LAURA BEVIONE | Il coro iCanTorini, studenti della sezione musicale della scuola media Calvino di Torino, ha aperto la seconda serata di Interplay, ospitata alla Lavanderia a Vapore di Collegno. I giovani cantanti, invitati dalla direttrice del festival Natalia Casorati per dare un chiaro messaggio di pace e testimoniare della possibile convivenza e condivisione di identità nazionali diverse, hanno eseguito tre brani: il canto ebraico Gam Gam; Jan na erdhi, tratto dalla tradizione albanese; e No Man is an Island, ispirato a una poesia di John Donne.

Un esordio coinvolgente, così come la prima coreografia della serata, Don’t kiss, del coreografo astigiano ma da anni attivo in Danimarca Fabio Liberti, anche interprete insieme a Jernej Bizjak. Due uomini si avvicinano lentamente l’uno all’altro fino a toccarsi le labbra in un bacio che proseguirà, benché messo duramente alla prova, fino alla conclusione della performance.

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Foto Matija Lukicu

La coppia incrocia rapidamente braccia e gambe con movimenti perfettamente sincronici che danno vita a incastri perfetti; cita brevemente il celebre quadro di Magritte infilando le teste in un’unica maglietta; palesa un improvviso disaccordo che rischia di allontanare le labbra l’uno dell’altro per poi riavvicinarsi e ricostruire l’iniziale affinità elettiva.

Un duo arguto ed emozionato, che indaga la natura cangiante delle relazioni sentimentali e mette in discussione quei rapporti tanto simbiotici da annullare quasi l’individualità dei due amanti. Il tutto con calviniana leggerezza e inventiva perizia coreografia.

Sulla difficile costruzione della propria individualità riflette, invece, Greta Francolini nel suo assolo Ritornello, ispirato dall’osservazione del mondo degli adolescenti, sovente abulici, disinteressati o, semplicemente, distratti da un eccesso di stimoli che, paradossalmente, li conduce all’apatia e alla ripetizione di medesimi comportamenti e medesime scelte.

La giovane danzatrice attraversa la scena riproponendo ognora gli stessi movimenti, in una sorta di loop coreografico coerente con la colonna sonora della performance, ovvero The Disintegration Loops, realizzato dal compositore statunitense William Basinski. Una traccia che viene inframmezzata da canzoni pop che, nondimeno, non provocano cambiamenti significativi nella coreografia.

Il volto spento e quasi annoiato, la meccanicità dei movimenti riflettono il ritratto di una realtà incapace di uscire dalla gabbia in cui si è più o meno volontariamente rinchiusa e nella quale, malgrado lievi spezzature e frantumazioni nel ripetersi della coreografia, si crede di raggiungere un pur illusorio equilibrio.

E di illusioni e di realtà del tutto virtuali tratta Forecasting, la performance con cui Giuseppe Chico e Barbara Matijević – anche in scena – esplorano con sarcasmo il mondo del Web e dei Social Networks. La performer interagisce con un computer portatile sul quale appaiono svariati video tratti da Youtube e concernenti le tematiche più diverse, dal cibo al sesso alle operazioni chirurgiche. Filmati di qualità necessariamente amatoriale con i quali Matijević crea una drammaturgia originale, appoggiando e interpolando parti del proprio corpo – un piede, un braccio, una mano – all’immagine.

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Foto  Jelena Remetin

Una performance che agisce sulla bidimensionalità del video interrogandosi implicitamente sulla sopravvivenza di una granitica consapevolezza di ciò che è reale e ciò che, invece, esiste soltanto nella non–realtà del video ma che, prima di tramutarsi in immagine a due dimensioni, è stata a sua volta realtà. Una vertigine della percezione che la coppia Chico-Matijević esemplifica in un susseguirsi di video e di situazioni più o meno ridicoli ovvero paradossali, senza però giungere a una qualche sintesi riflessiva. La performance, così, si rivela più un gioco, certo arguto e tecnicamente ammirabile, che una meditazione realmente approfondita su una tematica assai interessante e attuale. L’autocompiacimento, insomma, prevale sull’ispirazione originaria e sulla necessità di discorrere drammaturgicamente dell’odierna fluidità della realtà, oramai solo apparentemente  fattuale.

Di una realtà assai concreta, ovvero la condizione ancora precaria delle donne nella Corea del Sud, trattano invece le quattro generose e dinamiche danzatrici della compagnia coreana Goblin Party, che ha concluso la serata con il suo Silver Knife.

Due cubi neri quali unici oggetti di scena; danza, canzone e recitazione a declinare una drammaturgia articolata eppure coerente, in cui la tradizione coreana scivola nel linguaggio della danza contemporanea.

