ILENA AMBROSIO | Un «punto su ciò che è accaduto alla compagnia in questi dieci anni» ma anche «un’altra tappa del nostro percorso artistico». Così Francesca Pennini descrive Benvenuto Umano; e che quest’ultimo lavoro del CollettivO CineticO sia, insieme, sintesi di un percorso e abbrivio di qualcosa di nuovo, pare abbastanza esplicito.
Come descrivere Benvenuto Umano? Forse a partire dai segni distintivi della compagnia, da subito evidenti. A sipario chiuso l’interazione con il pubblico – elemento persino strutturale nella drammaturgia del CollettivO – è già stabilita: una voce femminile, quella di Francesca Pennini, è guida di un training preparatorio tutto basato sui sensi, la vista in particolare, sulla capacità degli spettatori di percepire ciò che gli sta intorno e dentro; di sentire, in sostanza, il proprio corpo. Dato il metodo, dato anche il tema: il corpo, protagonista assoluto della performance e, insieme, oggetto drammaturgico.
«Riproduci playlist Benvenuto Umano». La Pennini ora in scena, bendata – come resterà per tutto lo spettacolo – dà il comando alla sua Siri e, quasi, anche ai ballerini che seguono i suoi movimenti senza guardarla, come se il computer davanti al quale lei balla li trasmettesse alle loro maschere.
Lo spettacolo progredisce così, come per accumulo: i performer danno vita a momenti drammaturgici resi ogni volta differenti dagli strumenti utilizzati, dalle modalità del gesto e del movimento, dalle luci, dalla musica – una playlist che si mette progressivamente al servizio del tutto –, dallo stato emotivo che trasmettono; lirico e intimistico quando la ballerina dondola sola, illuminata da un riflettore, su un cerchio a mezz’aria; comico durante il gioco della lotta; persino drammatico nel finale che vede Angelo Pedroni legato da corde e sospeso su un fondo luminoso che ne lascia vedere solo la sagoma.
Complessità, dunque, è parola d’ordine di questo lavoro. Complessità ma non – anzi, solo apparente – confusione. Perché alla base, più appropriato, all’origine c’è un’idea ben precisa. Lo sviluppo rizomatico di un concetto, comune a molti lavori del CollettivO, trova qui una decisa accentuazione e, d’altro canto, una nuova interpretazione.
Pare, allora, quasi di vederlo, e proprio nel suo farsi, un sistema eterotopico. La scena, flessibile contenitore delle esigenze del corpo, diviene luogo d’incontro e d’intreccio delle menti che hanno ideato la performance, di quelle che, con il proprio corpo, la stanno rendendo concreta e di quelle che la osservano, caricandola delle proprie specifiche interpretazioni. I concetti inziali, meglio, gli stimoli che hanno generato il tutto, lungi da esserne contenuto concreto, aleggiano tuttavia costantemente come fossero rebus, arcani misteri da svelare.
La conclusione non coincide con una soluzione dell’enigma. Lo spazio resta aperto come se tutto ciò che è stato visto e ascoltato restasse disponibile a ulteriori sviluppi e interpretazioni. Unico dato concreto, tangibile, resta l’umano nella sua materialità, il corpo mostrato, durante tutta la performance, nelle più svariate declinazioni. A prima impressione una debolezza drammaturgica, questa e, invece, a una lettura più attenta, forse proprio obiettivo consapevolmente prefissato, di esibire un qualcosa che, nella sua estrema complessità, non poteva che trovare piena espressione in una forma aperta e non finita.
Benvenuto Umano
Concept, Regia, Coreografia Francesca Pennini
Drammaturgia, Operatore shiatsu, Angelo Pedroni
Interpreti performer e circensi della compagnia
Coproduzione CollettivO CineticO, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Città delle 100 Scale
In collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Centrale Fies – art work space, Progetto Corpi & Visioni – promosso da Comune di Correggio, con il sostegno di MiBACT e Regione Emilia-Romagna
RomaEuropa Festival 2017
Teatro Vascello
22 ottobre