LAURA BEVIONE | Mentre a Venezia andavano in scena gli ultimi spettacoli del cartellone dell’edizione tutta italiana della Biennale, a Torino era possibile assistere a due dei lavori proposti qualche giorno prima in Laguna. La limitata capienza delle sale dell’Arsenale e lo spostamento di date della rassegna hanno avuto quale conseguenza un’inevitabile riduzione degli spettatori, tuttavia le repliche programmate in varie città italiane di molti degli spettacoli in cartellone stanno assicurando agli stessi un’esistenza meno effimera.
È il caso di Niente di me, testo del norvegese Arne Ligre messo in scena da Jacopo Gassmann, e di Untold, del collettivo romano UnterWasser, visti dalla vostra cronista teatrale la scorsa fine settimana nel capoluogo piemontese.
Entrambi gli spettacoli, poi, hanno segnato la riapertura di due sale cittadine chiuse dalla prima settimana di marzo, rispettivamente AstraOfficine Caos, con un carico non lieve di apprensione – dovuta alla necessità di rispettare i protocolli di sicurezza –  e di emozione per un nuovo, atteso inizio.

Cominciamo con l’allestimento del più giovane dei figli di Vittorio Gassmann che ha scelto, tradotto e allestito un dramma asciutto e implacabile, una scientifica dissezione delle dinamiche di coppia – ma pure familiari – operata con bisturi preciso e non giudicante. Un’essenzialità che riesce a cogliere il cuore sanguinante delle azioni che compiamo quando pensiamo di amare e che si traduce in una scenografia minima (cinque parallelepipedi neri all’interno di uno spazio altrimenti spoglio) e in una recitazione misurata, anche nei frangenti potenzialmente a maggior tasso di pathos, coerentemente con la particolare scrittura di Ligre che sovente alterna la prima alla terza persona.

Protagonisti di Niente di me sono una donna (Sara Bertelà) che ha deciso di abbandonare il marito, che non ama più, e il figlio per vivere una storia che sa a termine con un uomo più giovane (Giuseppe Sartori). La sintonia e l’intimità fra i due non sono scosse dai tentativi di minare la loro precaria felicità compiuti dai loro familiari: la madre di lui e quella di lei, l’ex marito e il figlio, tutti interpretati da Michele Di Mauro.
Lo svolgersi del dramma rivela una tragedia immane nel passato di lei, un conflittuale rapporto con la madre da parte di lui ma anche la consapevolezza della transitorietà di qualsivoglia estasi e dell’impossibilità di un avvenire insieme.
I dialoghi fra i due appaiono quasi monologhi intrecciati, pronunciati da luoghi e in tempi asincronici: due fantasmi che cercano invano di ristabilire un contatto – ecco, allora, le fuggitive prolessi, il parlare di sé stessi in terza persona…

Il drammaturgo norvegese, poco più che cinquantenne, rinnova dunque le bergmaniane Scene da un matrimonio, non soltanto complicandole con tematiche attuali – l’eutanasia – ma immergendole in un’atmosfera che programmaticamente rifugge ogni realismo a favore di una fredda e sospesa surrealtà che, sottraendo corporalità ai personaggi, ne fa anime scabrosamente nude.
Ecco, allora, che la messa in scena di un tale testo non può che tradursi in uno spettacolo teso e netto, focalizzato sugli interpreti – a tratti a un microfono, sempre distanziati e distanti – cui è affidato il compito di restituire quello scavo nel profondo dell’animo voluto dall’autore. Onere di cui i tre interpreti si fanno generosamente ed efficacemente carico, restituendoci i ritratti di uomini e donne disperatamente attaccati a un amore che sanno benissimo non li potrà salvare.

Uno spettacolo in cui quanto viene sottinteso e non apertamente affermato conta più di quanto rivelato: e su quanto il non detto – Untold – sia determinante nel plasmare le nostre esistenze riflettono Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio, fondatrici e animatrici del gruppo di ricerca teatrale UnterWasser, fondato a Roma nel 2014 e dedito in particolare al teatro visuale e alle sue possibili contaminazioni con l’arte contemporanea.
Tecniche e topoi del teatro d’ombre vengono sfruttati originalmente dalle tre artiste, che agiscono sul palcoscenico di fronte al telo bianco e non dietro di esso, così da non celare nulla e anzi dichiarando esplicitamente tanto l’artificiosità quanto l’artigianalità della messa in scena.

Interni stilizzati e viaggi in treno, passeggiate e gatti irrequieti, spazi quasi labirintici e fantocci in precario equilibrio: le visioni create in scena sono schizzi di sogni, frutto di un dormiveglia eccitato e vibrante che rivela brevemente desideri inespressi e paure soffocate.
Il trio UnterWasser porta sul palcoscenico un rimosso inquieto – e non tanto inquietante – che svela un desiderio di evasione e pienezza non totalmente esaudito e che, nella particolare declinazione del linguaggio del teatro d’ombre coniata dalle artiste, trova intensa espressione.


NIENTE DI ME – UNO STUDIO


di Arne Lygre
traduzione e regia Jacopo Gassmann
luci Gianni Staropoli
interpreti Sara BertelàMichele Di MauroGiuseppe Sartori
produzione TPE – Teatro Piemonte EuropaTeatro Stabile dell’UmbriaCentro Teatrale Bresciano
Teatro Astra, Torino, 25 settembre 2020

UNTOLD

ideazione, creazione, performer Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canto
musiche Posho
luci Matteo Rubagotti
produzione UnterWasser, con il sostegno di Nuovo Teatro delle Commedie, Straligut teatro, Officine Caos-Residenza Arte Transitiva, teatro Biblioteca Quarticciolo, Spin Off, Meridiano zero, Amministrazione Comunale di Castel Giorgio
Officine Caos, Torino, 26 settembre 2020