LAURA BEVIONE | Il festival torinese Play with Food, diretto da Davide Barbato, non ha voluto mancare questa edizione, che segna, fra l’altro, il suo decimo compleanno e, dal 28 settembre al 4 ottobre, sotto il titolo Il cuore nello stomaco, ha offerto un variegato cartellone, con performance dal vivo, un convegno – dedicato al teatro d’appartamento – la consueta cinecolazione e una masterclass tenuta dal Teatro delle Ariette.
Fra i vari appuntamenti, però, la direzione artistica ha voluto inserire una performance online, così da testare «le possibilità offerte dai mezzi di comunicazione via web alla performance relazionale e interattiva e al concetto di convivialità». Un tentativo, anche, di valutare la possibile adozione creativa di quelle modalità spettacolari d’emergenza fiorite nel corso del lockdown.
È nata così Questo non è un tavolo, performance interattiva realizzata sulla piattaforma Zoom e destinata a non più di venti spettatori, comodamente a casa, magari con un bicchiere di vino e qualcosa da spiluccare. Frutto della collaborazione fra Davide Barbato e Chiara Vallini, il lavoro è condotto con sicura affabilità dall’attrice e autrice torinese, che ci accoglie in quella che si rivelerà una surreale riunione di condominio, condita di mistero e sottile inquietudine.


Un qualche evento di incerta natura – gli alieni, o chissà… – ha costretto noi tutti, temporaneamente abitanti dello stesso condominio, a rimanere chiusi in casa: la figlia adolescente dei vicini di pianerottolo di Chiara si è chiusa nella sua camera e non ne vuole sapere di uscire; la coppia che abita a uno dei primi piani deve rivedere le dinamiche della propria convivenza…
L’accadimento improvviso è occasione per pronunciare a voce alte quelle insinuazioni e quei pettegolezzi che, solitamente, venivano sussurrati all’orecchio, magari durante un breve viaggio in ascensore ovvero incontrandosi nell’androne. Vallini, seduta a un tavolo apparecchiato e con un calice accanto a sé, ci rende complici di illazioni e sospetti su quelli che, per un’oretta, sono anche i nostri condomini e, sfruttando la possibilità offerta da Zoom di “relegare” per qualche minuto alcuni dei partecipanti in una sala d’attesa virtuale, prova a renderci complici nel criticare un presunto comportamento scorretto dei momentaneamente assenti.

Vallini è abile nel ricreare con cortese affabilità quel clima fatto di dicerie e sospetti, malignità e fantasiose ricostruzioni che si respira nei nostri affollati condomini, in cui la vicinanza fisica si traduce spesso in lontananza, se non diffidenza, relazionale.
La facilità con cui accettiamo fragilità e colpe, in entrambi i casi solo presunte, di coloro che ci sono vicini – perché abitano sul nostro pianerottolo o stanno partecipando con noi a una performance online – è la realtà sulla quale Chiara Vallini sul farci sostare e riflettere, senza moralismi né retorica bensì con sguardo surreale e sbalordito. Una performance interattiva che rivela, così, come lockdown – reali o di fantasia, causati da pandemie o dall’invasione dei marziani – non funzionino che come fenomenali  lenti d’ingrandimento sull’incapacità dell’uomo di approcciarsi senza preconcetti ai propri simili, e di fidarsi…

