REDAZIONE | L’anno in corso è diverso, il 2020 ci ha sorpreso, spaventato, stravolto come non avveniva dalla metà del secolo scorso. Un fatto contagioso ha avvolto tutto il globo, e per una volta è il caso di dire a 360°. Il settore della cultura e delle arti dal vivo in particolare è stato bloccato, le luci delle ribalte e dei set si sono spente per quattro mesi, ecco perché l’edizione 2020 del Premio Rete Critica si intitola 9 e ¾: è il decimo compleanno di questa bella e vitale iniziativa ma quest’anno – da marzo a giugno – i teatri sono stati chiusi e abbiamo così perso un quadrimestre di spettacoli.
Il comitato organizzativo di Rete Critica, che riunisce le più significative testate di critica teatrale on line, ha quindi scelto di raccogliere segnalazioni sulle iniziative teatrali nate durante il lockdown e su quelle realizzate con la ripartenza: progetti di resistenza e rilancio in un’unica grande categoria dedicata all’interpretazione del cambiamento, e in emergenza e in proiezione verso il futuro. Nella finale di Padova in dicembre, ospitata dal Teatro Stabile del Veneto, saranno presentati i dieci progetti più votati (qui il regolamento). C’è anche un senso simbolico nel titolo di quest’anno: il binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross nei libri di J.K. Rowling è il binario che porta in un’altra dimensione: quella dell’immaginazione.
La prima fase delle votazioni ha fatto emergere una pulsante mappatura di iniziative: un panorama variegato ed eterogeneo che testimonia vitalità e creatività, qui troverete i promossi alla fase 2.
Di seguito elenchiamo le segnalazioni inviate da PAC:
Gli Scarti/Teatro degli Impavidi | Match – confronto spettacolo tra attori, generazioni e poetiche
per aver realizzato un’iniziativa pubblica omaggiando un intellettuale brillante come Alberto Arbasino interpretando il suo spirito provocatorio e acuto con incontri/scontri vivaci e finalmente dal vivo, smuovendo questioni cardine del teatro italiano in modo dinamico e mettendo in confronto dialettico posizioni contrapposte.
per aver saputo esplorare spazi, arredi e costrizioni di una casa facendo del corpo danzante uno strumento di indagine non solo dei luoghi domestici ma di se stesso.
Giorgina Pi |Tiresias
Attingendo al linguaggio raffinato ma graffiante, letterario ma pop di Kate Tempest (il poema Hold Your Own), Giorgina Pi affida ad un eclettico Gabriele Portoghese un monologo in musica dove mito e attualità confluiscono per dare voce alle angosce più ambigue, fragili e comuni degli esseri umani: rabbia giovanile, ricerca identitaria e sessuale, ribellione e paura accompagnano il rapper/indovino verso quella cecità profetica che è la più alta delle sapienze e, al contempo, si consegnano al pubblico come temi chiave di un lavoro attraversato da una forte originalità espressiva.
per aver creato brevissimi e surreali frame ispirati a Beckett, con attori artificiali, che hanno saputo trovare una via poetica nell’abusato mezzo video, una strada discreta e squisitamente artistica per dare un senso ai giorni di blocco da molti subiti e da pochi sfruttati per riempirli con la fantasia e con cura amorevole e ironica, cifre tipiche della compagnia.
per aver inventato un modo che fa viaggiare insieme spettatori e attori, attori/guide del tempo in maschera e colori che portano il suono di una storia dal sapore agonistico e leggendario, pedalando per le città, in volata verso un teatro nuovo.
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