ROBERTA RESMINI | In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare (Henri Laborit)

Ci sono festival che sono profondamente legati al territorio e che permettono di svelare la bellezza di angoli inesplorati del nostro Paese. Basta percorrere poco meno di un’ora di strada dalla chiassosa Milano per trovarsi di fronte a paesaggi collinari di strabiliante bellezza, dove l’immersione nella natura diventa una necessità. Siamo a Sirtori, piccolo comune della provincia di Lecco, che sorge sulle colline del Meratese, più precisamente a Villa Besana, un luogo magico che fa da cornice al primo degli appuntamenti in cartellone per il festival L’Ultima Luna d’Estate, ormai giunto alla ventiduesima edizione, organizzato da Teatro Invito in programma dal 29 agosto all’8 settembre in alcuni comuni delle province di Lecco e Monza-Brianza.

Brianza

Qualche minuto di attesa per via dell’imprevisto afflusso di persone senza prenotazione (sono quasi 400 gli spettatori giunti da tutta la regione per assistere alla serata) permette di assaporare tutta la bellezza del posto: il grande parco, il cortile, il portico di una tra le più belle ville della zona. Poi, finalmente, si spengono le luci e d’istinto si guarda verso l’alto, per apprezzare un cielo pieno di stelle (noi a Milano ce lo scordiamo un cielo così!). Una civetta ci dà il suo benvenuto e lo spettacolo ha inizio.

Da questa parte del mare è tratto dall’omonimo libro di Gianmaria Testa: il racconto dei pensieri, delle storie, delle situazioni che hanno contribuito a dar vita a ognuna delle canzoni contenute nell’album. È il racconto dei grandi movimenti dei popoli di questi anni, ma è anche il racconto delle radici e della loro importanza.
A portare in scena questo libro è l’amico che ha condiviso il palcoscenico con Gianmaria e, con esso, una visione del mondo commossa e sincera, l’attore e scrittore Giuseppe Cederna, sotto la regia di Giorgio Gallione che è riuscito a trasferire tutta la musica e la poesia delle parole di Gianmaria.
Lo spettacolo alterna la narrazione di Cederna, che incarna le storie raccontate attraverso una recitazione affettuosa e graffiante, lacerante e tenerissima, all’eco delle canzoni di Gianmaria Testa, con la sua voce sempre profonda e inconfondibile, in un dialogo fitto ed emozionate.

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Da questa parte del mare c’è l’Europa, ci siamo noi, i salvati; dall’altra parte c’è l’Africa, ci sono loro, gli esiliati. Sul punto di scontro c’è Lampedusa, approdo e insieme cimitero, luogo dove disperazione e speranza si incontrano. A seconda del lato da cui si guarda la Porta d’Europa, opera dell’artista Mimmo Paladino e situata a Punta Maluk, il lembo più meridionale d’Europa, si vede la terra, la salvezza, oppure il mare, l’incertezza, la speranza.
Da questa parte c’è la storia di tanti di noi che facciamo la spola tra le isole del Mediterraneo alla ricerca della spiaggia più bella e del panorama mozzafiato, con un documento in tasca e una casa in cui ritornare al termine della vacanza. Da questa parte c’è la storia di Cederna che incontra, sui traghetti, famiglie di profughi che vorrebbe avvicinare e che, in alcuni casi, approccia, in un tentativo di coglierne l’essenza e dallo scambio con i quali esce profondamente cambiato. C’è la storia di Testa, della sua terra, di un matrimonio di quando era bambino, della malinconia della madre al ricordo dell’esilio vissuto anche dai nostri avi all’inizio del secolo scorso, costretti a emigrare alla ricerca di una vita migliore.
Da quella parte c’è il racconto di uomini e donne, profughi, esiliati dalle loro terre e respinti dalle loro case perché luoghi non sicuri. C’è il racconto di destini che si incontrano, come quello di un uomo e di una donna, due sconosciuti, che incrociano i loro sguardi su un barcone che raggiunge Lampedusa e che si danno forza durante la traversata. C’è la storia di un ragazzo che in Italia riesce a coronare il sogno di diventare calciatore del Perugia, così come di una prostituta che riceve il calore di un uomo che, vedendola infreddolita, l’accoglie sulla sua automobile e gira senza meta per permetterle di riscaldarsi, prima di accompagnarla alla stazione. Ma ci sono anche le storie di tutti coloro che sono affondati nel Mediterraneo con le braccia levate a lanciare un ultimo SOS, in quel lembo di mare che separa la costa africana da quella europea.

cedernaÈ uno spettacolo intenso e graffiante, la cui forza sta nella sua essenzialità: gli elementi scenografici, a cura di Lorenza Gioberti, prevedono una tenda semi-trasparente, alcuni sassi, un cerchio di terra che abbraccia simbolicamente il Mediterraneo con al centro un sasso a indicare Lampedusa, una barca con carta di giornale, tre sedie che Cederna sposta in base alle esigenze narrative, petali gettati sopra i sassi del cimitero.
Cederna al centro della scena è elegante nel suo gilet e nei pantaloni grigi, una camicia e un cappotto e cravatta per accennare a diverse situazioni. Le luci, a cura di Andrea Violato, gialle, calde e rassicuranti, oppure rosse o blu, insieme alla musica fanno il resto.
L’attore in tutto questo è una voce, una testa, un cuore, che, con coraggio, ci offre la possibilità di rileggere tutto quello che sappiamo delle migrazioni dal punto di vista di quelli che sono “dall’altra parte del mare”.
A chiudere la serata una commovente poesia di Gianmaria Testa, La Bellezza esiste, che sembra per certi aspetti scritta pensando al luogo incantevole in cui ci troviamo. La civetta dà il suo saluto da uno degli alberi del parco, si riaccendono le luci. È il momento degli applausi. Meritatissimi.

DA QUESTA PARTE DEL MARE
da Gianmaria Testa

con Giuseppe Cederna
regia di Giorgio Gallione
elementi scenografici di Lorenza Gioberti
luci di Andrea Violato
produzione Fuorivia/Teatro Stabile di Torino

L’ULTIMA LUNA D’ESTATE
29 agosto – 8 settembre
Direzione artistica Luca Radaelli
Qui il programma completo