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Foto Sanghoonjpg

Le quattro danzatrici/cantanti/attrici alternano scene corali ad assoli accorati e coinvolgenti, tramutandosi ora in streghe – e, d’altronde, il nome della compagnia rimanda a un personaggio fantastico del folklore coreano che ammalia con la propria magia – ora ritornando a essere donne, fragili eppure graniticamente determinate. Danzano con il corpo e con il cuore, riempiendo le proprie azioni in scena di reale necessità e di urgente volontà di espressione. Uno spettacolo che seduce con la sua immediata ma non superficiale inevitabilità, testimoniando ancora una volta dell’universale potenza della danza.

E un’ulteriore prova della schietta comprensibilità del linguaggio della danza è quella fornita dall’entusiasta partecipazione del pubblico che, sabato pomeriggio, per scelta o per caso, si è trovato nella centralissima piazza Vittorio veneto per assistere ai cosiddetti Blitz metropolitani.

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Foto German Anton

Sotto una fastidiosa pioggia “autunnale” si sono esibite per prime le due danzatrici spagnole della compagnia La intrusa: il loro Billie Jean racconta di un incontro/scontro sulle note di una musica molto ritmica. Una performance energica e divertita, spavalda e gioiosa, che regala buonumore, così come l’assolo di un altro spagnolo, Chey Jurado. Il suo Agua è un pezzo coreografico flessibile, capace di inserire al suo interno quanto avviene sulla piazza, per esempio l’“intrusione” di un piccione, e vitale, fondato sulle doti acrobatiche ed espressive del performer, agile e divertito, concentrato e coinvolgente.

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Foto Antonio Ovejero

Più didascalico l’assolo coreografato da Stellario Di Blasi e danzato da Danilo Smedile: ispirato alla figura di Caronte, il pezzo conquista maggiore efficacia allorché rinuncia al didascalismo della prima parte – quel remo variamente movimentato che esplicitamente rimanda al ruolo del traghettatore delle anime infernali – e si lascia andare a una certa, pur tecnicamente rigorosa, libertà espressiva, che le doti del performer amplificano e valorizzano.

E un talento reale mostrano di possedere anche le giovani danzatrici della torinese Nuova Officina della Danza: una performance corale, articolata e costruita in esaltante crescendo, che regala emozioni reali grazie anche alla schietta e fresca professionalità dell’ensemble.

DON’T KISS

coreografia Fabio Liberti
musica originale Per-Henrik Mäenpää
interpreti Jernej Bizjak, Fabio Liberti
produzione Compagnia Zavod 0.1, Institute 0.1

 

RITORNELLO

di e con Greta Francolini
produzione Cab 008; con il sostegno di Ministero dei Beni, Attività Culturali e Turismo e della Regione Toscana; con il supporto di CapoTrave / Kilowatt; Marche Teatro / Villa Nappi Residenze; Armunia Residenza Creativa; Vera Stasi; Teatrino dei Fondi San Miniato

 

FORECASTING

coreografia Giuseppe Chico, Barbara Matijević
interprete Barbara Matijević
produzione 1er Stratagème and De facto – Dantès Pigeard / manager & Marion Gauvent / distribution; in coproduzione con Kaaitheater (Bruxelles), UOVO (Milan); con il sostegno di DRAC Ile-de-France, Association Beaumarchais-SACD, Institut Français in Zagreb, Croatian Ministry of Culture, City of Zagreb, PACT Zollverein-Essen

 

SILVER KNIFE

coreografia Jin ho LIM, Kyung min JI
co-creazione / interpreti Sung eun LIM, Kyung gu LEE, Hyun min AHN, Yeon joo LEE
design Luci Seung ho LEE
dramaturg Harim LEE
musiche Remi Klemensiewicz
produzione Goblin Party, con il supporto di Seoul Section of the Int’l Dance Council CID-UNESCO, Arts Council Korea

 

BILLIE JEAN

direzione e coreografie Virginia García, Damián Muñoz
creazione e interpretazione Agnès Sales, Gisela Roset
musiche Clara Peya, Pau Brugada
costumi La Intrusa
produttore e manager Nuria Canela

 

AGUA

di e con Chey Jurado
musiche originali Diego Garrido
promozione Bernabé Rubio – Rotativa Performing Arts 

 

CARONTE | AD ASTRATTI FURORI

coreografia Stellario Di Blasi
interprete Danilo Smedile
produzione Stellario Di Blasi, in collaborazione con Giovani Artisti per Dante ’18 – Ravenna Festival 

 

WHERE WE CANNOT REMAIN STANDING

coreografia Sarah Wong
interpreti Sara Angelucci, Rosella Amadori, Noa Kaminer, Lucia Moretti, Giorgia Scisciola, Federica Siani, Sarah Wong
produzione NOD – Nuova Officina della Danza

 

Lavanderia a vapore, Collegno (Torino), 23 maggio 2019

Piazza Vittorio Veneto, Torino, 25 maggio 2019