ESTER FORMATO | Molte drammaturgie sono incentrate sul ricordo, su una ricostruzione degli affetti che rievoca la presenza dell’altro. Il ricordo diviene, per così dire, una nuova possibilità di auto-narrazione, e dunque, attraverso la pratica drammatica è possibiile riscrivere la propria esistenza, smontarla e rimontarla fino a raccontarsi una storia diversa; non cambiare il proprio passato, ma fargli acquisire un senso altro. Del resto, non è il teatro stesso la rielaborazione di vite individuali e collettive?

È il caso questo anche di Anatomia comparata, spettacolo scritto e diretto da Nicola Russo con Elena Russo Arman e Marit Nissen. La storia ha uno svolgimento molto semplice e lineare: istanti di silenzio introducono lo spettatore nella quotidianità domestica di una cinquantenne nel giorno del suo compleanno, indaffarata a ordinare quello che è presumibilmente un patio a tre entrate. I suoi movimenti sono ordinati, lucidi, rilassati e il suo andirivieni resta inalterato anche quando da una delle tre porte compare un’altra donna che le si sofferma dinanzi.
Eppure, questo è un giorno particolare, il giorno in cui l’una diviene coetanea dell’altra e per Elena (Elena Russo Arman) la presenza dell’amata Diane (Marit Nissen) non è probabilmente una malinconica manifestazione occasionale ma una visita interiore con la quale ha fatto i conti per tutta la vita. Una visita che le porta odori, profumi e sapori di un vago inizio. Quando e come si sono incontrate? In quale punto del parco? E chi era quello che ha scattato loro una foto (che probabilmente non hanno mai visto)? Cos’hanno pensato l’una dell’altra? I loro corpi erano (e sono) così diversi; l’una ancora troppo giovane, l’altra precocemente vicina alla morte, ma che ha vissuto intensamente e liberamente i suoi amori.

Ora sono in pari con l’età, impossibilmente coetanee, si sfiorano, si seducono, parlano, si guardano. Una è viva, una è morta ma poco importa; la regia non lo sottolinea più di tanto. Anzi, il loro dialogo riparte da presupposti banali, gesti canonici, ricordi apparentemente superflui rispetto al nucleo drammaturgico, sicché la pièce ha un avvio lento, un rodaggio inizialmente cruciale. Tutto lo spettacolo è il riavvolgimento di un nastro, un ripercorrere una comune e lontana vita insieme che le parole e gli anni ormai trascorsi possono nuovamente reinventare, completando parti mancanti e speculari.

Dunque, con questo lento avvio, l’immedesimazione dello spettatore è graduale perché è nella seconda parte che la drammaturgia si rinforza, quando è evidente il punto cruciale di tutta la storia: la festa d’addio di Diane, data nel momento in cui la giovane Elena era troppo lontana per vederla morire; è quel pezzo da rielaborare, da rivivere a distanza di anni, per poter finalmente trasformare un vuoto mai colmato. Attraverso il tempo e la memoria la loro storia è fluida e plasmabile, si presta allo sguardo ora dell’una ora dell’altra, così differenti e complementari, perché sebbene si siano messe in pari con l’età, le loro identiità femminili serbano le loro nature inalterate, così differenti, così dolcemente congiunte.

In questa seconda parte sono maggiormente evidenti i pregi del lavoro di Nicola Russo; la pièce si tramuta man mano in una climax emotiva, dal ritmo più serrato e dal tono più appassionato, circuendo emotivamente lo spettatore che all’inizio era rimasto – per così dire – sulla soglia. Ma val la pena conoscere sino in fondo queste due donne: (ri)scoprire insieme a loro come e quando si son dette addio: “Non ricordo cosa ci siamo dette l’ultima volta” è quella parte che mancava per la quale era necessario ripercorrere tutta la storia, cominciata da una passeggiata che dentro di loro non conosce termine.

 

ANATOMIA COMPARATA
(una festa per il mio amore)

testo e regia di Nicola Russo
con Elena Russo Arman e Marit Nissen
scene e costumi Giovanni De Francesco
(costumi realizzati da Edoardo Colandrea)
luci Cristian Zucaro
suono Andrea Cocco
assistente alla regia Isabella Saliceti
immagine carta da parati Alessandra Catella
foto di scena Laila Pozzo
produzione Teatro Elfo Puccini

Teatro Elfo Puccini, Milano | 17 giugno 2021