unnamed.jpgLAURA BEVIONE | Giunto alla sua quinta edizione, il Fringe festival sembra aver imboccato una strada più piana e ampia rispetto agli anni precedenti, malgrado la sopravvivenza di qualche intoppo organizzativo e, in primo luogo, l’incertezza sulla propria identità, ma di questo parleremo dopo. Abbiamo trascorso un’intera serata al Bazaaar, un nuovo spazio fra via Garibaldi e via Cernaia, riscaldato – era un giovedì quasi novembrino – dall’entusiasmo genuino dei padroni di casa. Ad esordire, Bene! Bravo! Grazie! Prego!, un monologo ispirato al testo Merci di Daniel Pennac, diretto da Elena Serra e interpretato dal sanguigno Gian Luigi Barberis. Un acido e disincanto ritratto del mondo dei premi letterari, in cui il merito effettivo pare sempre secondario rispetto a convenienze economiche, pubblicitarie e non solo. A seguire, uno degli spettacoli più interessanti di questa edizione del Fringe, Fuje Filumena, scritto e diretto da Peppe Fonzo e interpretato da Luigi Credendino per la compagnia Magnifico Visbaal Teatro di Benevento. Anche in questo caso un coinvolgente monologo, con ascendenze da Ruccello fino a Scende giù da Toledo di Patroni Griffi. Protagonista è una Filumena Marturano-femminiello cresciuto/a in un contesto familiare caratterizzato da una miseria non solo materiale che lo/la spinge non solo a cavarsela da solo/a fin dalla primissima adolescenza, ma ad aspirare con disperata cocciutaggine ad avere una vita “borghese”. Un sogno che s’infrange dolorosamente, spingendolo/a a un terribile delitto per il quale, nondimeno, non verrà mai punito/a, anzi, riuscirà alla fine a realizzare le proprie aspirazioni, benché in versione in qualche modo ridimensionata.
Generosa e concentrata la prova di Credendino, che offre il proprio mutevolissimo e nervoso corpo alle cangianti emozioni del proprio personaggio, evidenziandone contraddizioni e conflitti interiori, rabbia e gioia. Uno spettacolo saldo e maturo, a differenza di Boucherie intime/Macelleria intima, proposto dalla coppia italo-francese Clément Montagnier e Isabella Locurcio. La parabola tragica di un giovane impiegato in un macello industriale che la crisi economica porterà alla chiusura, è narrata con toni lievi e alcune delicate invenzioni registiche – gomitoli di lana rossa a suggerire il filo del racconto come le viscere sanguinolente dei maiali – ma l’insieme pecca di giovanile ingenuità. La freschezza e la sincerità dell’ispirazione così come della realizzazione portano tuttavia a sospendere il giudizio, aspettando la sicura maturazione dei giovanissimi autori/interpreti.
Non altrettanto possiamo fare, invece, nel recensire Swing & Soda, Bandini, il monologo di e con Giovanni Guidelli visto al Circolo De Amicis: ispirato all’opera di John Fante e, in particolare, a Chiedi alla polvere. Lo spettacolo procede monocorde e monotono per un’ora, senza che l’interprete – noto per avere partecipato a varie fiction televisive – sappia variare ritmo e tono della recitazione né, tantomeno, illuminare realmente scrittura e pensiero dell’autore statunitense. Decisamente più interessante la seconda proposta della serata, ovvero Don Chisciotte amore mio, scritto da Angelo Tronca, anche interprete insieme a Francesco Gargiulo e Astrid Casali. Sognante e buffonesco, surreale e visionario, ricco di invenzioni linguistiche e visive, lo spettacolo è una sorta di esperimento di sopravvivenza in una realtà nella quale non ci si riconosce e nella quale non c’è più posto per la bellezza, quella del tutto disinteressata dell’arte, della letteratura e della filosofia. E, così, come logica conseguenza delle parole pronunciate e delle azioni messe in atto, il lavoro si conclude con un accorato e non banale invito a “combattere”.

Un invito che non è un “cliché” e che viene immediatamente accolto dallo spettacolo successivo, intitolato appunto Cliché. Ci spogliamo per voi, scritto e diretto da Alessandro Federico e interpretato con spensierata autoironia da Francesca Bracchino, Elisa Galvagno ed Elisa Benedetta Marinoni. Tre spogliarelliste “per caso”, tre donne che scelgono più o meno liberamente di svolgere un lavoro che regala loro autonomia – economica prima di tutto – ma anche tre attrici non più giovanissime che rivendicano con ironia – non astiosa e nondimeno intrinsecamente tragica – la propria professionalità, negletta e umiliata da agenti e registi superficiali ed egocentrici. Ecco, questa riflessione sull’asprezza del mondo dello spettacolo ci consente di riprendere l’iniziale discorso sull’identità del Fringe, un festival nato con l’intento di invadere pacificamente la città, offrendo arte in luoghi anche periferici e mantenendosi lontani dalle logiche del teatro cosiddetto teatro “istituzionale” e che, nondimeno, cerca partnership con enti del territorio – la Casa Teatro Ragazzi con la quale ha lanciato un pur meritevole bando destinato a progetti di giovani compagnie – e seleziona le compagnie ospiti con un bando. La naturale necessità di crescere e di acquisire un ruolo legittimo e riconosciuto all’interno della scena torinese – e di quella nazionale – non deve far dimenticare ai volenterosi organizzatori del Fringe l’identità originaria di un festival nato anche come alternativa a quelle logiche, a volte decisamente perverse, che regolano il mondo teatrale italiano, ovvero scambi, bandi più o meno trasparenti, ecc.

Un festival capace anche di far dialogare gli artisti italiani con quelli stranieri, programmando spettacoli quale l’esuberante Cocooned in Kazan, dei londinesi Royal Kung Foolery, visto all’Unione Culturale: una farsa dal ritmo concitato e irresistibile messa in scena da tre formidabili e giovani fools.

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Bene! Bravo! Grazie! Prego!, liberamente ispirato a Merci di Daniel Pennac.

Regia di Elena Serra. Con Gian Luigi Barberis.

Prod.: Serra/Barberis, Torino.

 

Fuje Filumena. Degli eterni sospiri, autore e regia Peppe Fonzo

Scene, costumi e luci di Magnifico Visbaal Teatro

Con Luigi Credendino.

Prod.: Magnifico Visbaal Teatro, Benevento.

 

Boucherie Intime/ Macelleria intima, di e con Clément Montagnier e Isabella Locurcio.

Regia e costumi di Isabella Locurcio. Luci di Marie Carrignon. Musiche di Nicola Dinelli.

Prod.: Tac Tac, Marsiglia.

 

Swing & Soda, Bandini, di e con Giovanni Guidotti.

Prod.: Giovanni Guidotti, Firenze

 

Don Chisciotte, amore mio, di Angelo Tronca. Regia di Alberto Oliva. Costumi di Lucia Giorgio. Musiche di Beniamino Borciani.

Con Angelo Tronca, Francesco Gargiulo, Astrid Casali.

Prod.: Angelo Tronca, Torino

 

Cliché. Ci spogliamo per voi, autore e regia Alessandro Federico.

Con Francesca Bracchino, Elisa Galvagno, Elisa Benedetta Marinoni.

Prod.: Dramelot e Proprietà Commutativa, Torino.

 

Cocooned in Kazan, scritto e diretto da Royal Kung Foolery.

Luci di Jack Sampson. Musiche di Paul Stowe.

Con Cameron Abbott-Betts, Lauren Brainch, Ellise Phillips.

Prod.: Royal Kung Foolery