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Disegno di Renzo Francabandera

ANTONIO CRETELLA | All’interno di Palazzo Madama c’è un affresco del pittore ottocentesco Cesare Maccari che rievoca uno dei momenti cruciali della storia di Roma: la denuncia in Senato da parte di Cicerone della presunta congiura ordita da Catilina. In accordo con il resoconto della vicenda che ne danno Sallustio e Cicerone stesso, Catilina compare nell’affresco ben riconoscibile, da solo in un angolo, con le braccia tese e le mani adunche come se le dita volessero afferrare qualcosa di immateriale e invisibile: il potere. Dal lato opposto, Cicerone appare nell’atto di pronunciare il famoso incipit della sua orazione accusatoria: «Fino a che punto, Catilina, intendi abusare della nostra pazienza?».
Ecco, Luca Morisi, l’eminenza rossa dietro la macchina propagandistica della Lega, potremmo immaginarcelo proprio così, con le mani adunche sulla tastiera mentre abusa della nostra pazienza cercando di spingere la narrazione sovranista su posizioni esplicitamente eversive, testando, in ossequio al teorema della rana bollita, il grado di assuefazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni a una comunicazione politica via via più violenta e minacciosa. La foto del Ministro con il mitra e, ciò che è peggio, accompagnata dalla non tanto velata minaccia di essere armati e combattivi, pubblicata non sul profilo di quest’ultimo, ma su quello privato di Morisi stesso – evidentemente conscio delle possibili conseguenze del suo atto tanto da preservare almeno per ora il suo mentore e immolare se stesso di fronte alla probabile denuncia di istigazione alla violenza – ha in nuove tutti i caratteri della congiura. Quanto vogliano ancora abusare della nostra pazienza, e quanto ancora verrà loro permesso, è ciò che noi e Morisi, per motivi opposti, vorremmo sapere.