ILENA AMBROSIO | Un festival per tutti e diffuso nella città; una festa dei diversi linguaggi dell’arte; uno spazio di riflessione su temi socialmente rilevanti; una festa di comunità inclusiva e partecipata; una rete delle migliori esperienze artistiche nazionali e internazionali che si occupano d’infanzia e gioventù.
Questa la carta d’identità di Kids Festival che dal 27 dicembre al 6 gennaio anima la splendida Lecce non solo con un programma di altissimo livello artistico ma anche con il Kids Village al Convento dei Teatini – serie di laboratori ed esperienze artistiche per bambini tenuti (gratuitamente) dalle compagnie; con i racconti di storie sulle vecchie locomotive del Museo Ferroviario o con la – nobilissima – Operazione Robin Hood con la quale gli spettatori possono lasciare un biglietto sospeso a chi non può acquistarlo.

Insomma Lecce è in questo periodo un vero Paese delle Meraviglie o dei Balocchi – ma per bambini buoni – che offre la possibilità, però, anche agli adulti di assaporare il gusto di un’arte ben lontana dall’essere semplice intrattenimento ludico per piccoli.
Ne abbiamo avuto la conferma con uno dei primi lavori visti: Imagine Toi di Julien Cotterau, andato in scena per la prima volta nel 2006 per poi fare il giro del mondo ed essere ancora un successo.

imagine-toi-juliencottereau1Sul lieve suono di gocce di pioggia entra in scena questo personaggio strambo: un misto di Buster Keaton, Charlie Chaplin, un Pierrot Lunaire e un nostrano Pinocchio troppo cresciuto per gli abiti che indossa. Accorgendosi del pubblico che lo osserva inizia a spazzare, a lucidare vetri. Con cosa? Con nulla. L’ampio palcoscenico de Teatro Apollo è totalmente vuoto, e vuoto resterà perché tutto ciò di cui ci sarà bisogno Cotterau lo tirerà fuori da sé: dai movimenti precisissimi del suo corpo, dai suoni – perché la sfumatura negativa di “rumore” rende inadatto il termine – prodotti – inspiegabilmente per noi comuni parlatori – dalla sua bocca, dalle mani battute sul corpo o sulla gola.
Un riff di poche note stile western è il segnale che qualcosa di nuovo “arriva” in scena; Julien spalanca lo guardo e inizia a masticare e fare super bolle con un chewing gum, a giocare con una pallina rimbalzante, con una corda; arriva un cagnolino, poi un cagnone, poi una bestia ruggente che, in un ralentin da action movie – sembra davvero di vedere la scena di un film! – lui uccide con un bazuca.
Nessun effetto speciale: anche le belle luci realizzate da Idalio Guerriero restano finemente semplici e discrete.

Oggetti e personaggi immaginari diventano quanto mai concreti grazie alla straordinaria capacità di Cotterau di accogliere in sé la lunga tradizione di clownerie e mimica – le figure dei giullari medioevali, l’Arlecchino della commedia dell’arte, la farsa popolare fino ai mimi del primo cinema muto – integrandola con tecnica rumoristica di precisione minuziosa eppure restituita in modo naïf – nell’accezione più positiva del termine – e aiutata magistralmente dal tecnico del suono Morgan Marchand.
Ma la concretezza la ottiene anche e soprattutto perché quegli oggetti escono fuori dalla scena, rimbalzando tra gli spettatori che, “scelti” da un faro, sono coinvolti dall’interprete, portati sul palco, “addestrati” a replicare i suoi gesti per diventare, anche loro, protagonisti degli sketch dello spettacolo: partite di calcio, shooting fotografici e sfilate, uccisioni di mostri e salvataggi di donzelle in pericolo.
Impressionante la capacità dei bambini di adeguarsi al gioco – per un attimo abbiamo pensato che avessero fatto delle prove –, ma anche gli adulti non sono stati da meno.

E sta proprio qui la magia – perché propriamente di magia si stratta – di questo spettacolo: Cotterau porta in scena il proprio mondo immaginario senza alcuna autoreferenzialità; ci trascina dentro con lui, ci invita a prenderne parte e, per quell’ora e venti che diventa brevissima, ci fa stare in un luogo che è pura fantasia. Alimenta quella già vivida dei bambini e, inaspettatemente, risveglia quella sopita di noi adulti.
Alla fine ci invita, tutti, a battere con un dito sul palmo della mano: gocce di pioggia che lo rigenerano dalla fatica. Il suo sguardo di gratitudine è un dono di tenerezza incorniciato dal cuore di luce che prende forma sul fondale.

Tonio De Nitto ci aveva anticipato che hanno impiegato tre anni per riuscire ad avere questo geniale artista al Kids Festival. Ne è valsa la fatica. Per la semplice eppure indicibile – è il caso di dire – bellezza dello spettacolo, per il sorriso persistente che lascia al cuore ma anche perché condensa in sé l’atmosfera di poetica levità, partecipazione e condivisione che questo festival è capace di creare.

 

IMAGINE TOIIMMAGINA!

di e con Julien Cottereau
allestimento Erwan Daouphars
collaborazione artistica Fane Desrues
luci Idalio Guerriero
tecnico del suono Morgan Marchand
costumi Renato Bianchi
distribuzione Quartiere Libre