ALESSANDRA PRATESI | Dominio Pubblico è arrivato alla V edizione. Progetto culturale nato da un’idea di Luca Ricci, Fabio Morgan e Tiziano Panici, ha come obiettivo sensibilizzare e formare lo spettatore e l’attore di domani. Chi ha sperimentato una volta il teatro, non importa se da spettatore o da attore, ci ritornerà: è lo stesso spirito con cui Pina Bausch seguiva progetti di danza nelle scuole di Wuppertal rimontando Kontakthof con un gruppo di adolescenti. Dominio Pubblico è rivolto agli Under 25, invita i giovanissimi a gestire arte, cultura e teatro. Dal 2015 il Teatro Nazionale di Roma diretto da Antonio Calbi è main partner e mette a disposizione gli spazi dei teatri India e Valle. Motto dell’edizione 2018: «Il teatro è uguale per tutti». Ed in effetti si è dimostrato inclusivo e comprensivo (PAC ne rifletteva qui). Due proposte, in particolare, hanno attirato la nostra attenzione per intenti e premesse: Sbagli, risultato di un laboratorio interculturale, e Gilgamesh, frutto di un’esperienza internazionale.

Sbagli è la versione teenager a tema immigrazione di Les Jutes di Albert Camus. Apprezzabile l’idea così come l’obiettivo, di creare coesione e team work abbattendo le barriere tra culture. Sei ragazzi tra i 14 e i 18 anni di diversa provenienza (Ali Bhatti, Simona Congi, Marielle e Maverick Rosales Patente, Aurora Pavesi, Giorgia Benjamin Salib) danno vita ad un progetto sociale e artistico la cui direzione è affidata a Mauro Santopietro. È il progetto teatrale Oltre i Banchi della Fondazione InterCammini. La scena é essenziale: unico arredo un gruppo di sedie e un tappeto polveroso. I costumi spartani e vagamente ammiccanti: blue jeans e colorate T-shirt con supereroi stampati. Predisposizione naturale alla scena o meno, padronanza delle tecniche del mestiere a parte, sono tutti accomunati dal desiderio di farsi ascoltare: «Dovremmo mettere tanta gente in una stanza e spiegare perché bisognerebbe fare una rivoluzione», osserva Aurora nella serie di brevi monologhi finali. Ed in effetti da Albert Camus è recuperata l’idea della necessità di una rivoluzione, non più contro il Granduca di Russia Sergej Aleksandrovič Romanov come nel 1905 (fatti di cronaca cui Camus si ispirò), bensì contro il sistema. «Ci dicono: “Il futuro è nelle vostre mani”, ma io le mani ce le ho e non stringono niente», afferma Giorgia rassegnata e indignata. Attuale, seppur troppo scoperto, l’engagement.

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Di qualità incredibilmente più elevata da un punto di vista formale è Gilgamesh. Amore e odio, guerra e amicizia. È l’uomo che si racconta, nell’epica come a teatro. Questo il punto di partenza per i ragazzi della Middlesex University of London nel portare in scena Gilgamesh. «Nostro intento era lavorare sulle interazioni, tra persone, tra epoche», ci spiega Munotida Chinyanga, la co-regista inglese insieme all’italiano Simone Giustinelli. A quest’ultimo il merito di aver portato a Dominio Pubblico la prima cooperazione internazionale, frutto dell’esperienza Torno Subito fatta nel Theatre Arts Departement della Middlesex University of London.
Jessica Victoria Bourne, Joshua Jaz Impey, Kenichiro Nakajima, Barbara Ramos Teixeira, Adeeb Abdul Razak e Justyna Zukovska sono ragazzi che studiano per diventare attori. Soprattutto a loro va il plauso: portatori sani di un’energia travolgente, cantano e ballano, usano ogni fibra del loro corpo per trasmettere una storia antica eppure sempre valida. Gilgamesh, l’eroe che affronta le prove inviategli dagli dèi alla ricerca di un’immortalità che gli sfugge, è un ragazzo che combatte le sue paure e impara a dare significato e valore al tempo, non infinito, di cui dispone. Mimo, canto, parola, danza: i sei attori che danno corpo e voce all’antica epopea sono in grado di passare da una tecnica scenica all’altra con disinvoltura e maestria. Pose yoga del guerriero e didascalia in proiezione video introducono all’argomento: «Grande e potente egli sorpassa ogni altro re», «Ogni giorno sarà una festa in Uruk». Al limite del teatro fisico o del teatro-danza, invece, è la scena in cui Gilgamesh e Enkidu si contendono una fanciulla, il tutto trasposto ai nostri giorni in quella che potrebbe essere una festa in discoteca. Una trasposizione che si fa evidente già dai costumi: abiti di tutti i giorni. La scena, invece, minimalista e priva di orpelli, viene vivificata dai movimenti degli interpreti, a ben vedere nel ruolo unico di un coro tragico che racconta e riproduce la storia. Nel grano versato da sacchi di iuta, però, un tocco di arcaico atemporale ed evocativo.
Il dialogo – rigorosamente in inglese british –  arriva solo quando i sei raccontano le imprese di Gilgamesh e dell’amico Enkidu. La regista ne parla come della “scena della metro”, chiacchere tra persone sulla strada per il lavoro, stessa atmosfera rilassata e goliardica che si respira tra amici intorno a un falò in spiaggia. L’attenzione studiatissima dei gesti, quasi coreografici, rievoca le strutture biomorfe di Étienne Decroux in Les Arbres. Una struttura coreografica precisa di associazione nome-gesti e di accumulazione, sovrapposizione, accelerazione descrive il climax di tensione del fallimento dell’impresa di Gilgamesh. La scelta musicale, infine. Inscindibile dal resto dello spettacolo, ne rappresenta un testo complementare: musica disco nella festa e durante il corteggiamento, riproduzione acustica di fenomeni naturali nella presentazione del personaggio, la colonna sonora del Bambi disneyano durante il diluvio nella foresta ad accompagnare Gilgamesh nella foresta dei cedri, Happy Birthday e Merry Christmas nella vorticosa discesa finale. Idea registica ricca e varia, ma nel complesso paratattica e disomogenea. Già matura la professionalità degli attori, come gruppo e come singoli.

Sbagli

Liberamente tratto da Les Justes di Albert Camus
Creazione artistica a cura di Mauro Santopietro
Interpreti Ali Bhatti, Simona Congi, Marielle Rosales Patente, Maverick Rosales Patente, Aurora Pavesi, Giorgia Benjamin SalibGilgamesh

Liberamente tratto da Gilgamesh (nella traduzione di Stephen Mitchell)
Regia Munotida Chinyanga, Simone Giustinelli
Interpreti Jessica Victoria Bourne, Joshua Jaz Impey, Kenichiro Nakajima, Barbara Ramos Teixeira, Adeeb Abdul Razak, Justyna Zukovska
Regista assistente Laura Singleton
Direttore di scena Sophie White
Realizzazione costumi Kinga Pietraszek
Production Manager Sonia Valente
In collaborazione con Middlesex University of London Theatre Arts Department

Roma, Teatro India, all’interno di Dominio Pubblico
3 giugno 2018