Foto di Francesco Cipriani

E la fiducia è fondamentale per fruire con piena consapevolezza e piacere della Poetic Dinner preparata per dieci-quindici spettatori da Claudia Guarducci e Patrizia Menichelli negli spazi torinesi di Casa Fools. Si tratta di una “performance sensoriale” ispirata alla mirabile esistenza di Amalia Moretti Foggia, medico pediatra e scrittrice, titolare di due rubriche sulla Domenica del Corriere: nella prima, Il parere del medico, offriva consigli di igiene e salute firmandosi come Dottor Amal; nell’altra, Tra i fornelli, vestiva i panni di Petronilla e suggeriva piatti sani e nutrienti pur con la scarsità di ingredienti dovuta all’autarchia.
Le due attrici conducono gli spettatori-.ospiti in un viaggio nel tempo, alla ricerca di suoni, odori, sensazioni che appartengono all’infanzia o, forse, a una sorta di atavica memoria. Un telo bianco inumidito per «lavare via la paura» e poi si viene accompagnati in una sala da pranzo avvolta nella semi-oscurità e pervasa da profumi forti e persistenti eppure delicati e ritempranti.
I tavolini, da due, sono occupati da tovaglie ricamate e portacandela di ceramica, piattini e piccoli pacchettini che, scopriremo, contengono un piccolo oggetto e un biscottino. Poi c’è una lettera e qualche immagine color seppia, le posate trattenute da un nastro e il calice per il brindisi.
Sorridenti e pacate, le due performer servono gli spettatori-ospiti e li invitano a conoscere meglio Amalia, leggendone le risposte alle numerose lettere ricevute alla Domenica del Corriere e ricostruendone per lampi l’esistenza, spesa all’insegna della ricerca di un linguaggio nuovo per raccontare la realtà, così da poterne restituire la negletta autenticità.
E, per aiutarci a ricalibrare il nostro sguardo e, soprattutto, a prestare maggiore attenzione a tutti i nostri cinque sensi, nella parte finale della performance, il pubblico è invitato a bendarsi e, lasciandosi guidare dalle performer, a gustare il dessert e a brindare nuovamente con un bicchiere di moscato. Mentre assaporiamo la crème caramel, siamo cullati da suoni che compongono una colonna sonare conosciuta e rassicurante: i piatti e le posate spostate, i passi lievi ma rapidi di chi è impegnato nei lavori domestici. Suoni che rimandano a un’efficiente ma quieta laboriosità, a una domesticità rassicurante e nondimeno colma di nostalgia, a un passato che forse non abbiamo conosciuto e che, nondimeno, avvertiamo come familiare.

La Poetic Dinner non soltanto fa conoscere un personaggio significativo per il percorso verso il benessere del nostro paese ma, attraverso le sue prescrizioni e i suoi consigli – a una ragazza malata di malinconia consiglia certo rimedi farmacologici ma pure di preparare ogni domenica le frittelle di mele con le amiche – sollecita a prestare maggiore attenzione al proprio corpo, alle sue reazioni ed emozioni, sintomi veraci di ciò che è bene e di ciò che, al contrario, nuoce al nostro fisico e, soprattutto, alla nostra anima.

Nutrimento del corpo e dello spirito , insomma, vanno sempre a braccetto, come testimonia pure la lecture portata sul palcoscenico del teatro Colosseo di Torino da Gabriele Vacis, coadiuvato da Roberto Tarasco.L a loro Meditazione sul cibo si fonda su un noto racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette: una vera e propria parabola contemporanea sulla funzione dell’artista e sulle vite non vissute, sui malintesi che possono cambiare le esistenze e sugli attimi di paradisiaca pace che le possono far risplendere.

Accomodato a un tavolino, alle spalle il sipario rosso che, alla fine, viene sollevato così da rivelare la vasta platea vuota del teatro – il pubblico è seduto anch’esso in palcoscenico – Vacis alterna lettura e sintesi di quanto avviene, commento sulle scelte dei personaggi e considerazioni sulla nostra contemporaneità.
Il regista torinese riesca tanto a evidenziare l’arguta conoscenza dell’animo umano della scrittrice danese quanto a rintracciare riflessi di episodi e meditazioni nel nostro contraddittorio presente: fame ed eccesso di cibo, morigeratezza e spreco, generosità e avidità ma, anche, troppo diffusa incapacità di riconoscere il talento dell’artista e di comprendere il bene che egli è in grado di donare agli altri uomini.
Ecco allora che l’opera d’arte di Babette, il meraviglioso pranzo attraverso il quale la donna dà finalmente libera espressione alla propria soffocata creatività, diviene metafora dei troppi manufatti artistici – spettacoli, concerti, balletti… – che l’attuale crisi minaccia di sottrarre per sempre a un’umanità che, allora sì, rischierà di morire, ma di inedia, di mancato nutrimento del suo pensiero e del suo cuore.

QUESTO NON È UN TAVOLO

drammaturgia e interpretazione Chiara Vallini
regia Chiara Vallini, Davide Barbato
suoni e musica Fabio Viana, Fulvio Montano
produzione Play with Food, Neo-Teatro e Arti performative

Torino, 30 settembre 2020 (online)

POETIC DINNER
Amalia, ricette senza ingredienti

di e con Claudia Guarducci, Patrizia Menichelli
smell designer Giovanna Pezzullo
progetto grafico e foto Francesco Cipriani
produzione Guarducci/Menichelli

Torino, Casa Fools, 3 ottobre 2020

MEDITAZIONE SUL CIBO
lecture di e con Gabriele Vacis

scenofonie Roberto Tarasco
produzione Nidodiragno

Torino, Teatro Colosseo, 4 ottobre 2020