gesti. Renderla plastica, piuttosto, darne vita, farne azione, scena.
La parola di Massini, un modello. Per struttura ed estensioni. Estetiche e profondità. Senso e intrattenimento. Certo, l’opera su commissione premette, per circostanza, dei confini. Dettami. E la costrizione si avverte, ogni tanto, in un cucito perfetto senza troppo evadere. Un circuito senza inceppi. Modellato da una regia di mestiere. Espressionista. Forse un po’verista. Anche cinematografica, per ovvie ragioni. Ma capace di non lasciare spazio, a vuoti o intercessioni dubitanti. Nemmeno a licenze o autonomie. Un meccanismo insieme rigoroso e fuorviante. Concreto e astratto. Mirato, ad attingere (dalla parola) e ricreare. Perseguire e innovare. Mestiere, insomma. Nulla da eccepire.
L’attore, primo, un volto noto. Tecnica sopraffina e talmente in agio da non distogliere l’attenzione dalle sue movenze, dalla sua prova. Anche se la scena è affollata o occupata da un dialogo altro, un duetto formale, una situazione in cui è chiamato ad “assistere”, rimanendo brechtianamente sul campo d’azione. La cellula vitale è lui. Bentivoglio. Pedagogo in scena, per attori desiderosi di farsi vedere. Ad alcuni riesce. Riesce pure di mimetizzarsi con schiettezza, da provvedere al naturalismo voluto creando osmosi. Ad altri riesce poco. Troppo impegnati a mostrare il piumaggio, tipico di una giovinezza, in termini di presenze sul palco, che li rende famelici. Nel complesso il gruppo attoriale regge a meraviglia il richiesto. Si distinguono anche individualità, cosa non da poco nelle prove cui si è chiamati a soddisfare il compito. Segno di libertà concessa o conquistata e di non omologazione.
L’ORA DI RICEVIMENTO
Banlieue
di Stefano Massini
regia Michele Placido
con Fabrizio Bentivoglio
e Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti
scena Marco Rossi
costumi Andrea Cavalletto
musiche originali Luca D’Alberto – voce cantante Federica Vincenti
luci Simone De Angelis
una produzione Teatro Stabile dell’Umbria
si ringrazia Fondazione Brunello e Federica Cucinelli
Visto al Teatro Sociale, Brescia, il 20.01.2017
L’ha ribloggato su Sguardi di sfuggita.